Genoa, lo scudetto alla qualità del settore giovanile

La squadra di lavoro di Sbravati è un modello ormai consolidati. E Bignone lancia il femminile

Sbravati Genoa
Michele Sbravati (al centro) al Museo del Genoa: a destra Luca De Prà e Luca Chiappino (Foto Pianetagenoa1893.net)

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Il calcio giovanile si ferma. Mercoledì la FIGC ha decretato lo stop di quindici campionati nazionali, avallando l’esplicita richiesta del Settore Giovanile e Scolastico. Niente più calcio, almeno fino a settembre, tra le leve sottostanti la Primavera: quest’ultima categoria (assieme ai dilettanti, Juniores ed Eccellenza femminile) rischia, invece, di scendere in campo nelle prossime settimane. Sarebbe folle esporre al rischio contagio ogni componente dell’universo giovanile, composto non solo dagli atleti ma anche da arbitri, staff tecnico-riabilitativo, dirigenti, accompagnatori, famigliari e addetti ai lavori vari, tra chi prepara i campi, gli spogliatoi, le trasferte.

Il calcio deve fermarsi in blocco, come se la pandemia fosse l’anno zero. Fermarsi, prendere la rincorsa e ripartire di slancio rispettando, medio tempore, le disposioni sanitarie e soffiando nella vela delle riforme. É necessaria una trasversale restaurazione del pallone, dalla Serie A ai dilettanti, maschile e femminile. Il calcio, traino dello sport nazionale, non può seguitare negli errori del passato: l’attuale congiuntura storica – per chi non ne è coinvolto – offre l’occasione d’intraprendere con coraggio e ambizione un New Deal del XXI secolo.

La crisi scatenata dal coronavirus eroderà lo sport di base perché genererà una contrazione dei piccoli sponsor che alimentano le piccole società locali. Sopravviveranno i trapezzisti dei bilanci, coloro che da anni impegnano soldi di tasca propria pur di tenere in vita una scuola calcio o un club di paese, di contrada, di quartiere. Il settore giovanile del Genoa, guidato magistralmente da Michele Sbravati, pesca in simili realtà, prevalentemente liguri: Pietro Pellegri, ad esempio, giocava nella Pegliese. E i risultati sono concreti: le Under, dalla 14 in su, occupano le prime posizioni in classifica e avrebbero fatto grandi cose ai play-off scudetto, con calciatori di prospetto. Ci sarà modo per affrontare tale tema.

Competenza, passione, lavoro di squadra, senso d’appartenenza. Sono solo alcuni degli ingredienti del successo del settore giovanile del Genoa, rinforzato ultimamente da Santo Bignone con la creazione di un movimento femminile in ascesa, animato da calciatrici di qualità che, tra le tante, hanno onorato il recente Viareggio rosa. Prime in tutto, l’Under 15 di Denise Cupini e le Degu Girls, con un’impronta di calcio identitario le ragazze dello Sciamano Francomacaro, sconfitte solo due volte in stagione. Già, in quella promettente stagione interrotta da un essere microscopico che minaccia il mondo e ferma il calcio giovanile.

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