L’epicità del calcio è un metro ad personam. Dipende da chi e su dove viene riposta. Genoa-Lecce, ad esempio, la gara che si giocherà stasera alle ore 19:30, è intesa come la partita della vita per la stragrande maggioranza dei tifosi rossoblù, dimentichi forse della rilevanza che riveste la sfida che li attende appena tre giorni dopo. Miopia da calendario. Il match con i salentini è innegabilmente importante ma non decisivo per la permanenza in Serie A del club di calcio più antico d’Italia; è, altresì, la sfida che in caso di vittoria può conferire nuova linfa emotiva al Grifo, apparso involuto fin dalla ripresa del campionato.
Genoa-Lecce toglie il sonno non solo ai genoani ma anche ai salentini, reduci da una pesante scoppola con la Fiorentina, che si è fermata al terzo gol quando invece poteva dilagare. Non esattamente una novità per la peggior difesa d’Europa: 74 reti al passivo come il Paderborn, che ha chiuso ultimissimo in Bundesliga, ma con una gara ancora da giocare. Un dato statistico che non deve far sogghignare il Genoa, il quale non può nascondere le lacune di una delle più fragili difese del continente calcistico. Un quadretto che fa sentire tutti coinvolti e non esclude nessuno.
Quale sia l’opportunità e l’utilità, ammesso che esista, dei toni epici usati fino alla vigilia – il cinematografico “vivere o morire”, il romanzesco “ora o mai più”, il dantesco “inferno o paradiso” – resta un mistero. Soprattutto riferito a novanta minuti di calcio che saranno presto dimenticati tra tre albe, sovrastati dai nuovi avvenimenti e cancellati da nuovi stimoli. Genoa-Lecce sarà una gara di calcio tra due squadre in emergenza che non si accontenteranno di un pareggio. Niente di più. Girato l’angolo c’è il derby e quella, solo quella, sarà la maledetta partita che darà la sensazione di volare oppure, al contrario, di sprofondare.
