Genoa inferiore a nessuno ma con due criticità tattiche nel modulo e stile di gioco

Grifone ormai conosciuto dagli avversari e senza una vera alternativa al "Gegenpressing"

Blessin Genoa
Le indicazioni preliminari di mister Blessin alla squadra (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Avendo affrontato due terzi delle avversarie, il Genoa può comparare la propria forza con quella delle altre squadre incontrate e guardare al futuro con prudente fiducia. Seppur incompleta in taluni reparti e imperfetta dal punto di vista dell’organizzazione di gioco, la squadra consegnata a Blessin in stagione è stata in svantaggio nel punteggio soltanto per 132′ dei 1080′ complessivi. Frammenti di gare – e mai gare intere – sparsi paradossalmente più in trasferta, terreno di conquista il cui confine è Reggio Calabria, poiché al Ferraris il Grifone ha rincorso appena per cinque giri d’orologio contro il Parma (dalla trasformazione di Mihaila all’ultimo acuto di Hefti), il cui equipaggio era dato tra i principali candidati alla promozione. La morale, peraltro nota: il Genoa in trasferta sa rimontare mentre in casa fa soffrire troppo poco gli avversari. Aguzzare istinti revanscisti o sobillare una sovversione tecnica a fronte di un patologico 12% di svantaggio è un gioco improduttivo.

La mediocrità del campionato di Serie B, imperniato su tanta corsa e altrettanta fisicità, mimetizza talune lacune del Grifone che in un torneo superiore come la Serie A sarebbero ben più visibili: su tutte, l’ormai nota linearità del 4-2-3-1 rossoblù e il connotato irriflessivo del “Gegenpressing” richiesto da Blessin. La prima criticità racchiude, ad esempio, la prevedibilità della giocata iniziale che il Genoa affida ai difensori centrali, tutti destrorsi fatta eccezione per il solo Czyborra, la cui tecnica non ricorda certo quella del libero del calcio che fu per tempi di gioco, pulizia di passaggio e precisione. In ragione di ciò, gli avversari studiano lo sviluppo dal basso del Grifo concedendo il primo tocco a Dragusin senza andare in pressing ma, anzi, coprendo il resto del campo con tutti gli effettivi. In aggiunta, per espressa disposizione tattica le ali non lavorano per creare la sovrapposizione dei terzini i quali, trovando intasata l’ultima porzione di campo, effettuano traversoni da lontano, leggibili.

Più in senso lato, l’altra criticità è il punto debole del Gegenpressing che se non supportato da un’adeguata condizione atletica diventa uno stile irrefrenabile, non conservativo, che contrasta la serenità portata dalla capacità di palleggio. Infatti, per quanto contestabili nel merito, le ammonizioni ravvicinate rimediate nel finale di gara da Strootman e da Frendrup sono figlie della furia e dell’esigenza di correre con impeto a prescindere dall’esito del risultato. Ciononostante, sinora il Genoa riesce a stare in alta quota convivendo con simili difetti che Blessin può correggere nelle ventisei partite residuali che rappresentano un’eternità: contro il Como di Cesc Fabregas, il prossimo avversario che capiterà al Ferraris prima della sosta che per importanza e cadenza di calendario rassomiglia tanto allo scorso Genoa-Modena, servirà aggrapparsi alle certezze e, soprattutto, avere molta pazienza.

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