Genoa, in mille alla riapertura del Signorini: sono crollate le mura di Gerico

Grande afflusso a Multedo, gli ultrà: «Vogliamo tornare in Serie A»

Gilardino Genoa
Mister Alberto Gilardino al Pio-Signorini con i tifosi (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Chiunque sia quel Giosuè che abbia proceduto a impartire l’ordine di abbattimento delle mura di Gerico del Signorini, i tifosi del Genoa gli debbono un sentito ringraziamento. Porte di nuovo aperte al centro sportivo di Pegli, dieci mesi dopo l’ultima volta, ed è subito festa. Con la carica dei mille genoani e la vena pulsante della Gradinata Nord traslocata a Multedo per dare alla squadra di Gilardino un forte segnale di presenza con cori, tamburi, bandiere, fuochi d’artificio e fumogeni. Giosuè, che nel Testo abbatté la fortezza, raggiunse la terra promessa che per i genoani ha una sola connotazione, come hanno fatto capire gli ultrà del Grifo: «D’ora in poi ogni partita sarà una battaglia e sappiamo benissimo che combatterete: avete un Popolo dalla vostra parte. Saremo sempre con voi, in casa e in trasferta. L’unico scopo è venire in Serie A. Vogliamo tornare in Serie A!».

I giocatori hanno ascoltato con attenzione e applaudito i propri tifosi, persino saltellato con loro a fine seduta a ritmo di un coro piuttosto noto onde evitare disdicevoli promiscuità cromatiche. Mister Gilardino ha ricevuto il primo bagno di folla obbedendo al suo modo di fare certamente educato e sobrio, quasi taciturno: ha salutato e replicato al pubblico che lo bramava senza, però, prendere la rincorsa per lanciarsi in una scivolata sotto i gradoni o ritmando olé fuori controllo. C’erano i classe 2004 Calvani, che fisicamente può dare l’impressione di essere uno della prima squadra se non si conoscesse l’età, e Accornero, ala capocannoniere della Primavera, oltre a Boci e Lipani: forze fresche per rimpolpare il gruppo privo di Vogliacco, Ilsanker, Criscito ed Ekuban nel lavoro con la palla. E anche i più giovani hanno colto il senso della tiratina d’orecchie degli ultrà in merito all’esultanza smodata di Benedyczak a Parma rimasta irrisposta dai calciatori rossoblù: chiunque deve rispettare il Genoa e i genoani.

L’allenamento che i mille hanno visto sotto un gradevole sole mite – estivo per Frendrup e Dragusin, gli unici con braghe e maniche corte – può dirsi di tipo organico, finalizzato ad alzare l’intensità attraverso due esercizi lunghi effettuati su campo ridotto. Al Signorini come al Ferraris, di Dragusin ha colpito la potenza e la capacità di travolgere il pressing avversario: entusiasmante quando il difensore romeno per creare superiorità numerica si stacca con il pallone tra i piedi oltre la linea dei centrocampisti, personalità e attitudine da calciatore moderno. Da oggi Gilardino entrerà ancor più nelle specificità della trasferta di Modena: troppo presto per previsioni di rientri (eccezion fatta per Albert Gudmundsson, ieri in permesso) o, ancor peggio, di moduli. Ci sono quattro allenamenti da smarcare prima del trasferimento in Emilia. Intanto le mura di Gerico sono crollate, i tifosi del Genoa ringraziano.

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