Ballardini possiede la capacità di unire i genoani che aveva Scoglio ma anche la concretezza e la compostezza signorile che Bagnoli sfoggiava altresì in campo internazionale. Quest’ultimo, infatti, soleva ripetere che i calciatori sono fatti per giocare, per scendere in campo la domenica e non già per riposare: una linea di pensiero che senz’altro trova concorde anche il tecnico romagnolo, certamente poco avvezzo a seminare facili regali in spogliatoio. Lo ha dimostrato alla vigilia della partita con il Verona, con il provvidenziale chi-va-là recepito con il giusto tempismo dal Genoa, sintomo che la squadra è attenta, lo segue, lo ascolta e lo riconosce come fonte dotata di personalità e autorevolezza: la conseguente prestazione in dieci contro undici, che ha fatto gonfiare il petto all’intero Popolo rossoblù, non è stata certamente casuale.
Pertanto Ballardini, in continuità con il travolgente ruolino di marcia iniziato poco prima di Natale, rifletterà a fondo sull’opportunità di fare delle rotazioni contro l’Inter. Le scelte del mister incideranno sull’economia della partita del Meazza giacché è dimostrato, quantomeno una decina di volte, che il Genoa ha trovato un proprio equilibrio e consolidato un undici di riferimento, infortuni e squalifiche permettendo, che inizia da Perin e termina a Destro-Shomurodov. Perché rivoluzionare la formazione iniziale, e dunque alterare le certezze dell’ultimo periodo, quando la positività e l’entusiasmo dei diciannove punti in dieci match pongono il Grifone in cima alla classifica delle squadre più in forma della Serie A? Non è per niente facile avere la meglio su un gruppo di giocatori in stato di grazia che conoscono il senso di squadra e l’aiuto reciproco, valori ormai non più in vitro dopo l’ottimo quarto d’ora finale contro l’Hellas.
Forte degli undici punti di vantaggio – ancorché non definitivi – sul terzultimo posto presieduto dal Cagliari, il Genoa non ha niente da perdere contro l’Inter capolista e favorita per lo scudetto, anzi deve «nutrire il seme della sorpresa», come lo definì Perin a ottobre, poco dopo aver superato l’ondata devastante del Covid. La buona classifica e l’obbligo della vittoria incombente sulla squadra di Conte saranno gli alleati dei rossoblù i quali non potranno prescindere dall’utilizzo smodato dell’arma della pazienza in una gara nella quale, complice la riconosciuta elevatura tecnica e fisica dell’avversaria, sarà determinante l’attenzione in fase difensiva e la cura dei dettagli. I novanta minuti di San Siro dovranno rasentare la perfezione tattica: il Genoa ha già dimostrato di averli nelle proprie corde, altrimenti non avrebbe fermato la Juventus (entro i tempi regolamentari, in Coppa Italia), l’Atalanta e la Lazio, e non avrebbe avuto la meglio sul Napoli. Per farlo servirà la migliore formazione possibile.