Genoa, altro che “De mala fortuna”. Contro il Napoli nessun piano alternativo

La pioggia ha accorciato il campo: le squadre dovevano arrivare alla conclusione attraverso un breve sviluppo dell'azione, al massimo di venti metri, prima che le pozzanghere togliessero tempi di gioco

Kouamé Genoa
La progressione di Kouamé (foto di Genoa CFC Tanopress)

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I compilatori del trattato antropometrico “De mala fortuna” hanno terminato la propria opera. Hanno ridotto una partita di calcio a un gioco della sorte dimenticandosi, forse, che storicamente la fortuna è in forte debito con il Genoa. Non è un caso se il Napoli è uscito vincitore dall’acquitrino del Ferraris: è la squadra che ha più creduto alla vittoria e messo in atto un piano alternativo al palleggio rasoterra, impraticabile nella ripresa. Il Grifone, invece, è restato impantanato nelle trame del suo gioco dispendioso e poco remunerativo. Perché insistere con il contropiede se la palla non rotolava nemmeno per cinque metri prima di arenarsi?

L’evento climatico, in uno sport outdoor, può alterare il terreno di gara. Ad esempio, accade anche nello sci, nelle sue molteplici discipline forse più tecniche del calcio: talvolta uno sciatore scende in assenza di sole mentre due minuti dopo una nevicata cambia le linee della pista. Sta all’intelligenza dell’interprete cambiare tipologia o stile di discesa o, nel caso del pallone, di gioco. Il Genoa sembrava un ariete cocciuto che ha continuato a fare carica per tutto il secondo tempo contro un muro di gomma, senza provare alternative. Bastava alzare una palla in più – addirittura a due tocchi come ha fatto quel giocatore di lippa che è Fabian Ruiz – per trovare appoggio in avanti.

La pioggia ha accorciato il campo di Marassi. Genoa e Napoli dovevano arrivare alla conclusione attraverso un breve sviluppo dell’azione, al massimo di venti metri, prima che le pozzanghere togliessero tempi di gioco meglio di un mediano. L’esperienza dei tecnici in panchina ha fatto il suo corso attraverso le sostituzioni: Ancelotti ha inserito Ruiz (190 cm) nel reparto nevralgico del campo e nel momento catartico della partita, Juric invece Omeonga (177 cm). Fisicità, intelligenza posizionale e opportunismo. Altro che la sfiga decantata dai compilatori del “De mala fortuna”.

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