L’inclinazione del Genoa di Prandelli non piace ai suoi tifosi ma è una forma di espressione rispettosa della storia rossoblù. Pochi allenatori hanno fatto divertire il popolo di Genova, dal rombo di Franco Scoglio al primo 3-4-3 a trazione integrale di Gian Piero Gasperini. In mezzo a loro tanti altri tecnici sono stati risucchiati dal destino di eventi particolari: in modo evidente l’avventuroso Serse Cosmi e quel Fabio Liverani che Preziosi presentò come predestinato. Il bel calcio non ha mai trovato fissa dimora al Genoa. Esigerlo da Prandelli, capitato quasi tre mesi fa in una situazione drammatica, è irritante.
Il mister ha una sola missione: salvare il Grifone. Ci sta riuscendo con una media punti decorosa frutto di un atteggiamento tattico cauto e finalizzato alla concretezza. Come la gente bresciana, poche parole e tanti risultati. Solo così la squadra può ritrovare fiducia e migliorare la solidità difensiva. L’obiettivo è, poi, consolidare nel tempo l’andamento positivo del 2019: una sconfitta, due vittorie, tre pareggi. Un crescendo prandelliano, parafrasando la lirica, che proietta il Genoa verso il centro classifica. Crederlo a Natale sarebbe stato da folli. L’allenatore e i suoi ragazzi ci stanno riuscendo con un filotto di punti che non si registrava da quattro anni.
I genoani avevano piena legittimazione a chiedere maggiore intraprendenza a Verona contro l’ultima in classifica, però è fuori luogo pretendere il bel calcio da una squadra che a dicembre, dopo il ko con il Toro, era a quattro punti dalla Serie B. La pazienza misura la fede di ogni tifoso e mai come ora si percepisce la sensazione che la gara con il Frosinone sarà un match point per chiudere il discorso principale. Se domenica il Grifo conquisterà i tre punti allora inizierà un’altra storia. Fatta anche d’estetica applicata su un prato verde. L’inclinazione del Genoa di Prandelli che piacerà ai suoi tifosi.
