Genoa, battere la Salernitana per assorbire il loro 7% di chance salvezza

Amiri può essere il valore aggiunto della squadra di Blessin

Piccoli Badelj Genoa
Badelj conduce palla, Piccoli pronto alla scivolata (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Se la Salernitana dice di tesoreggiare un 7% di possibilità di salvezza, a tal punto da ostentarlo su di un capo d’abbigliamento, il Genoa ha qualche punto percentuale in più di riuscita rispetto ai campani. É poco, sì, ma rappresenta il vero giacché la squadra di Colantuono deve ancora sapere se gli sarà confermata la sconfitta a tavolino con l’Udinese e il punto di penalizzazione e, non di meno, apprendere se anche la gara con il Venezia – non disputata e sub iudice – avrà identico epilogo. Il Grifone deve crederci e già domenica, in uno stadio Ferraris che viaggia spedito verso il tutto esaurito pandemico, avrà una grande occasione: battere il fanalino di coda del torneo di Serie A, benché non così distante nel retrovisore, e assorbire quel miracolistico 7% (calcolato da un non meglio specificato istituto di statistica) avvicinando di un poco la targa delle avversarie in fuga.

L’avvicinamento alla partita più importante dell’anno si fa già sentire nel popolo rossoblù visti i parecchi rimandi storici a Dante Lopez, autore del vero gol della rinascita genoana, o al rigore calciato da Stellini all’Arechi dopo una partita dominata dalla Salernitana. Sono passati sedici anni, tre Papi e dieci Governi fa, da quell’infuocata primavera del 2006 che il Genoa visse con impareggiabile senso di rivalsa dopo un anno di tribunali e ricorsi. Mister Blessin e la sua squadra, pronome possessivo finalmente opportuno dopo due conduzioni tecniche sbalestrate, possono accendere le polveri dell’entusiasmo e della speranza bagnate dalla vittoria conseguita dal Cagliari a Bergamo. Ci vorrà una grazia ma il tecnico tedesco, assolutamente credibile agli occhi dello spogliatoio, continua a premere sull’empatia e sulla fortificazione del senso di squadra e accelera l’integrazione degli ultimi arrivati, con taluni forse sopra le righe che hanno già capito cosa significhi lottare per il Genoa.

Fino al 22 maggio il volto del Grifone avrà per metà il cipiglio duro di Ostigard, guerriero norreno, e per l’altra parte i tratti graziosi del tocco di Amiri, medesimo linguaggio tecnico di Mkhitaryan nell’ordalia di Roma. Il tedesco ha dato verticalità e imprevedibilità al Genoa venendo a ricevere palla entro la propria metà campo per consentire una risalita più fluida, tenuto conto dell’inferiorità numerica rossoblù e della capacità offensiva della squadra di Mourinho. Per caratteristiche Amiri non è votato al Gegenpressing come lo è Portanova d’attitudine giacché Amiri è ciò che collega la fase della feroce riconquista del possesso alla messa in condizione di tiro dell’attaccante meglio posizionato: è un rifinitore ideale per Destro, il più opportunista in area di rigore e con esperienza di lungo corso per gestire la responsabilità derivante da partite come Genoa-Salernitana dove i tre punti propri valgono anche il 7% di sopravvivenza altrui.

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