Genoa, alzati e cammina! E arrivò la vittoria

Dopo l’errore di Amiri, è arrivato il rigore trasformato da Criscito che alimenta le speranze rossoblù. Domenica c’è la trasferta di Napoli, dove 40 anni fa il gol di Faccenda salvò il Grifo

Sirianni Preziosi
Vittorio Sirianni

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«Genoa alzati e cammina!». All’86 il Genoa era morto, letteralmente finito dopo il gol mancato da Amiri che avrebbe cambiato, dicevano i commentatori, la stagione. Ma dato che il calcio è un fenomeno “paranormale” ecco la mano di “Lazzaro” che si alza e indica un dischetto bianco. Rigore: siamo al ‘94.
Infarti a non finire, trepidazione, bolgia, panchina in fiamme. Chi tirerà il rigore? Ma come, dopo tante lacrime, non poteva che essere Criscito il giustiziere e così è stato.
E Criscito ha giustiziato una morbida Juventus. Il capitano ha ripreso a piangere! Non sappiamo quanti litri di pianto abbia consumato il capitano in 10 giorni. Certo, con lui è sembrato tornare al calcio romantico, da cuore infranto. L’amore nel pallone! Calcio ti amo! Il Genoa, lo possiamo dire, è molto portato a questo tipo di avventura. Capace di grandi drammi, capace di disperanti prestazioni, ma anche capace di momenti di gloria unici.
Quello che hanno provato i tifosi e in genere il popolo rossoblù ieri sera, sotto la luna, è valso molto di più di uno scudetto. I grandi fatti emotivi hanno sempre caratterizzato il percorso rossoblù. E, guarda caso, domenica (15 maggio) si andrà a Napoli. E chi si dimentica quel 16 maggio di 40 anni fa, quel gol di Faccenda proprio al Napoli all’ultimo minuto che salvò il Grifo dalla dannazione e condannò il Milan?
Ora naturalmente si può anche sperare di continuare su questo percorso “paranormale”, ma attenzione, non sarà facile. E’ risaputo che in questi finali di campionato salta tutto ciò che è in programmazione, che è tattica, che è invenzione-trappola per fermare questo o quel campione avversario. In queste ultime gare si va all’assalto, si gioca ad aggredire, giocando di pancia e lasciando la testa, cioè il ragionamento, nello spogliatoio.
Per questo avvengono risultati di tal genere. Diciamolo sinceramente, se la Juve avesse dovuto raggiungere il quarto posto avrebbe lasciato solo Amiri davanti al suo portiere o si sarebbe distratta così fortemente in difesa al momento del rigore? E’ che, ormai in questo clima (e per fortuna di chi sta peggio) accadono forme di rilassamento in chi ha già raggiunto già i suoi obiettivi.
E certamente una formazione come il Genoa, avendo bisogno di punti, fa bene a sfruttare queste “défaillances” avversarie. Diciamo, dunque, che ora inizia “l’Operazione San Gennaro”. Sarà davvero l’ultima operazione “paranormale” di questo Grifo, poi si vedrà.
Un dato è certo: tutto lo staff rossoblù ha sempre avuto un suo comportamento uniforme, specie (e sono stati tanti), nei momento difficili. Non ha mai drammatizzato, ha sempre sostenuto uomini e soluzioni. Ad una voce sempre la stessa frase: «Siamo ancora vivi». Addirittura, anche alla vigilia, Blessin aveva giurato: «Possiamo ancora salvarci».
Su queste basi si andrà al “Maradona” al grido: «Vedi Napoli…e poi…vinci!».
Vittorio Sirianni

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