Genoa, aiutati perché il pallone non ti aiuta

Tra avversari rimaneggiati e un recupero ancora da stabilire, il Grifone dovrà cavarsela con le proprie forze

Destro Goldaniga Genoa
Goldaniga festeggia il gol di Destro (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Sia premesso, a monte di qualsiasi considerazione più o meno calcistica, che è bene non cadere con regolarità nell’errore che il Genoa compie da ormai cinque stagioni pressoché similari l’una all’altra: ossia quello di giocarsi la salvezza in extremis, nella volata della stagione. Gli interessi di bottega sono molteplici giacché molteplici sono le botteghe che quotidianamente alzano le serrande in Serie A: e si sa che ogni buon imprenditore che si rispetti vuole scongiurare il fallimento sportivo, cioè la retrocessione in serie B, in luogo della prosperità della propria azienda calcistica in relazione ai tempi che corrono. Il Genoa, come lo Spezia e altre squadre del torneo, si è ritrovato a doversi guardare le spalle dopo due partite nefaste in quattro giorni, quanto basta con i tre punti per dilapidare un distacco che a detta di tutti pareva abissale già a Pasqua.

Il capitale divorato dal Grifone, cinque punti in centottanta minuti, deve far capire quanto questo campionato sia privo di originalità se comparato ai precedenti. Ci sono parecchie squadre già aritmeticamente salve, pertanto svuotate di qualsivoglia ambizione, che non reggono l’urto contro omologhe provviste di quel minimo di cattiveria agonistica utile a sopperire, talvolta a elidere, il deficit di qualità: i risultati che ne conseguono, infatti, ancora sorprendono la maggior parte dei tifosi che, incerti nella scelta tra lo scandalo e l’istanza all’ufficio inchieste (in ferie in inverno, aperto continuativamente in primavera), preferisce sfogare la frustrazione e l’architettura dei complotti attraverso i canali social.

Stavolta, però, gli elementi a sconforto sono due. Non è mistero che la Roma, dopo il pareggio con l’Atalanta, giocherà domani a Cagliari con una formazione ampiamente rimaneggiata in vista della semifinale di Europa League (in programma giovedì prossimo) con il Manchester United: vincere il trofeo rappresenta per i giallorossi l’ultima corsa per conseguire la qualificazione diretta in Champions League. Sia inteso per smarcare ogni facile populismo, è un diritto di Paulo Fonseca, come di qualsiasi allenatore, scegliere chi mandare in campo settantadue ore prima di una partita internazionale di grande significato per la Roma: e tale discrezionalità non contrasta con il dettato dell’art. 48 comma 3 delle Noif, recante l’obbligo di schierare la “migliore formazione consentita dalla […] situazione tecnica”, principio di fatto caduto in desuetudine. Dispiace semmai constatare che motivatamente la Roma farà ricorso a una formazione non consueta proprio contro il Cagliari, in scia al Genoa.

In aggiunta, la disputa di Lazio-Torino, granata ancor più vicini al Genoa, sarà discussa in udienza unica dal Collegio di Garanzia del Coni in data 13 maggio, nel corretto termine di un mese dal ricorso presentato dalla società capitolina avverso la negazione del 3-0 a tavolino. Salvo ribaltoni, non così utopistici nella presidenza Frattini, la gara – rinviata il 2 marzo per Covid – si potrà recuperare non oltre il 18 maggio, cinque giorni prima dell’ultima giornata di Serie A, dovendo la città di Roma concedere lo stadio Olimpico all’Uefa per l’Europeo. È una situazione kafkiana, da “Metamorfosi”, nel senso che l’identità della classifica, al pari del protagonista Gregor Samsa, sarà pencolante fino all’ultima giornata quando, invece, è eticamente e sportivamente corretto che le concorrenti giungano conoscendo una graduatoria consolidata e definitiva.

Al tramonto di ogni considerazione teorica vi è una sola e granitica certezza: già da oggi, contro lo Spezia dell’Italian-ball, che fino a poco tempo fa incantava la critica e ora si ritrova a pari merito con chi professa un calcio giudicato approssimativamente antico, il Genoa dovrà cavarsela con le proprie forze, che non sono più molte dopo una cavalcata irresistibile scatenata proprio al Picco dal penultimo posto, ma comunque sufficienti se unite alla proporzionata convinzione di potercela fare ancora una volta nonostante la stagione identica alle precedenti.

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