Un’attesa dilaniante, otto giorni, per dilatare il tempo che intercorre da una giornata al derby, con la pausa per le nazionali in mezzo. Il pensiero in casa Genoa torna a un anno fa, quando lo 0-2 subito fece saltar la panchina di Ivan Juric portando – il 5 novembre 2017 – all’insediamento di Davide Ballardini. Oggi l’avvicendamento s’è riproposto, il croato ha spodestato il ravennate e si gioca il derby della Lanterna partendo da un piano di disequilibrio ben più ampio di quel punticino di disavanzo che separa le due squadre genovesi. Silenzi, paure, riti, cabala e ricordi: il Genoa ha otto punti in più rispetto alla scorsa stagione, mentre la Sampdoria è a -11. Equilibri stranamente capovolti: Giampaolo ha i piedi ancorati a terra, sfrutta il calore di una piazza che lo ama, mentre Juric naviga vicino alla costa e senza scialuppa di salvataggio.
Juric ha salvato l’onore contro il Napoli, tradito solo da una maldestra autorete, ma lo scorso anno mise a referto una vittoria sola nelle prime 12 partite. Oggi, il suo ruolino di marcia vede due punti in cinque gare e l’appannamento di Krzyztof Piatek che con Ballardini invece vedeva la porta con sorprendente regolarità. Giocarsi il futuro in un derby è come giocare alla roulette russa, un azzardo, rischio altissimo di fallimento: bisognerà vedere – conclude l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport – se il Grifone saprà tramutare la voglia infinita di rivincita del suo allenatore in una prestazione maiuscola.