Gasperini: «Nessun legame con questa Juve»

Il tecnico genoano al quotidiano La Stampa: «Non ho nulla da spartire con la società  bianconera degli ultimi sei anni, ormai non ci lega nessun filo. Sono avversari come le altre 19 squadre di A»


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Giampiero Gasperini, che effetto fa affrontare la Juve senza sentirsi più una vittima predestinata?

«Neppure quando fummo avversari in B si notò la differenza. Noi salivamo dalla C, eppure a Marassi giocammo alla pari e anche il risultato fu di equilibrio: 1-1. Loro avevano sette giocatori che avevano preso parte al Mondiale. È andata peggio dalla promozione in poi: in casa abbiamo sempre perso».

La Juve ha mantenuto il suo livello, siete voi che vi siete avvicinati?

«È frutto del buon lavoro svolto negli ultimi tre anni. Adesso giochiamo senza timori contro tutte le grandi. Quest’anno abbiamo fatto benissimo con Inter, Milan e Roma. Soltanto la Juve ci mise sotto di brutto all’andata. Una sconfitta eccessiva nel punteggio, ma in quell’occasione loro fecero un’ottima partita».

La Juve punta alla Champions. Fin qui tutto regolare. Ma anche il Genoa ha gli stessi obiettivi e qui c’è da strabuzzare gli occhi. Miracolo a Marassi?

«La nostra posizione è la conseguenza di una stagione perfetta. In partenza pensavamo all’Europa, ma non a quella più importante. Adesso che ci siamo vogliamo conquistare il diritto alla Champions. Se va male, in Coppa ormai andiamo comunque».

Come ha fatto ad arrivare così in alto?

«Continuità di rendimento, solidità del gruppo. E buoni giocatori, ovviamente. All’inizio eravamo fragili in trasferta. Anche questo difetto è stato annullato. Poi eravamo contenti di sistemarci nella sinistra della classifica e ci siamo arrivati. Infine volevamo stare davanti alla Samp. Ok anche questo. Ora vogliamo di più».

La stupisce ancora qualcosa della sua squadra?

«No, da tempo so con quale gruppo lavoro. A volte penso che potrei anche stare a casa invece di andare in panchina tanto giocano a memoria. Sanno cosa fare in ogni situazione. Ho gente come Juric, Milanetto, Ferrari, Thiago Motta che considero i miei vice in campo. Questo perché credono in ciò che facciamo e la partita è la conseguenza del lavoro settimanale. A volte rifletto: ma io non alleno, ormai gestisco».

Da chi ha ereditato i ferri del mestiere?

«Dieci anni di Juve sono stati fondamentali. Ho conosciuto Lippi e Ancelotti, ho lavorato in una società organizzata in maniera perfetta. Poi ho preso la valigia, ho fatto 1.300 chilometri e sono andato ad allenare a Crotone in C1. Senza sponsor, senza parafulmini, senza un giocatore prestato dalla Juve. In Calabria mi sono messo alla prova e dal quel momento è tutto farina del mio sacco».

Quindi non deve dire grazie alla Juve?

«Per l’inizio della carriera sì, per il resto non ci sono mai stati legami. Ciò non esclude che possano essercene in futuro. Ha ragione Conte: l’etichetta Juve può essere molto scomoda, perfino dannosa. Anche Antonio si è fatto le ossa lontano da Torino. Io ancora più di lui non ho nulla da spartire con la società bianconera degli ultimi sei anni, ormai non ci lega nessun filo. Sono avversari come le altre 19 squadre di A».

Uno che prende le distanze dai bianconeri. Non teme di giocarsi un possibile futuro?

«Io ho un contratto con il Genoa fino al 2012. L’intesa con Preziosi è perfetta, a fine stagione cambieranno dei giocatori ma non ne perderò 15 come una volta, al massimo potranno essere quattro o cinque. Una volta cercavamo i parametri zero in B. Adesso il presidente investe in Italia e all’estero ed è ben contento di spendere. Sono arrivati Borriello, Milito, Criscito. Per lavorare non c’è posto migliore. Quindi ogni eventuale offerta mi lusingherà, anche allenare all’estero mi piacerebbe, ma credo che resterò qui».

Lei si è schierato con Mourinho. Perché l’ha fatto?

«Premesso che non posso stare con lui quando si autodefinisce Robin Hood, ho condiviso la sua presa di posizione a favore delle squadre più tartassate, quelle che contano di meno. Non alludo agli arbitri, ma all’evidente disparità nel trattamento da parte di media e tv. Mourinho ha parlato di Cagliari e Catania, ci metto anche il Genoa».

Mou ha attaccato anche la Juve. D’accordo pure su questo?

«La Juve non c’entra. Comunque ha ragione Mourinho anche sul fatto che il calcio italiano abbia perso interesse all’estero. Ha il coraggio di dire cose mai scontate».

Cosa si aspetta domani da Del Piero?

«Che faccia il suo come ha sempre fatto negli ultimi anni in cui ha reso in maniera superiore alle previsioni».

È un giocatore che può condizionare la programmazione del futuro?

«Non penso che, per quanto Alessandro sia una figura carismatica, tutto ruoti attorno a lui. Se vorranno certi giocatori li prenderanno a prescindere da Del Piero».

Nove punti della Juve dall’Inter sono la fotografia di quanto si è visto fin qui?

«Si equivalgono. Due cose hanno fatto la differenza: la squadra di Ranieri non ha saputo sfruttare le occasioni per mettere pressione ai nerazzurri; in secondo luogo l’Inter non è più la squadra in cui poteva succedere di tutto ma è diventata solida, ha carattere. Una compattezza che, unita ai valori tecnici, porta lontano».

Fiorentina e Roma incalzano. Al di là dei punti in classifica, avete altri vantaggi sulla concorrenza?

«Forse il fatto di potercela giocare senza troppa pressione. Per loro la Champions era l’obiettivo stagionale, per noi lo è diventato. Anche se a questo punto non farcela mi seccherebbe parecchio».

Domani Milito gioca?

«Purtroppo no. Ma non dicono tutti che il mio Genoa non cambia chiunque vada in campo?».

Fabio Vergnano

L’originale è su http://www.lastampa.it/sport/cmsSezioni/quijuve/200904articoli/19889girata.asp

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