Floro Flores e Sanabria condividono tre cose. Oltre al nome di battesimo e le maglie di Genoa e Sassuolo, i due attaccanti sono accomunati da una rinascita calcistica che parte… dalla culla. Storia di nascite e seconde vite, di gol in campo e fuori dal campo. É la forza della vita che, appena sbocciata, deflagra e travolge di rimpallo le più vicine. Floro Flores è diventato quello che è oggi dopo la nascita di sua figlia Aurora; lo stesso vale per Sanabria, un calciatore trasformato dopo la venuta alla luce della piccola Arianna, a novembre.
«Mi stavo perdendo tra facili guadagni e il lusso legato a questa professione. Quando è nata Aurora ho capito che era lei il bene primario, dovevo darle un futuro. Da lì il calcio è diventato la mia vita, mi ha insegnato tanti valori: ho imparato a sedermi a tavola con il più “ricco” e il più “povero”, non solo in senso economico. Oggi a mio figlio direi di pensare anche alla scuola e non solo al pallone» conferma l’ex Floro Flores durante il “Decameron Rossoblù“.
É evidente che la paternità sia un momento di crescita, di maturazione, per uno sportivo. Un evento, insomma, che conferisce più responsabilità e senso del dovere. Una rivoluzione in casa che ha riguardato anche Sanabria, prima spento, triste, inefficace in campo, poi luminoso e decisivo per il Genoa di Nicola. Finalmente sono emerse le qualità del calciatore che lo portarono nella Masìa del Barcellona e, appena diciottenne, ad allenarsi con Francesco Totti a Roma. «Ho conosciuto Sanabria a Sassuolo e posso dire che ha delle qualità immense, molte di più di Piatek. Questa crescita, data dalla nascita della sua primogenita, potrebbe essere la svolta della carriera. Adesso dipende solo da lui dimostrare ciò che vuole nella propria vita» chiosa Floro Flores.
