Federsupporter – Superlega: il comunicato di Barcellona, Juventus e Real Madrid desta molte preoccupazioni

Dal  Comunicato emergono, peraltro, anche  alcune affermazioni che devono essere valutate attentamente

Alfredo Parisi, presidente di Federsupporter

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Il Comunicato del 30 luglio scorso emesso dai tre Club “transfughi”, Barcellona, Juventus, Real Madrid, è passato, stranamente, sotto silenzio, anzi un assordante silenzio dei media, anche se, parzialmente giustificato, dall’emozione teletrasmessa quotidianamente delle Olimpiadi di Tokio e delle straordinarie prestazioni degli Atleti italiani.

In effetti, il testo del Comunicato pone complessi problemi sia di natura giuridica internazionale sia di sopravvivenza e credibilità di un sistema, complesso ed articolato, che si identifica in un Organismo che raggruppa e rappresenta 55 Federazioni.

Un breve esame del Comunicato, amplifica problemi e preoccupazioni.

L’UEFA, Associazione di Associazioni calcistiche nazionali, è un organismo di natura privatistica, sovranazionale normativo, con sede in Svizzera sin dal 1954, che rappresenta le Federazioni calcistiche d’Europa ed ha, in particolare, la responsabilità organizzativa ed amministrativa della UEFA Champions League.

Le singole Federazioni hanno sottoscritto la loro appartenenza all’UEFA, delegando tale organizzazione sovranazionale a rappresentarle e di conseguenza hanno accettato (cfr. Consiglio di Stato, Sez.V, 25 luglio 2014,n.3858) “le clausole arbitrali di tipo statutario che obbligano le società calcistiche a rispettare gli statuti ed i regolamenti della  UEFA ….”.

Sorge, pertanto, una questione circa i rapporti intercorrenti tra l’UEFA e gli organi di giustizia dei Paesi Membri della UE, Paesi che, comunque, sono anche firmatari dei diritti e dei doveri scaturenti proprio dalla loro appartenenza all’UEFA ed alle conseguenti deleghe operative ad essa riconosciute da quegli stessi Stati membri attraverso le rispettive Federazioni

Infatti, quale valore impeditivo può avere una decisione dì un Tribunale di uno Stato membro (nella fattispecie, Tribunale di Madrid- Ordinanza cautelare n.14/2021) sulle decisioni assunte dall’organismo con sede a Nyon (cfr. Comunicato UEFA del 18 aprile 2021)?

Sulla base di quale legislazione il Tribunale di uno Stato membro dell’UE può imporre ad un organismo di diritto svizzero comportamenti ed obblighi e, soprattutto, quale valore in ambito sportivo possono avere i richiamati artt. 101 e 102 del divieto di intese restrittive della concorrenza e di abuso di posizione dominante che caratterizza gli ordinamenti “ordinari”?

Il silenzio dell’UEFA sulla vicenda può apparire “perdente”, ma si può comprendere se si guarda alla decisione di circa 40 giorni fa della Corte di Giustizia Europea che ha rigettato una precedente richiesta formulata dalla Superlega richiedente una decisione immediata del proprio problema.

Ancora più significativa la “silente” reazione UEFA se si richiama il “Memorandum of Undestanding between The Council of Europe and The Union od European Football Associations (UEFA), sottoscritto il 30 maggio 2018 ed in particolare il Capitolo 2Areas and Objectivies od Co-operation”, che, al paragrafo 2.5 così recita : “good governance in sport, in particolar compliance of the football organisations, with its key principles, such as democracy, gender balances, stakeholder’s involvement, trasparency, accountability, solidarity and checks and balance, as well as with the relevant anti-corruption standard”.

Dal  Comunicato emergono, peraltro, anche  alcune affermazioni che devono essere valutate attentamente.

La delegittimazione dell’UEFA, perché questa è la finalità del Documento, comporta, a cascata, la delegittimazione della FIGC, così come, peraltro, delle altre Federazioni Europee, ad essa associate; FIGC che si deve attenere alle norme ed alle disposizioni UEFA per gestire la propria competizione nazionale e che approva il “Sistema delle Licenze Nazionali per l’ammissione ai Campionati professionistici,” in coerenza con le linee guida del Manuale delle Licenze UEFA.

L’UEFA non si è “accreditata come legislatore, operatore esclusivo e unico titolare riconosciuto dei diritti delle competizioni europee, nonché organizzatore”, ma svolge le attività richiamate in base ad un rapporto di rappresentanza fiduciaria riconosciutogli dagli stessi aderenti all’Associazione.

Fare, poi, discendere da tale posizione “auto accreditata”, ancorché collegialmente riconosciuta, due fenomeni quali:

  1. Il conflitto di interessi;
  2. Il danno al calcio ed al suo equilibrio economico,

mi sembra del tutto contraddittorio.

L’ipotesi di un conflitto di interessi è inesistente proprio ab origine, sulla base della partecipazione volontaria delle singole Federazioni e dei club ad esse appartenenti all’organismo rappresentativo, l’UEFA, al quale sono stati demandati compiti ed attività organizzative e gestionali proprio nel loro stesso interesse e per le quali sono state redatte ed accettate le linee guida (Manuale delle licenze UEFA).

Una decisione della Commissione Europea (23 luglio 2003) in tema di vendita dei diritti UEFA Champions League evidenzia proprio l’approccio di un operatore che agisce nell’interesse dei propri associati.

Infatti, la Decisione evidenzia come gli accordi di vendita congiunta dei diritti UEFA “offre al consumatore il vantaggio di usufruire di prodotti mediatici incentrati su questo torneo calcistico paneuropeo per squadre di club che vengono commercializzati tramite un singolo punto vendita e che non potrebbero altrimenti essere prodotti e distribuiti con eguale efficienza”.

Per quanto attiene, poi, al presunto “danno per il calcio”, sarebbe interessante la qualificazione, economica e patrimoniale, di tale danno, che si realizza non certamente “per il calcio” in senso generalizzato, ma per i soggetti attori che, con i loro comportamenti, danneggiano prima se stessi e, poi, quel mondo, “il calcio”, in cui operano.

Se, peraltro, il danno che si pretende esista riguarda l’”equilibrio competitivo” delle gare attraverso cui si manifesta “il calcio”, ebbene, è proprio la nascita di una Superlega che viola, apertamente, quell’ equilibrio che dovrebbe vedere prevalere meriti sportivi e non solo economici.

Inoltre,il richiamo alla inadeguatezza  di “controlli finanziari” ed alla loro “applicazione impropria” riguarda le singole Federazioni ed i relativi club di appartenenza più che la UEFA, le cui linee guida in tema di “Criteri economico-finanziari” (Titolo V del Manuale  delle Licenze Uefa”) sono chiarissimi ed al cui rispetto i Club dovrebbero attenersi  per “ l’ottimizzazione della gestione economico-finanziaria ( Titolo V, 14.2), la credibilità e trasparenza del sistema calcio e… il conseguimento di un mercato più attraente per gli investitori e per i partner commerciali”.

L’inadeguatezza richiamata, infatti, riguarda i singoli Club e le rispettive Federazioni che tutelano solo gli interessi dei “padroncini” di un sistema nazionale, da loro stessi governato ed in cui controllori e controllati (la nomina dei membri della CO VI SOC  spetta al Consiglio federale della FIGC e, in ultima analisi, agli stessi presidenti dei Club) vanificano qualsiasi segregazione funzionale che porti trasparenza e chiarezza.

Ma al di là di tante parole il Comunicato tradisce la vera finalità della contrapposizione dei tre Club all’UEFA in ottica puramente economica: “devono essere i club partecipanti alle competizioni europee a governare le competizioni “, ignorando, in tal modo, qualunque principio di interesse generale che caratterizza qualunque forma associativa e lasciando nelle mani di singoli club decisioni sportive, economiche e sociali.

Il Comunicato manca anche di un minimo di rispetto verso coloro che finanziano, direttamente e indirettamente, il calcio, “i tifosi”, quei soggetti che dovrebbero  dare “il loro contributo costruttivo e collaborativo” al progetto Superlega.

Quale contributo dovrebbe essere dato da chi è stato ed è ed è sottomesso ad ogni decisione dei singoli club, ignorato e spesso, troppo spesso, emarginato e privato da quegli stessi club dei propri diritti, riconosciuti anche dalla giustizia civile, come nel caso della nullità delle clausole vessatorie inserite dai club nei contratti di abbonamento o del mancato rimborso delle quote di abbonamento non godute in occasione di partite non disputate?

Ma sulla Superlega i tifosi si sono già espressi ::” i fan l’hanno uccisa e non ci sarà resurrezione” (cfr. Times). Per favore, abbiate quantomeno il pudore di lasciare fuori dai vostri interessi economici la parte migliore del calcio: i tifosi. Qualunque sarà lo sviluppo della vicenda in sede di Corte di Giustizia Europea, credo che i tre club sopra citati con questo Comunicato abbiano perso ogni diritto di partecipare alle competizioni europee e, comunque, dovrebbero essere penalizzate dalle rispettive Federazioni che, in ultima istanza, sono state da loro stessi delegittimate.

Con buona pace per il calcio!

Alfredo Parisi

Presidente Federsupporter

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