ESCLUSIVA PG, Sara Padovano: «Giocare senza tifosi è completamente innaturale»

La psicologa ne spiega gli effetti: «Lo stadio è il luogo del rumore e del tifo. Le porte chiuse sono un elemento che gioca a sfavore perché la concentrazione si trova, quasi paradossalmente, grazie al caos». Ma l'arbitro può trarne vantaggio: può essere più imparziale

Sara Padovano
La psicologa Sara Padovano

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L’emergenza sanitaria che ha travolto l’Italia, ha generato un terremoto anche in seno al campionato di Serie A. Da disposizione del Consiglio dei Ministri, gli eventi sportivi dovranno essere disputati rigorosamente a porte chiuse fino al 3 aprile. Il massimo campionato calcistico italiano si è dovuto adeguare, ma cosa comporterà per i calciatori disputare le partite in assenza di pubblico? Noi di  Pianetagenoa1893.net lo abbiamo chiesto alla Dott.ssa Sara Padovano, psicologa, psicoterapeuta e mental coach. Ha collaborato con la Virtus Entella ai tempi della serie D e recentemente con la Rari Nantes Camogli, squadra di pallanuoto.

Dottoressa, spesso i calciatori vengono considerati delle macchine a cui viene richiesto di massimizzare le prestazioni sportive, trascurandone la dimensione psicologica. Dal suo punto di vista, come stanno vivendo l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus?

Sicuramente l’impatto è notevole, non lo si può trascurare. Questa emergenza sanitaria è un fenomeno che sta invadendo le nostre vite. I calciatori ne subiscono un doppio effetto. Il primo è quello che stiamo vivendo tutti noi come uomini, con il carico di ansie e preoccupazioni. Il secondo è legato prettamente alla sfera calcistica, in questo caso professionale. Sfatiamo un mito: l’effetto dodicesimo uomo non è un luogo comune.

Ci dica di più a tal proposito, considerando la misura straordinaria delle porte chiuse per le manifestazioni sportive adottata dal Governo italiano.

Mastercard, lo sponsor ufficiale della Uefa Champion League, un paio di anni fa ha commissionato una ricerca molto interessante. Questo studio ha rivelato come il tifo dagli spalti sia davvero un grande valore aggiunto per i calciatori. È stato calcolato l’impatto acustico derivante dai cori o dai rumori da stadio, ma anche quello visivo che scaturisce dalle coreografie o dal contatto visivo tra i calciatori e i tifosi più vicini al rettangolo di gioco. Tutto ciò può aumentare le prestazione fino all’8%, è quasi come avere una persona in più in campo. Questi benefici aumentano quando il legame tra i calciatori e la tifoseria è stretto. Prendiamo come esempio il Genoa: sappiamo che il cambio di un allenatore genera squilibrio. Da un paio di mesi le cose si sono stabilizzate, i tifosi sono stati gratificati, tutto ciò crea un legame più forte: ma ora giocare senza tifosi crea sicuramente un momento delicato. In più bisogna considerare l’aspetto legato alla superstizione. Il Genoa ha inanellato una serie di vittorie in certe circostanze che giocoforza, in questo momento, verranno meno: anche questo influisce. Tutti i cambiamenti generano disequilibrio, i calciatori ora si troveranno in una posizione innaturale.

Giocare senza l’apporto dei tifosi è davvero così controproducente per gli atleti?

Partiamo da un presupposto, gli allenamenti, anche se raramente con la presenza dei tifosi, rappresentano una dimensione differente. Entrare in uno stadio vuoto è innaturale, quello è il luogo del rumore e del tifo. Credetemi, è un elemento che gioca a sfavore perché la concentrazione si trova, quasi paradossalmente, grazie al caos. La confusione diventa una risorsa, senza le aspettative del calciatore non sono più nutrite. Nell’arco di una partita esistono dei momento di “crisi” che equivalgono a sbagliare un passaggio,un tiro, una parata. Sentire il pubblico che incita è una risorsa.

Come bisognerà agire con i calciatori per farli abituare a questo nuovo contesto?

La figura del mental coach assume un ruolo strategico, poiché deve riprogrammare le aspettative e le risorse del calciatore in campo. Oltre alle abilità tecniche c’è il mondo delle abilità mentali da dover considerare nelle prestazioni sportive. Bisognerà riprogrammare alcune abilità mentali tramite l’allenamento ideomotorio. Questo tipo di allenamento serve al calciatore per far si che rappresenti se stesso in campo in un contesto nuovo. La psicologia è scienza, le neuroscienze affermano che l’area limbica emozionale è fortemente influenzata dal tifoso, è come se quei neuroni venissero stimolati dagli spalti. In questo modo permettono di attivare concentrazione e tono muscolare, i calciatori si caricano dal punto di vista psicologico. La carica trasmessa dai tifosi è avvolgente, supporta e nutre il calciatore.

Cosa si sente di suggerire ai calciatori professionisti?

I calciatori dovranno mantenere il sangue freddo, restando vicino ai tifosi, nonostante la distanza fisica. Il  calcio è un termometro della società, pensiamo alle reazioni che si sono avute quando si è fermato il calcio, le persone hanno iniziato a percepire con ancora più preoccupazione l’emergenza sanitaria. Vorrei fare un appello: cari calciatori non entrare in crisi in questo momento, sarebbe una spia pericolosa da rilevare.

Ma c’è qualcuno che trarrà dei benefici da questa situazione insolita?

Si, in questa crisi una figura può trarre sicuramente effetti positivi: l’arbitro. Alcuni studi hanno dimostrato che chi arbitra in assenza di pubblico risulta essere più imparziale.

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