ESCLUSIVA PG, Salvemini: «Il Genoa ha grandi stimoli per ben figurare a Ferrara»

L'ex tecnico del Grifone e della Spal parla anche dell'ultimo trofeo vinto dai rossoblù: «La cosa bella è stata aver fatto la finale a Wembley, siamo stati l'ultima squadra che ha potuto giocare su quel campo»

Salvemini Genoa

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Il Genoa è in cerca di conferme. Thiago Motta, dopo l’importante l’importante punto conquistato sul palco del San Paolo, è chiamato a dare continuità al buon lavoro svolto finora, mostrando come la sconfitta contro l’Udinese sia stato semplicemente un “piccolo” incidente di percorso lungo la strada che porta alla salvezza. Per farlo, davanti a sé si ritrova da superare lo scoglio Spal: squadra che naviga nelle pericolose acque della zona retrocessione come i rossoblù e che cercherà di sfruttare il fattore “casa” per riuscire a ritrovare i 3 punti che mancano dal 5 di ottobre, sfida casalinga vinta per 1-0 contro il Parma. Per parlare del match dello Stadio Mazza, i microfoni di Pianetagenoa1893.net hanno raggiunto una vecchia conoscenza di entrambe le compagini: l’ex tecnico Gaetano Salvemini.

Lei ha avuto modo di allenare il Genoa nelle stagioni 1996 e 1997. Nel ’96 ha inoltre conseguito alla vittoria dell’Anglo Italiano. Che ricordo ha di quell’importante successo?

«Il ricordo è che era la prima coppa che si vinceva. Ne ho un ricordo molto bello, è stata una grandissima soddisfazione. La cosa bella è stata aver fatto la finale a Wembley, quindi siamo stati l’ultima squadra che ha potuto giocare su quel campo, che poi è stato chiuso e demolito per il nuovo stadio».

Successo che, tra l’altro, è raccontato nel libro di Roberto Sabatino e alla cui presentazione sarà presente anche lei

«Io sono rimasto sorpreso. Per me è una bellissima cosa, perché è un bel ricordo di quel successo».

Passando al presente, le vorrei chiedere: la prossima sfida di Serie A prevede lo scontro tra due squadre che ha allenato. Genoa e Spal. Cosa si aspetta dalla gara di Ferrara?

«In questo momento qua ci può essere una parità di forza. Da una parte c’è una squadra stimolata, dall’altra dovrebbe esserci l’intelligenza di una formazione che cerca conferme sul campo».

Sarà la gara delle conferme per Thiago Motta. Ad ora il tecnico ha mostrato un Genoa a due facce: quello combattivo visto contro Juventus e Napoli e quello arrendevole che è uscito sconfitto contro l’Udinese. Qual è la sua opinione sul tecnico rossoblù?

«Io sul tecnico di solito do valutazioni positive. E’ normale che quando le cosa non vanno bene, a pagare è sempre il tecnico. Questo perché una società non può cambiare tutti i giocatori o una buona parte, perché il bilancio diverrebbe pesante. Così è costretto a cambiare allenatore, con la speranza che in questo modo si possa arrivare ad un’atmosfera di rilancio. A volte succede, a volte no. Fa parte del calcio. E’ una questione economica. La società vuole intervenire, ma non sa come farlo. Per intervenire deve andare a colloquio con il tecnico e, in questo caso, non deve mandarlo via. Deve trovare il modo di collaborare e vedere cosa si riesce a fare. Spesso questo non succede e allora la colpa viene data al tecnico perché non ha saputo impostare bene il programma di lavoro. Nel calcio, parlo per esperienza, ogni società cerca di intervenire, ma nel farlo, non può cambiare i giocatori e, se lo fa, non è detto succeda qualcosa. Così si interviene sull’allenatore, sperando che chi arriva possa portare serenità. Quando ero venuto al Genoa, ero venuto per salvarlo. Questo succede a tutti. A me è capitato di dover dare delle dimissioni quando ero al Bari, rinunciando al compenso. Questo perché volevo essere corretto. Il nostro è un lavoro che ha bisogno di entusiasmo e di rapporti con i giocatori, anche se questo può non bastare».

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