Non è un segreto la pessima condizione del manto erboso del Ferraris. Il terreno di gioco ristrutturato l’ultima volta in occasione di Italia ’90, ha sempre rappresentato un problema per il gioco palla a terra sia per il Genoa, sia per la Sampdoria. In occasione della pausa di campionato, il Comune di Genova ha deciso di avviare una riqualifica del campo, che vedrà la sua conclusione in tempo per la partita di Coppa Italia del 12 febbraio, nella quale i blucerchiati ospiteranno il Milan di Gattuso. Per parlare dei lavori che verranno fatti all’interno dello stadio, i microfoni di Pianetagenoa1893.net hanno raggiunto l’agronomo Fabrizio Ingegnoli.
Lei è stato chiamato dal Comune di Genova per rimettere in sesto il disastroso manto erboso del Ferraris. Che terreno ha trovato una volta giunto sul posto?
“Sul manto erboso dello stadio Ferraris sono state fatte delle scelte costruttive abbastanza innovative e tra queste alcune sono andate bene, altre male. Effettivamente il campo era molto provato, anche perchè il fatto che due squadre giochino in uno stadio così chiuso e dove è così difficile far crescere l’erba non permette di avere una copertura erbosa efficiente tutto l’anno. Perciò nei periodi critici, ossia quelli estivi e quelli invernali, le partite si sentono e il prato rimane molto danneggiato. Cosa che infatti succede puntualmente ogni anno. Non è la prima volta, ma è da diverse volte che con l’arrivo della pausa invernale c’è la necessità di cambiare il manto erboso”.
Cosa serve per trasformare questo campo in un terreno di gioco che possa competere con gli altri della Serie A?
“Purtroppo il Ferraris non è l’unico stadio deficitario di infrastrutture e attrezzature, se facciamo esclusione dello Stadium di Torino e di San Siro, anche gli altri stadi hanno grosse mancanze. Manca un po’ tutto. Manca sicuramente il substrato, il drenaggio sufficiente. Questo verrà risolto con la pausa estiva alla fine di campionato, per la quale sono previsti lavori importanti per la risoluzione di questi due problemi. Poi, una volta messa l’erba giusta, bisognerà combattere con le difficoltà della struttura: l’ombra e la scarsa circolazione d’aria. Se andiamo a vedere gli stadi anglosassoni, quelli sono muniti di riscaldamento del profilo del terreno per mantenere una temperatura costante anche nei periodi invernali. Ci vuole un impianto d’illuminazione fotosintetico che in realtà Genova li ha, ma magari non sono sufficienti o molto macchinosi da mettere all’opera. C’è bisogno poi dei ventilatori estivi per far circolare l’aria e un team di persone che gli stiano dietro quotidianamente. Allo stadio è presente una squadra interna che è già una realtà abbastanza innovativa per la realtà italiana. In ogni caso il Ferraris, come altri stadi è all’interno di una mancanza di strutture e infrastrutture che in questi anni non sono state affrontate a dovere”.
Il problema del manto erboso è un problema che al Ferraris ricorre sin dalla sua ricostruzione in occasione di Italia ’90. Colpa di un trattamento di sufficienza da parte del Comune di Genova, o sono presenti complicanze di altra natura?
“In passato, il personale la competenza l’ha sempre avuta e le scelte sono sempre state all’avanguardia per quello che al tempo poteva essere disponibile. C’è stato un aumento dell’asticella. Un tempo, se il campo era brutto, non interessava a nessuno. Se il terreno non era perfettamente regolare e l’erba non era molto fitta, non era un grosso problema e l’attenzione da parte di giocatori e allenatori non è alta come adesso. Il calcio è diventato uno spettacolo, i giocatori sono diventati sempre più tecnici e c’è bisogno di un manto perfetto. Perciò tutto va un po’ di pari passo. Cresce l’esigenza e la infrastruttura non è più all’altezza di quella che poteva essere negli anni 90 e va cambiata e di conseguenza vanno aumentate anche le competenze. Questo è un problema che colpisce non solo il Ferraris, ma tutto il sistema calcio infrastrutture italiano, con alcune eccezioni dove hanno maggiori disponibilità economiche. Se devo dire, è più l’infrastruttura a condizionare il manto erboso piuttosto che le competenze e l’attenzione della postazione”.
Lei è stato chiamato anche per la ristrutturazione di altri campi di squadre di Serie A. Rispetto a questi, che sfida le rappresenta il Ferraris?
“Io sono un agronomo di supporto. Il consulente del Ferraris è il dottor Bernardini del Coni, coadiuvato dal dottor Magni. Sono l’agronomo di supporto da chi fornisce l’erba per lo stadio. I campi difficili e dove c’è bisogno di maggior attenzione sono i più belli, ma, in linea di massima, è una sfida molto difficile da vincere, perchè in questi quattro mesi e mezzo alla fine del campionato verranno fatte almeno 20 partite e nella situazione climatica di Genova molto piovosa e con l’arco solare ancora basso, l’ombra sarà molto presente, perciò, benchè il manto sarà per la partita di Coppa Italia molto bello, siamo abbastanza preoccupati per la tenuta fino alla fine del campionato. Bisogna mettere mano ad una serie di operazioni ed essere un po’ fortunati col tempo. E’ una grande sfida e speriamo vada tutto bene. Il team è composto da gente di estrema competenza, che non lascia nulla al caso, perciò siamo in buone mani”.