ESCLUSIVA PG, CIPANI: «L’emozione per i nostri ragazzi in prima squadra»

Il tecnico delle giovanili: «Grato a Sbravati. Il vivavio del Genoa sta vivendo il suo anno zero»

Cipani Venturino Ekhator Genoa Under 15
Mister Cipani indica la via a due giovanissimi Venturino ed Ekhator durante i tempi dell'Under 15 al Genoa (foto concessa da Leone Cipani)

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Pianetagenoa1893.net inizia il proprio anno di interviste con un allenatore del settore giovanile del Genoa: mister Leone Cipani. Con otto anni d’esperienza maturata nel grande vivaio del Grifone, polmone vitale per il club, il tecnico genovese ha percorso un ampio tratto di strada con tantissimi ragazzi, alcuni dei quali hanno coronato il sogno di debuttare in Serie A.

Iniziamo proprio da questo, mister Cipani. Lei ha visto da vicino la crescita e lo sviluppo del talento. «Ciò continua a essere un grande privilegio per me. Durante questo incredibile percorso ho allenato i classe 2004, ossia Accornero, Fini e Lipani (entrambi giocavano sottoleva): pochi giorni fa Luca ha siglato il primo gol tra i professionisti con il Sassuolo. Successivamente, ho tenuto per un triennio i ragazzi leva 2006, parlo di Ekhator, Romano, Venturino e tanti altri. Con loro, nell’anno del Covid, vincemmo qualcosa come 26 partite su 28 senza mai perdere, peraltro contro colossi come Atalanta e Juventus. Purtroppo, il campionato fu neutralizzato a causa della pandemia, ma sono convinto che i ragazzi avrebbero vinto anche quello scudetto con tre anni d’anticipo oltre al titolo Under 18 dello scorso anno la cui squadra in finale prevedeva nove undicesimi della mia Under 15. Ho allenato i 2008 per due anni – Ahanor, Giangreco, Bellone, Jeremie Fazio, Gibertini per citarne alcuni – e, da ultimo, i classe 2010: cinque di loro hanno avuto la soddisfazione di essere convocati in Nazionale».

Viviamo in un periodo particolare in cui l’allenatore corre il rischio di essere una figura ascoltata dai ragazzi più del professore e dei genitori. Ci spiega l’impatto del vostro mestiere? «Noi allenatori, di concerto con il contesto scolastico, ricopriamo un ruolo delicatissimo. Il mister deve fare breccia in un ragazzo trasmettendo competenze di tipo calcistico, ma anche umano. Personalmente ho sempre messo al primo posto le relazioni quotidiane da sviluppare assieme ai ragazzi: anche a distanza di anni, mi fa piacere ricevere i loro saluti e ricambiarli con un abbraccio. Noi tecnici gli abbiamo fornito degli utili strumenti calcistici e mentali, come ad esempio l’insegnamento di non mollare nei momenti brutti anche della vita reale, non solo di spogliatoio, e migliorarsi ogni giorno perché il lavoro e la fatica portano alle soddisfazioni. Così dentro al ragazzo è rimasto qualcosa di noi; tuttavia, il merito di essere arrivati in prima squadra è dei ragazzi. Vederli al Ferraris con la nostra maglia del Genoa è una forte emozione, vengono in mente molti ricordi e molte partite vissute assieme».

Mister Cipani, le si è rotta la voce parlando dei suoi ragazzi. Si prenda un attimo di tempo e poi mi dica quali sono stati i suoi punti di riferimento al Genoa. «Parto innanzitutto da Michele Sbravati perché da direttore mi ha dato l’opportunità di allenare la squadra del mio cuore, non finirò mai di essergli grato. Ogni anno, al momento della consegna delle squadre ai tecnici, Sbravati mi diceva: “E anche quest’anno ti affido una bella Ferrari”. Gli rispondevo scherzando: “Bisogna saperla guidare…”. Oltre al direttore, cito anche Andrea Bianchi e il prof. Armando Caligaris che lavorano alacremente nella scuola calcio del Genoa: nel mio primo anno rossoblù sono stati di fondamentale importanza nella formazione da allenatore. Non solo: ho imparato e continuo ad imparare molto da Brunello, Oneto, Gervasi e Chiappino. Il nostro settore giovanile, ormai conosciuto in tutta Italia, vanta professionisti di alto livello: lo attestano le loro carriere nazionali e internazionali. L’attaccamento alla maglia del Genoa nasce anche dalle nostre difficoltà strutturali. L’ingegno e il darsi da fare senza piangersi addosso hanno determinato dei grandiosi risultati, sotto gli occhi di tutti, che hanno portato rispetto al club».

Cipani Venturino Ekhator Genoa Under 15
Mister Cipani indica la via a due giovanissimi Venturino ed Ekhator durante i tempi dell’Under 15 al Genoa (foto concessa da Leone Cipani)

Il vivaio del Genoa (preferisco chiamarlo alla vecchia maniera, senza anglismi) è un eccellenza del panomara nazionale. Il segreto è che non ci sono segreti? «Penso di sì. I risultati che il Genoa ha raggiunto negli ultimi quindici anni sono frutto di un grande lavoro di tre squadre: dirigenziale, tecnica e i ragazzi. Sono stati vinti scudetti, coppe, tornei internazionali e importanti riconoscimenti individuali, ma quel che più conta è che il nostro “ascensore” continui a portare profili interessanti in prima squadra. Se lei butta un occhio su ciascuna formazione giovanile, compresa la Primavera di mister Jacopo Sbravati sulla quale ha avuto un impatto straordinario, può constatare che esistono due, se non tre, elementi dal sicuro avvenire: un valore immenso che non tutti i club possono vantare. Questa è l’eredità che Michele Sbravati ha lasciato al nuovo ciclo capitanato da Enrico Ascheri assieme a Ghisleni, Tognon, De Prà e Chiappino. Stiamo vivendo l’anno zero del vivaio: ci sono stati dei cambiamenti a livello dirigenziale e tecnico con l’ingresso di nuovi professionisti. Stiamo cercando di conoscerci e confrontarci unendo le idee affinché si possa proseguire nel solco della competitività. I pregi sono rimasti intatti, il vivaio continuerà a restare un valore aggiunto per il Genoa».

Mister Cipani, concludiamo con un bilancio di questi suoi otto anni al Genoa. «Sono fortunato e mi sento in debito: ho ricevuto più di quanto abbia dato. Tra i tanti doni che ho scartato c’è stata la possibilità di lavorare con Mimmo Criscito, il capitano che sostenevo le domeniche allo stadio. Una persona fantastica, gli auguro tutto il bene che si merita e sono certo che farà una grande carriera da allenatore. Ogni giorno ho l’opportunità di allenare dei ragazzi che poi sono arrivati in prima squadra al termine di un articolato percorso pluriennale: con loro era impossibile fallire gli obiettivi. Mi sembra giusto ed opportuno riconoscere anche ad Alberto Gilardino un ruolo di rilievo nei sei mesi che ha vissuto in Primavera. Il mister, artefice di due promozioni in un anno che andrebbero ricordate, ha contribuito sensibilmente alla crescita accelerata dei nostri ragazzi che sono giunti a calcare il campo della Serie A. Non dimentichiamo che il calcio non finisce in massima categoria, ma è costellato da altre serie che possono dare soddisfazioni e un futuro».

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