ESCLUSIVA PG, Antonio Bettanini: «La Fondazione e il Genoa avranno un rapporto ancor più stretto con Genova»

Il nuovo co-reggente spiega ai nostri microfoni una serie di progetti e idee. Tra questi: «Ho proposto un convegno internazionale che metta a confronto alcuni tra i club più importanti del mondo (Inghilterra, Italia, America latina) e le loro Fondazioni per ragionare su cosa fare di positivo negli anni a venire»

Bettanini
Antonio Bettanini con Denise Dardani console onorario di Gran Bretagna a Genova (Foto Genoa cfc Tanopress)

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A pochi giorni dalla sua nomina a reggente della Fondazione Genoa 1893 (l’altro è il professor Andrea D’Angelo), Pianetagenoa1893.net ha intervistato in esclusiva Antonio Bettanini, un professionista esperto nel settore della comunicazione. Ha tante idee e non soltanto legate alla storia del club più antico d’Italia, di cui ha curato le presentazioni per i 125 anni: Bettanini punta molto sugli aspetti sociali legati allo sport e su una serie di molteplici iniziative culturali.

Quando sono state decise le nomine del governo della Fondazione?

«Martedì scorso è stato completato l’iter; nella prima riunione del consiglio di indirizzo si è proceduto alla nomina del consiglio di reggenza, assieme ad Andrea D’Angelo, reggente, ne fanno ora parte Paolo Lavagetto, Roberto Martini, Luca Barabino ed il sottoscritto co-reggente in quota Genoa cfc».

Può illustrarci le linee guida e i suoi progetti?

«Tengo a sottolineare che la mia proposta sarà discussa con il nuovo consiglio: vorrei comunque proseguire la buona collaborazione tra Fondazione e Genoa, avviata nell’anno del 125º compleanno, e proporre temi che legano la cultura, le scienze allo sport. La Fondazione deve continuare a tramandare la memoria e la gloria del club attraverso il suo Museo, promuovendo la ricerca storica. E deve continuare a coltivare e mantenere vivo un rapporto con la città e i giovani. Come del resto ha saputo fare in questi anni grazie all’impegno di Giovanna Liconti. Giovanna ha saputo costruire un importante rapporto con la città dei musei e la città dei ragazzi e della scuola».

Ha anche qualche idea che sia diversa dall’operare nel campo della storia del Grifone e del calcio in senso stretto?

«Le fondazioni dei club più importanti svolgono una attività di charity. Il calcio e la sua ricca economia sono giustamente animati da una “filosofia del risarcimento” che intende – attraverso la popolarità dei suoi campioni – restituire a chi meno ha e a chi soffre, in particolare, uno spicchio di felicità. Il Genoa lo fa per il Gaslini. Da qui dobbiamo partire secondo me anche perché la cifra della genoanità conosca una attitudine positiva, quella delle buone opere. Il Genoa è stato campione di una città regina dell’economia nazionale, a fine ‘800. Deve impegnare la sua popolarità nell’aiutare oggi la ripresa della città. Dobbiamo sentirci parte attiva della rinascita di Genova».

L’attività culturale contempla anche la preparazione di dibattiti su argomenti mirati?

«I 125 anni del Genoa devono durare oltre l’anno. Dobbiamo uscire dalla logica della celebrazione una volta per tutte. Per questo fin dallo scorso anno ho proposto un convegno internazionale che metta a confronto alcuni tra i club più importanti del mondo (Inghilterra, Italia, America latina) e le loro Fondazioni per ragionare su cosa fare di positivo negli anni a venire. Lo potremo fare avendo a fianco la società. La popolarità dei calciatori sarà la piattaforma di lancio per tante cose buone per la nostra città. Saranno loro i testimonial di una Genova resiliente».

A proposito di conferenza, l’anno scorso il Genoa aveva preparato un ciclo su “Sport e scienza” assieme al Festival della Scienza: replicherete questa esperienza?

«Con gli amici del Festival della Scienza di Luciana Del Giudice e in particolare con il professor Diaspro che è un fervente genoano e lavora all’Istituto italiano di tecnologia, abbiamo immaginato una serie di confronti e contatti. A cominciare dalla riabilitazione per l’infortunistica nello sport: che vede l’Iit e la sua start up, Movendo, collaborare attivamente con il Genoa. Le possibilità e le proposte sono molte. È solo una questione di fantasia».

Ce ne può illustrare qualcuna?

«La Fondazione potrebbe aiutare i giovani con borse di studio dedicate alla ricerca storica, ma anche alle discipline che promuovono innovazione. Il comitato degli storici della Fondazione potrebbe appunto indicare nuovi percorsi di ricerca offrendo a giovani ricercatori borse per lavori dedicati allo sport, al calcio e al Genoa in particolare».

Ha sentito di recente il professor D’Angelo, l’altro reggente?

«Ci siamo scambiati un saluto affettuoso per telefono, ci vedremo presto».

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