Il 17 giugno del 1973 fu il giorno di Genoa-Lecco, la partita che sancì il ritorno del Grifo in serie A.
Le mie sono reminiscenze infantili e sono possibili non poche imprecisioni da parte mia. Ma quella marcia trionfale vide il suo apogeo proprio in Genoa-Lecco, ultima partita del campionato di serie B, giocata allo Stadio Luigi Ferraris davanti a 55.000 genoani, che salutarono appunto il ritorno del Grifo in serie A.
E per chi, come me, era presente alla suddetta partita, quella fu una giornata indimenticabile. È uno di quegli eventi, nella Storia del Genoa, il cui ricordo è stato tramandato di generazione in generazione. Infatti, anche a me è capitato spesso di parlarne ai miei nipotini.
Sin dalle prime ore del mattino, si iniziarono a vedere caroselli di tifosi nella parte a levante di Genova, con carovane di auto e moto bardate di rossoblù. Il flusso di tifosi del Genoa iniziava, infatti, ad incolonnarsi in Corso Europa, la lunga arteria della città che per una decina di chilometri si snoda da Nervi in direzione del centro. Nella Val Bisagno, dalle parti del Luigi Ferraris le scene furono più o meno le stesse. La gente dei “caruggi”, invece, prima di avviarsi verso lo stadio aveva pavesato di rossoblù ogni stradina e piazzetta del centro storico, senza ovviamente trascurare finestre e balconi. Anche dalle aree popolari e industriali della Val Polcevera e del ponente iniziavano a partire carovane di tifosi, incluso Sampierdarena che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, ai tempi aveva una serie di Genoa Club molto attivi in diverse zone di quel quartiere: al Fossato, alle Mura degli Angeli, all’Ospedale di Villa Scassi, e nel rione San Martino-Campasso, dove c’era la sede del Genoa Club Felice Levratto che, in occasione di quella partita, posizionò il proprio striscione nella curvetta della Gradinata Nord, lato tribuna.
I “Camalli”, invece, (quelli della Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie), si erano autotassati da diverse settimane, al momento dell’assegnazione dei turni, nella storica Sala della Chiamata a San Benigno e, alla fine, quella domenica si presentarono allo Stadio Luigi Ferraris con un grande striscione su cui c’era scritto: “I Portuali Genoani per un Grande Genoa”.
Intanto il tempo passava e lo stadio continuava a riempirsi. A due ore dal calcio d’inizio, il Ferraris era già gremito in ogni ordine di settore e di posto. Si stava stretti, ma proprio tanto stretti. Il programma prevedeva che la partita ufficiale di campionato fosse preceduta da una partitella della squadra giovanile, e in quella partitella si mise subito in luce un giovane Roberto Pruzzo, che allora era un diciottenne di grandi promesse. Finita la partita delle giovanili, fu la volta della liberazione di centinaia di colombi che dalla gradinata sud presero il volo verso il cielo in segno di speranza, seguiti da centinaia di palloncini rossi e blu che seguirono lo stesso percorso.
Prima dell’inizio della partita restava ancora tempo per un’esibizione di paracadutisti. Si lanciarono in cinque o sei da un aereo che sorvolava lo stadio. L’obiettivo era di atterrare nel cerchio di centrocampo e consegnare alla terna arbitrale il pallone della partita, ed effettivamente così fu, almeno per la maggior parte di loro. In effetti, ce ne fu uno che, forse tradito da una corrente maligna, non solo non riuscì ad atterrare nel centro del campo, ma, con la sua traiettoria mal controllata, passò al di sopra del tetto della tribuna e finì nel greto del Bisagno.
Terminata la parentesi dei paracadutisti, si poté finalmente dare il fischio d’inizio, davanti ad una Gradinata Nord che era un’apoteosi di bandiere rossoblù. I cori erano in sintonia con i tempi. Si cantava, ad esempio, “Noi vogliamo il Genoa in serie A, il Genoa in serie A, il Genoa in serie A”, sulle note di Yellow Submarine dei Beatles.
Fu creata anche una cartolina celebrativa (realizzata da Arturo Silvestri “Sandokan), di partecipazione all’evento, che veniva distribuita dalla tifoseria organizzata a tutti gli spettatori, al momento di varcare i cancelli. Chissà, magari c’è qualche tifoso del Genoa che quel ricordo l’ha conservato. Ormai sono passati quasi cinquant’anni e quella cartolina potrebbe essere considerata un pezzo da collezione.
La partita fu solo un dettaglio. In effetti, eravamo già in A da un paio di giornate, avendo pareggiato a Monza alla terzultima, e vinto la penultima a Catania per due reti a uno, con gol di Bordon e Corradi. Comunque, quel giorno Genoa-Lecco terminò 1 a 0, con marcatura di Sidio Corradi, a metà del secondo tempo.
E al triplice fischio finale, il serpentone umano di 55.000 spettatori, uscendo dal vecchio Ferraris, iniziò il suo cammino. Lungo il percorso si aggiunsero le migliaia di persone che non avevano trovato posto allo stadio: una marea umana, fatta di persone che procedevano a piedi, in auto o in motorino (e nei filmati dell’epoca si vedono anche tifosi a cavallo nelle strade del centro). La moltitudine rossoblù iniziò a percorrere la decina di chilometri che separa lo stadio, nel quartiere di Marassi, da Piazza de Ferrari, luogo simbolo della città, dove si celebrano le manifestazioni di lotta, ma anche quelle di festa. E quel giorno naturalmente si trattò di una grande manifestazione di gioia.
E poi ci fu la festa al Palasport e i fuochi d’artificio alla Foce, quartiere, tra l’altro, dove aveva sede la Trattoria Mentana, che, come ho già avuto modo di ricordare, nei primi anni Settanta era un luogo di ritrovo abituale dei cantautori genovesi e dei calciatori del Genoa. Passando di lì, nella stessa giornata, poteva capitare di incontrare Fabrizio de Andrè e Gigi Simoni, intenti a fare due chiacchiere col titolare.
Furono giorni felici. Si celebrava il ritorno in serie A che mancava da quasi una decina d’anni. Alla prima con l’Inter, tre o quattro mesi dopo, ci saremmo presentati in 25.000 a San Siro. Ma per il momento, si rendeva onore ai giocatori che avevano regalato la promozione al Vecchio Grifo.
Era il Genoa di Arturo “Sandokan” Silvestri: Spalazzi, il kamikaze; Manera, “cavallo pazzo”; Ferrari, cresciuto nel vivaio, che parlava in dialetto; Maselli, il mediano romano che sapeva impostare; Rossetti, il vecchio attaccante trasformato terzino; Garbarini, detto anche “Garben” o “Custer”, condottiero di mille battaglie; Perotti, l’ala destra dal gran senso tattico; Bittolo, l’uomo che marcò il grande Eusebio in Genoa-Benfica, del 1971; Bordon, centravanti di sfondamento; Corradi, l’ala sinistra col vizio del gol, il biondo capellone da tutti chiamato Sidio, che ancora oggi frequenta la nostra gradinata. E, soprattutto, si rendeva onore al Capitano di quello squadrone: Gigi Simoni, che da allora è entrato nel cuore dei tifosi genoani. Un grande centrocampista, autore, tra l’altro, di alcune reti decisive in quella stagione. Reti che portarono punti pesanti e che contribuirono in modo decisivo alla promozione.
Nella foto la cartolina celebrativa distribuita agli spettatori in occasione di Genoa-Lecco.
Massimo Prati: classe 1963, genovese e genoano, laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova, con il massimo dei voti. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale.
Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora come insegnante. Autore di un racconto, “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, pubblicata nel 2004 dalla casa editrice Fratelli Frilli; di un libro intitolato “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, edito nel 2017 dalla Nuova Editrice Genovese; di un lavoro sulla storia del calcio intitolato “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019; di una ricerca storica dal titolo “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020; della seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2020. Infine, coautore, con Emmanuel Bonato, del libro di didattica della lingua italiana, “Imbarco Immediato”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021.
È anche autore di numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “PianetaGenoa1893” e “GliEroidelCalcio”.