Epifania Radovana

Il serbo è rinato interpretando il vecchio ruolo del libero: intuizione coraggiosa di Ballardini

Radovan Radovanovic Messias Genoa
Messias contro Radovanovic (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Il vero colpo della campagna di riparazione invernale del Genoa, da dieci in pagella, è stato Davide Ballardini, richiamato poco prima di Natale per rimediare una crisi profonda inferta in parte dal coronavirus, in parte dagli episodi sfortunati e in parte della precedente gestione tecnica che di sicuro non passerà alla storia per carattere e lucidità tecnica. E con Ballardini, amatissimo dal Popolo genoano, la sua più arguta mossa tattica: l’arretramento in difesa di Ivan Radovanovic. Altro dieci in pagella. Una felice intuizione che ha fatto svoltare non solo il Grifone, forte di un metodista aggiunto a Badelj, già noto per il suo palleggio ordinato, ordinario e sicuro, ma anche Radovanovic stesso in un ruolo (teorizzato già da Andreazzoli e Thiago Motta in rossoblù) del tutto inedito per la carriera del serbo.

La principale scelta di Ballardini è densa di coraggio e non di qualunquismo, presunzione o, peggio, di superbia. Il collocamento difensivo di Radovanovic è, invece, frutto dell’audacia della personalità del mister romagnolo e nella fiducia incondizionata che esso nutre nei confronti del proprio spogliatoio: chissà quanti e quali altri allenatori lo avrebbero fatto “debuttare” appena due giorni dopo l’insediamento in panchina niente meno che nello scontro diretto con lo Spezia, sulla bocca di tutti per il bel gioco e non già per le trentasei reti subite nel solo girone d’andata, per di più nelle vesti di libero. In tal modo Ballardini ha dato un forte segnale alla squadra, come a dire: credo in voi, questo basta per vincere e per lavorare con serenità. Così è stato. Il Genoa è rinato. E con lui Radovanovic.

Quattro gol subiti (uno dei quali su rigore) da quando il serbo, praticante allenatore, fa il difensore centrale, cioé sette partite di campionato. Le ultime quattro con la porta inviolata, per la gioia di Perin, pure lui tornato su livelli altissi. Dai mugugni dei tifosi, molti dei quali prendevano di mira la sua proverbiale lentezza, a baluardo della retroguardia rossoblù. É l’Epifania Radovana. Ivan, che è tutto fuorché terribile, soprattutto per la spiccata affabilità fuori dal campo, si è rivelato: e il Genoa trae beneficio dall’innata capacità di guidare il reparto, di farsi ascoltare con autorevolezza e di essere decisivo nelle respinte di testa. Dietro la prende quasi tutte lui: se nell’altra metà campo pascolasse una prima punta fisicamente prestante, come Skuhravy, pronta a guerreggiare nei duelli aerei si comproverebbe un rudimento della teoria bagnolista, mai smentito dalle nuove istanze del calcio moderno. Il libero serve. Ecco Radovanovic, colpo della campagna di riparazione invernale.

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