Efficienza e profitto, le regole d’oro di 777 Partners per il futuro del Genoa

Strutture, vivaio e gestione del talento per raggiungere sostenibilità e risultati

Weiss Arciniegas Wander Genoa
Da sinistra Weiss, Arciniegas e Wander (foto di Gennoa CFC Tanopress)

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L’intervista di Wander concessa a O Globo, durata quasi un tempo di gioco, getta maggiore luce non solo sulla centralità del fondatore di 777 Partners, sempre educatamente sobrio nelle conferenze di Shevchenko e Zangrillo, ma anche sulla natura della compagine di Miami proprietaria del Genoa e presto anche del Vasco da Gama. Si tratta di una holding, dunque una multinazionale, che a differenza del fondo (Elliott-Milan o PIF-Newcastle, ad esempio) non raccoglie denaro di terzi investitori perché già ne dispone e, pertanto, è un soggetto scevro dalla loro influenza. 777 non copierà come uno scolaretto impreparato dal vicino di banco austriaco Red Bull, semmai il Salisburgo sarà foriero di spunti sul versante della salubrità del bilancio e della politica dei giovani; invero, la conduzione a raggiera degli americani possiede già dei tratti distintivi come l’acquisto di club storici, e non scatole vuote, e il rispetto della tradizione senza mutare colore e nome.

Il Genoa non è finito dentro una lavatrice di debiti che, una volta risanate le insolvenze, decide per la cessione immediata disimpegnandosi dalle eventuali conseguenze: lo scopo sociale di 777 è il lucro, come ogni azienda operante su questa superficie terracquea, ma rispetto alla folle precedente gestione le modalità di suo conseguimento non sono più unicamente ancorate al ricorso alla plusvalenza. L’investimento a lungo termine nel Genoa, ribadito più volte da Josh Wander, prevede la graduale creazione di un «ecosistema» virtuoso fondato sui capisaldi dell’efficienza, genitrice della sostenibilità, e della creazione di valore che porta profitto. Per raggiungere le vittorie di campo e di scrivania servono connessione con i tifosi come a Venezia, strutture quindi non soltanto un ammodernamento del Ferraris, e un settore giovanile ancora più forte di quanto già lo sia oggi sottoforma di pépinière de Gênoa senza un centro sportivo ma con dirigenti e tecnici di grande spessore.

Infine, il passo più importante del manifesto tracciato da Wander riguarda la squadra societaria che sarà quotidianamente chiamata a compiere delle scelte dalle quali discenderà una forma specifica di responsabilità. Gestire il talento significa anche venderlo al momento e al club giusto senza impeto di cassa al primo offerente ma con ponderazione «sul vantaggio economico, sulla redditività a lungo termine dell’operazione e sul costo a breve termine». Da ciò si deduce la totale fiducia in Johannes Spors, general manager che ha carta bianca in materia sportiva e che sarà il deus ex machina delle future versioni del Genoa, il cui principio ispiratore in materia di giovani di talento si può sintetizzare nella massima “Non ti voglio più vedere nel giro di quattro anni”, mica dopo sei mesi, peraltro costringendo i tifosi a cambiare il nome sulla maglia con il nastro adesivo. Cattive abitudini che presto saranno storicizzate.

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