Gianni Minà è morto quest’oggi all’età di 84 anni a seguito di una breve malattia cardiaca. A darne il triste annuncio è stata la sua pagina Facebook ufficiale: «Gianni Miná ci ha lasciato dopo una breve malattia cardiaca. Non è stato mai lasciato solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari. Un ringraziamento speciale va al Prof. Fioranelli e allo staff della clinica Villa del Rosario che ci hanno dato la libertà di dirgli addio con serenità».
Tra i più grandi del giornalismo italiano, Minà debuttò nel 1959 a Tuttosport (che lo vide direttore dal 1996 al 1998) mentre nel 1960 esordì in Rai collaborando alla realizzazione dei servizi sportivi sui Giochi Olimpici di Roma. Approdò a Sprint, rotocalco sportivo diretto da Maurizio Barendson, a partire dal 1965 si occupò di documentari e inchieste per numerosi programmi, tra cui Tv7, AZ, Un fatto come e perché, Dribbling, Odeon, Tutto quanto fa spettacolo e Gulliver. Dopo aver collaborato con Giovanni Minoli a Mixer, debuttò come conduttore di Blitz, programma di Raidue di cui fu anche autore, che accolse ospiti come Eduardo De Filippo, Federico Fellini, Jane Fonda, Enzo Ferrari, Gabriel Garcia Marquez e Muhammad Ali.
Minà seguì otto Mondiali di calcio e sette Giochi olimpici, oltre a decine di campionati mondiali di pugilato, fra cui quelli storici dell’epoca di Muhammad Ali. Nel 1987 Minà diventò famoso in tutto il mondo per un’intervista di sedici ore realizzata con Fidel Castro, il presidente cubano, per un documentario da cui viene tratto un libro: il reportage intitolato “Fidel racconta il Che”.
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