***É morto Diego Armando Maradona***

Fatale al Pibe de Oro un arresto cardiaco


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Ricordare la vita e le opere di Maradona non è semplice: occorrerebbe un’enciclopedia di numerosi volumi. Era nato in Argentina a Lanus e aveva tirato i suoi primi calci nell’Argentinos Juniors con cui aveva debuttato in prima squadra nel 1976 con la maglia numero 16 il 20 ottobre nella partita contro il Talleres, dieci giorni prima di compiere sedici anni. Nel 1981 si era trasferito al Boca Juniors con cui vinse il  Campionato Metropolitano di Apertura 1981. Poco dopo il Boca dovette privarsi del “Pibe de oro”, poiché non era in grado di pagare il suo trasferimento definitivo: era infatti arrivato in prestito. Il Barcellona propose un’offerta di un 1,2 milioni di peseta spagnole dell’epoca (pari a circa dodici miliardi di lire). L’ufficializzazione del trasferimento arrivò solo dopo i Mondiali del 1982, disputati proprio in Spagna e per i quali Maradona, al contrario di quattro anni prima, era stato convocato: l’Argentina fu eliminata nella seconda fase a gironi dall’Italia, grazie anche all’asfissiante marcatura di Gentile che non lo perse di vista per tutta la partita.

All’inizio, la sua esperienza spagnola non fu fortunata, anche a causa di un’epatite virale che lo debilitò a lungo. In seguito, nella stagione 1983-1984, con César Luis Menotti (ex tecnico della nazionale albiceleste) sulla panchina del Barça, cominciò meglio: a settembre, alla prima partita di Coppa delle Coppe contro la squadra tedesca del Magdeburgo, Maradona segnò una tripletta e la partita terminò 5-1. Alla quarta giornata di campionato, durante l’incontro fra Barcellona e Athletic Bilbao, mentre la partita era sul 4-0 a favore del Barça, Maradona subì un infortunio per un fallo del difensore dell’Athletic Andoni Goikoetxea Olaskoaga. Durante il suo infortunio il Barça vinse la Supercoppa spagnola nella doppia finale con l’Athletic Bilbao (1-3 all’andata il 26 ottobre 1983 e 0-1 al ritorno il 30 novembre 1983).

Ma il suo “matrimonio” con Napoli, con il club e la città, lo lanciò ai vertici della fama del calcio mondiale. La società del patron Corrado Ferlaino se lo aggiudicò con un’offerta di 13,5 miliardi di lire. Dopo l’undicesimo posto nel 1983-84, il Napoli di Maradona arrivò terzo nella stagione successiva: nel 1986-87, precisamente il 10 maggio (‘na sera di maggio come dicevano i napoletani) pareggiando con la Fiorentina al San Paolo vinse il primo storico scudetto. Quell’anno gli azzurri capitanati da Diego vinsero anche la Coppa Italia per un’altrettanto storica doppietta. L’anno dopo, purtroppo il Napoli non riuscì a bissare il successo: perse la conquista del possibile secondo titolo nelle ultime giornate, con il Milan che rimontò e scavalcò gli azzurri. Nel 1988-89 Diego portò il Napoli alla conquista della Coppa uefa, grazie a una fantastica cavalcata con cui eliminò Paok, Lokomotive Lipsia, Bordeaux, Juventus, Bayern Monaco e in finale lo Stoccarda (2-1 al San Paolo, 3-3 in Germania). Nel 1989-90 la rivincita sul Milan, con la conquista dello scudetto dopo un testa a testa con i rossoneri, risoltosi a favore del Napoli. In quegli anni, si ricorda che ha giocato al Ferraris contro il Genoa una sola volta nel 1989/90: fu marcato in modo perfetto da Torrente, segnò il goal del definitivo 1 a 1 su rigore dopo il provvisorio vantaggio di Fontolan. Invece, si ricorda il gol contro la Sampdoria all’87 il 30 gennaio 1988, con il terreno del Ferraris ridotto a un campo di patate per la pioggia battente.

Con la nazionale, Maradona vinse i mondiali del 1986 in Messico. Sono negli occhi di tutti gli amanti del football le immagini della “mano de dios” in Argentina-Inghilterra: il fuoriclasse colpì con la mano il pallone e batté il portiere Shilton. Nel 1990 la Seleccion eliminò l’Italia in semifinale ai rigori al San Paolo e poi perse la finale contro la Germania. L’anno dopo la favola del Pibe in azzurro terminò il 17 marzo 1991: dopo Napoli-Bari 1-0 risultò positivo ai test sulla cocaina e fu ceduto, al termine della squalifica nel 1992, al Siviglia. Nel 2000 il Napoli aveva stabilito che mai più nessun calciatore avrebbe indossato una maglia col numero 10 appartenuto a Maradona. Nel 2004, a causa del fallimento e della successiva iscrizione al campionato di Serie C1 e per il regolamento della numerazione delle maglie di quest’ultima, il Napoli fu comunque costretto a ristampare la maglia con quel numero, fino al nuovo ritiro nel 2006, grazie alla promozione in Serie B. Maradona poi risultò positivo all’efedrina nei mondiali ’94 negli Stati Uniti.

La sua carriera di allenatore ebbe il culmine come ct dell’Argentina, subentrando ad Alfio Basile. Dopo il vittorioso esordio, 1-0 alla Scozia, sotto la sua gestione l’Albiceleste subisce la sconfitta più pesante nella storia delle qualificazioni mondiali, un 6-1 contro la Bolivia penultima in classifica: ciononostante, la selezione si qualifica per il Mondiale sudafricano all’ultimo turno, battendo l’Uruguay in trasferta per 1-0. Seguono due mesi di squalifica inflitti dalla FIFA al CT, reo di aver insultato i giornalisti che avevano messo in dubbio le sue capacità da tecnico. In Sudafrica, dopo un inizio convincente grazie a quattro vittorie consecutive, Maradona esce dalla rassegna ai quarti di finale per mano della Germania (4-0) ed è esonerato da CT.

Una vita piena di trionfi e di problemi: ma alla fine Diego, morto proprio nello stesso giorno di George Best (era il 2005) altra superstar tutta genio e sregolatezza, ha lasciato un segno incancellabile nella storia del calcio. E’ anche lo stesso giorno in cui morì quattro anni fa il suo amico Fidel Castro.

Marco Liguori

PS. stasera Diego ritroverà nel paradiso del football Peppino Pacileo, il grande giornalista del quotidiano Il Mattino che gli aveva rifilato un 3,5 in pagella dopo un Udinese-Napoli 2-2 nel 1990: si saranno sicuramente abbracciati e riconciliati.

Beppe Nuti con Diego Armando Maradona ai tempi del Napoli
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