Dopo la “grande speranza” di Sheva, attendiamo buone nuove da Spors sul mercato

Il Genoa è riuscito a fermare l'Atalanta sullo 0-0 grazie a un'ottima fase difensiva. Il plenipotenziario rossoblù è già operativo, pronto a giocare tutte le sue carte

Sirianni Preziosi
Vittorio Sirianni

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La “grande speranza”: ha definito così il pareggio del Genoa con la Dea, il sorprendente e sorridente Shevchenko. La speranza che davvero qualcosa si sia mosso in quel lago fermo e stagnante, come appariva il Grifo nelle ultime battute.

Il pari con gli orobici (davvero è arrivato una Dea, ma bendata come dicevamo alla vigilia) ha dimostrato almeno che questi giocatori, punzecchiati per le scadenti prestazioni passate, non hanno perso la loro dignità.

La prestazione, infatti, al di là di ogni riferimento tecnico-tattico, che in pratica continua ancora a non esistere, è apparsa legata soprattutto al cuore, alla determinazione, al coraggio, alla voglia di combattere fino allo spasimo.

Qualcuno ha definito la gara una “partita perfetta” (così Gianni Brera aveva definito lo 0-0) ma in effetti il Genoa ha giocato sì una partita perfetta, ma soltanto in chiave difensiva. Cioè ha retto l’urto delle truppe orobiche (per la verità nemmeno tanto potenti) con un’ordinata impostazione difensiva.

Uomo su uomo, marcatura stretta: è sembrato di vedere quel catenaccio tanto caro al Paron Rocco (anni ’60) che permetteva di creare quel “gioco all’italiana” tanto apprezzato anche a livello internazionale. Un catenaccio, però, attivo, attento e ordinato, come modulo vero di gioco, non come qualcuno lo aveva definito, confusione e accozzaglia difensiva, e che permetteva ripartenze decisive.

E infatti oggi, si subiscono tante reti perché non si è più capaci di marcare a uomo. Così come non si vede, nei corner, l’uomo sul palo (vedi il gol di Cuadrado a Torino).

Bene, dunque merito grande a Sheva di aver trovato il modo di fermare una delle squadre più forti del campionato. Ma ora bisogna pensare a dare un senso a tutta la squadra. Non è pensabile che a ogni partita, centrocampisti e attaccanti facciano i difensori e continuino a dare apporti difensivi, senza poter toccare una palla da infilare in rete.

E infatti, dice Sheva, ora partendo da questo punto che ci fa respirare, cominceremo in nostro nuovo campionato, con l’arrivo di nuovi aiuti dal mercato (non aiutini si spera).

Da questo pareggio, comunque, si è capito che poi non tutto il “cesto” dato da Preziosi era composto da…mele marce. Vi sono alcuni frutti niente male, come ad esempio Melegoni ed anche Portanova, che pare abbia la genoanità dentro di sé.

Ma chi arriverà? La speranza è che venga svolta una campagna invernale accorta e funzionale, senza prendere giocatori infortunati oppure non pronti per essere schierati. Gli americani hanno promesso giocatori di qualità: così il plenipotenziario Spors si sta muovendo verso alcuni interessanti obiettivi. Già si è detto di Vecino dell’Inter, un contatto c’è stato com Castillejo del Milan. Si parla poi di Yunes, giocatore del Napoli in prestito all’Eintracht Francoforte. Sheva pare abbia già fatto alcuni nomi che piacerebbero come Miranchuk, nazionale russo in forza all’Atalanta.

Vedremo: l’importante sarà che questi acquisti risultino funzionali alle vere esigenze tecniche della squadra. Singolarmente tutti questi nomi sono rispettabili, individualmente positivi: v’è da verificare se saranno funzionali al gioco di Sheva e alle due impostazione tattiche.

Oggi il Genoa ha 32 giocatori, ma non una squadra. Meglio averne 22 e una formazione compatta e con una sua identità.

La grande speranza di Sheva, dunque, sarà vissuta ora in questi 15 giorni di pausa. Il tecnico se ne andrà in famiglia con sorriso sotto l’albero, sa di poter mangiare il panettone a fine anno. Dunque, pronto al nuovo campionato rossoblù ci sarà, guarda caso, il Sassuolo che aspeta. Non si comincia davvero male.

Vittorio Sirianni

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