Una tradizione lunga vent’anni i cui frutti maturano anche nel terzo decennio del Duemila. É il buon lavoro del vivaio del Genoa, la componente inscindibile che più di una volta è intervenuta in soccorso del club. Esiste una costante, come in matematica: lanciare almeno un giovane all’anno. Una costante rossoblù rispettata negli anni d’oro (Mandragora debutta e cancella Pogba), così come nei periodi più bui della storia recente del Grifone (Cambiaso). In fondo, il fine del calcio è vincere o creare valore. Il Genoa e il suo vivaio dalla vena aurifera si iscrive di diritto a questo secondo casato di società che meriterebbero una medaglia al valore sportivo.
Vent’anni, appunto. Sono tre generazioni di calciatori, due cicli distinti nella cronistoria di un club di calcio. Una vita per chi l’ha vissuta battendo l’appennino e la costa, accogliendo persino dal mare, senza confondere la provenienza, la storia famigliare e il sangue calcistico del profilo da scegliere. Quanti calciatori ha formato il Genoa, quante storie ricche di fascino ha proposto alla ribalta del grande calcio italiano: l’ultima quella di Masini, dalla paura di perdere una gamba fino a segnare il primo gol in Serie A al debutto da titolare. E quanto vivaio rossoblù c’è stato nell’ultimo Roma-Genoa: trecento partite giallorosse di El Shaarawy, il lampo di Masini ma anche Kassa e l’esordio di Lorenzo Venturino, talento arenzanese classe 2006.
Divertendosi a spaziare nel tempo e nelle carriere dei tanti talenti proposti dal Grifone si può arrivare a stilare persino tre Top 11. La prima è quella dei ragazzi rossoblù nati negli Anni ’90 disposta con un 4-3-2-1 in ordine non così troppo rigoroso, modulabile anche in un 3-5-2 alzando il terzino destro e allargando il Faraone a tutta fascia: Perin; Ghiglione, Bani, Altare, Polenta; Sturaro, Cofie, Mandragora; El Shaarawy, Zaniolo; Boakje.
Lo stesso gioco si può effettuare anche raccogliendo il fiore dei primi Anni 2000 che giunge fino ai giorni nostri proponendosi in un 4-3-3 di pura qualità e modernità nelle due fasi di gioco: Drago; Candela, Marcandalli, Ahanor (2008), Cambiaso; Masini, Rovella, Lipani; Venturino, Pellegri, Ekhator. Una formazione che potrebbe parlare da sola in Serie A avendo fisicità, palleggio, senso della posizione e del gol, gioco aereo e progressione palla al piede. Non basta? Il nuovo millennio è stato così generoso con il Genoa, o forse chi l’ha servito ha avuto l’acume di intercettarne ogni piega, che si può arrivare a scrivere una seconda squadra Top 11 declinabile in un arioso 4-2-3-1 a trazione anteriore: Russo; Lovato, Calvani, Serpe, Boci; Besaggio, Kallon; Fini, Moro, Accornero; Bianchi.
Nei 33 calciatori indicati ci sono 29 italiani, 16 dei quali sono liguri e quasi tutti genoani: territorialià e appartenenza. Nel corso di questi vent’anni il fulgido vivaio del Grifone ha portato 11 ragazzi a esordire nelle varie Nazionali maggiori, 16 stanno giocando in prima serie e 14 in seconda serie. Il patrimonio passato, presente e futuro del Genoa è scritto.