Criscito e Schöne, campioni del Genoa criticati per errori dal dischetto

Nel calcio undici metri non è solo spazio tra vittoria e sconfitta

Criscito Genoa Schöne
Il gol di Criscito (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Spesso la vittoria e la sconfitta distano appena undici metri. Lo sa bene Sanabria che probabilmente ancora oggi ha il sonno disturbato dal rigore fallito contro la Roma, l’anno scorso: la parata di Mirante costrinse il Genoa a giocarsi la salvezza con la Fiorentina, con la contemporanea pendenza di Inter-Empoli. Più di un anno dopo, la battuta del rigore è ancora un punctum dolens del Grifone? Ovvero non lo è mai stato? Le statistiche recitano: nove rigori a segno, tre falliti, due da Criscito e uno da Schöne contro il Milan (quando il capitano era uscito per infortunio), tutti calciati in porta ma intercettati da Dragowski, Sepe e Reina. Una volta con la gamba, due con le mani. Uno a destra, uno a sinistra e uno al centro.

Il primo rigorista è Criscito che a fine gennaio, al Franchi di Firenze, sbagliò la sua prima esecuzione in carriera, a 33 anni, dopo averne infilati tredici su tredici tra Zenit e Genoa. Il capitano rossoblù trovò, poi, riscatto dopo appena sette giorni, a Bergamo, con il famoso indice alla bocca esibito alla ruggente curva atalantina. Infine, è storia recente, l’errore contro il Parma, con il Grifo sotto di un gol ma in evidenti ambasce: Sepe tocca il pallone che bacia il palo e rotola altrove. L’errore dal dischetto, cumulato all’emotività della pesante sconfitta per 4-1, ha posto Criscito sul banco degli imputati del caotico “tribunale dei social” che, una volta di più, ha perso un’occasione per fare bella figura.

Nel calcio non esiste critica più infondata di quella recapitata a un serio professionista che sbaglia perché il portiere avversario è stato più arguto di lui. Una critica, perciò, doppiamente distruttiva poiché, in primis, lede il tiratore e, in secondo luogo, ignora la bravura di chi gli sta dinanzi. É possibile che a Genova il metro che misura un campione plurititolato come Schöne sia lungo undici metri? E quello che affonda Criscito, capitano esemplare, non arrivi a un millimetro di più? Undici metri non è solo la distanza tra vittoria e sconfitta. É anche lo spazio che separa l’assoluzione con formula piena dalla condanna definitiva.

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