Corsa presidenziale: alla ricerca di un alfiere dello Stile Genoa

Il nuovo vertice rossoblù parlerà con i genoani e non ai genoani

Genoa Genoa-Ascoli
La Gradinata Nord (Foto Genoa cfc Tanopress)

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I sondaggi sul web certo non hanno la presunzione di imprimere un’approvazione politica a taluni candidati, considerato il loro spessore professionale, ne tanto meno raffigurano una collezione di voti di simpatia o sberleffo tra amici. Tuttalpiù essi per tenore si possono accostare, di certo non sovrapporre, a un referendum consultivo effettuato interrogando i tifosi che, proseguendo nel parallelo repubblicano, sono come la base elettorale dalla quale emergono le preferenze e le intenzioni di voto. I sondaggisti, poi, non sono indovini di professione che divinano il futuro, come ha ammesso recentemente lo stesso Mannheimer: «Non ne ho mai azzeccato una nella vita». Però dai sondaggi, compresi quelli relativi alla corsa per la sedia vacante di presidente del Genoa, peraltro molto ambita come la carica di direttore sportivo rossoblù per la quale si sono autocandidati o fatti candidare un treno di persone, possono dedursi alcune chiavi di lettura.

Innanzitutto la forza del Genoa è il proprio settore giovanile, repetita iuvant vista la grave lacuna denunciata nel pressoché stilisticamente perfetto comunicato d’acquisto del club più antico d’Italia. I sondaggi di Pianetagenoa1893.net parlano chiaro: sommando i voti di ciascun membro attuale e passato del vivaio si supera la soglia dei duemila voti, più del 34% dei voti unici complessivi (assestati a 5869, escludendo gli incerti). Con una percentuale di gradimento così alta questa particolare “coalizione” veleggerebbe con la maggioranza dei seggi nell’ipotetico Parlamento genoano e formerebbe un buon governo stabile. Merito di Claudio Onofri, il primo dirigente del Grifone a imporre alla società di contrattualizzare come professionista ciascun tecnico del giovanile, al suo degno successore Michele Sbravati, che saprebbe distinguere il singolo filo d’erba dei campi da levante a ponente, a Sidio Corradi, Luca Chiappino, Cristiano Francomacaro e ai non citati che parimenti rappresentano una grande fortuna quotidiana per il Genoa, pur raggiungendo le prime pagine soltanto con un trofeo vinto.

Il settore giovanile è l’unico asset patrimoniale permanente, una miniera riconosciuta anche a livello nazionale che alimenta la vena con competenze e profonda conoscenza del territorio: è normale che la tifoseria genoana, la cui voce andrebbe riposta al centro dei dibattiti e riascoltata senza superficialità, abbia scelto loro. Chiunque sarà il nuovo presidente, incarico prestigioso a prescindere dall’attribuzione di poteri decisionali – a dare indirizzo al club non è più una famiglia o un imprenditore ma una holding presente nel mondo – esso deve conoscere la piazza e altresì incorporare lo Stile Genoa con sobrietà, eleganza e orgoglio: un alfiere unitario e istituzionale, non un istituto di credito, chiamato a vivere a stretto contatto con le assemblee e le iniziative popolari dell’ambiente genoano per ricompattarlo dopo le profonde fratture degli scorsi anni. Il nuovo vertice rossoblù parlerà con i genoani e non ai genoani: la differenza è sottile ma sostanziale.

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