Sabato 28 dicembre 2019, a una settimana dalla sconfitta per 0-4 allo stadio “Giuseppe Meazza” di Milano contro l’Internazionale, il Genoa ufficializzò l’esonero dell’allenatore italobrasiliano (in ragione delle origini venete – più precisamente della rodigina Polesella – del ramo paterno della sua famiglia) Thiago Motta Santon Olivares «Thiago Motta» e l’assunzione di Davide «Didi» Nicola, il quale prendeva la direzione tecnica della squadra ultima in classifica con soli undici punti raccolti nelle prime diciassette partite (i primi cinque – in otto incontri – erano stati conquistati sotto la gestione di Aurelio Andreazzoli). Il primo «banco di prova» per il terzo allenatore stagionale dei rossoblù, che sarebbe riuscito a salvare il Genoa conquistando ventotto punti in ventuno partite (media di 1,333 ad incontro, nettamente superiore allo 0,625 di Andreazzoli e allo 0,666 di «Thiago Motta»), era rappresentato dalla gara interna di domenica 5 gennaio 2020 contro il Sassuolo, formazione dai consolidati meccanismi di gioco manovrato. Quel giorno parecchi fattori avrebbero contribuito a far sì che il risultato dell’incontro non fosse in linea con il suo andamento tecnico-tattico a lungo favorevole ai neroverdi emiliani, il cui allenatore Roberto «Roby» De Zerbi fece risalire alla direzione, da lui definita «chirurgica», dei due arbitri, quello in campo – Massimiliano Irrati di Pistoia – e quello al VAR – Aleandro Di Paolo di Avezzano –, la responsabilità della sconfitta (in effetti, tutte le decisioni nei casi dubbi erano andate, come si vedrà nel corso della cronaca, a favore dei padroni di casa, fossero esse giuste, discutibili o sbagliate).
Dopo soli cinque minuti di gioco Mattia «Airone» Perin, tornato a partire da quel giorno a difendere la porta genoana (l’estremo difensore di Latina era giunto nel «mercato di riparazione» in prestito dalla Juventus, a cui era stato ceduto un anno e mezzo prima), diede modo ai tifosi rossoblù di far capire che le poche presenze con i campioni d’Italia (tutte nella stagione agonistica 2018/2019) e i problemi fisici non lo avevano «arrugginito», volando a deviare con la mano sinistra un colpo di testa da sette metri dell’ivoriano Ahmed Junior «il Wesley Sneijder nero» Traoré I, servito da un traversone dalla «tre quarti» di destra di Tomas «Loca» Locatelli e non adeguatamente marcato dal danese Peter Ankersen (il centravanti degli ospiti Francesco «Ciccio» Caputo, appostato vicino al palo sinistro non ebbe la reattività necessaria per il «tap-in» al volo di destro, mancando la deviazione vincente di circa un metro). Poco più di una ventina di minuti dopo l’attaccante paraguayano Arnaldo Antonio «Tonny» Sanabria Ayala, ricevuto il pallone dal compagno di reparto, il nordmacedone Goran «Pandevmonio» Pandev, trovandosi spalle alla porta, pressato da Filippo Romagna, ebbe l’astuzia, spostando il pallone con l’esterno destro, di andarsi a cercare con il ginocchio destro il contatto con quello sinistro dell’equatoguineano con cittadinanza spagnola (è nato a Alcalá de Henares, a una trentina di chilometri da Madrid) Pedro Mba Obiang Avomo, che aveva incautamente allungato per un attimo la gamba sinistra, per poi ritrarla immediatamente, qualche centimetro dentro l’area di rigore: Irrati, che aveva visto da posizione ideale (essendo posizionato una decina di metri dietro) l’azione, non ebbe dubbi a decretare la massima punizione (confermata dal «silent check» del VAR), i cui estremi per la concessione non saranno stati «solari», ma nemmeno inesistenti, come avrebbe sostenuto nel dopopartita De Zerbi (“decisione scandalosa”), dando modo al capitano dei padroni di casa Domenico «Mimmo» Criscito di far esplodere di gioia la soprastante Gradinata Nord, mandando con un diagonale di interno sinistro il pallone nell’angolino basso (a circa trenta centimetri da terra) sinistro della porta difesa da Andrea «lo specialista» Consigli, che si era tuffato dall’altro lato. Tre minuti dopo essere passati in svantaggio, al 32’, quasi a voler onorare le maglie a strisce biancoverdi orizzontali indossate quella sera, rare nel calcio (simili a quelle dello Sporting Lisbona e del Celtic Glasgow) e tipiche del rugby, gli ospiti pervennero al pareggio con un’azione che in parte ricordò lo sport «cugino» del calcio, in cui con le mani non si può passare il pallone ovale in avanti: i due «coloureds» del Sassuolo nati nel Continente Nero, il ghanese Joseph Alfred «the Boss» Duncan e Traoré I, svilupparono un’offensiva sulla destra, con «verticalizzazione» per Caputo, che a tre metri dalla linea di fondo, spalle alla porta, passò il pallone all’indietro al tedesco (come la madre che lo ha procreato con uno statunitense afroamericano) Jeremy Toljan, che lo smistò all’indietro a Locatelli, il quale lo passò nuovamente all’indietro ad Obiang Avomo, che, liberissimo a sedici metri dalla porta, sfruttando il rimbalzo del pallone, fece partire una «demi-volée» di interno destro, la quale quasi sicuramente non avrebbe fruttato la rete, se quattro metri dopo non avesse cambiato l’originaria traiettoria, che presumibilmente avrebbe premiato il posizionamento al centro della porta di Perin, picchiando sul polso sinistro di Davide «Biro» Biraschi (Perin tentò di respingere con la mano sinistra il pallone, tuffandosi sulla sua sinistra, ma lo riuscì solo a sfiorare con le dita). Al 37’ Stefano Sturaro ebbe una doppia occasione per riportare in vantaggio il Genoa, ma il suo tiro di sinistro da tredici metri «di prima intenzione», sul passaggio rasoterra dalla destra del polacco Filip Jagiello, venne respinto a mani aperte da Consigli, che si fece trovare pronto a bloccare «in due tempi» a terra la sua successiva «demi-volée» di destro da sette metri, priva di forza, in quanto il pallone era rimbalzato a pochi centimetri dal piede sollevato del centrocampista matuziano.
Nella ripresa i primi minuti furono davvero problematici per il Genoa, che non capitolò per errori dei giocatori avversari (prima un passaggio non con la velocità adeguata di Duncan per Traoré I venne deviato sul fondo da Criscito, che sfiorò l’autorete, poi Caputo e Traoré I si ostacolarono, non concretizzando un’allettante occasione da rete) e venne «graziato» dell’espulsione di Sanabria Ayala (solamente ammonito), autore al 6’ di un insensato intervento in scivolata a centrocampo con il piede sinistro «a martello» sulla caviglia sinistra interna di Gian Marco Ferrari, che aveva appena passato il pallone in avanti a Traoré I in una fase tutt’altro che cruciale del gioco. Al 22’, su lancio «in profondità» di Locatelli, ci fu uno scatto in diagonale verso sinistra di Traoré I, che ebbe la meglio sul croato Marko Pajać ed arrivò sul pallone precedendo di una frazione di secondo Perin fattoglisi incontro, alzando, però, in maniera pericolosa la gamba sinistra all’altezza del petto e delle mani protese del portiere dei padroni di casa: il centrocampista africano reclamò la concessione della massima punizione, ma il ben piazzato Irrati, dopo essersi accertato che il pallone era finito ad Ankersen, preferì non fischiare alcun fallo concedendo la «regola del vantaggio», perché aveva correttamente valutato che Perin avesse subito l’irregolarità prima di commetterla. Otto minuti dopo il serbo Filip «il Cruijff dei Balcani» Djuričić, favorito da un rimpallo scaturito da un contrasto vinto da Traoré I sulla «tre quarti» di sinistra con l’argentino Cristian Gabriel «el Cuti» Romero, batté da nove metri con un diagonale rasoterra di interno destro nell’angolino sinistro basso Perin, tuffatosi dall’altra parte, gettando nella costernazione il pubblico di casa. Il solo Biraschi, che si trovava alla sinistra e dietro Djuričić, alzò il braccio destro per segnalare l’irregolarità involontariamente commessa dal «fantasista» del Sassuolo (tocco con la mano sinistra con l’avambraccio sinistro attaccato al corpo, che aveva impedito al pallone ribattuto sul primo tentativo di conclusione da Criscito, di «scappare», dopo essergli rimbalzato sul fianco sinistro), ma si era subito rassegnato, allargando fatalisticamente in aria anche l’altro, mentre altri suoi compagni di squadra (Criscito e il serbo Ivan «Rado» Radovanović) si mettevano le mani nei capelli, immaginando che quella sera sarebbe arrivata per il Genoa l’undicesima sconfitta in Campionato, equivalente a una «sentenza anticipata» di quasi sicura retrocessione in Serie B. L’arbitro VAR Di Paolo richiamò, però, Irrati a rivedere al monitor l’azione e, conformemente al regolamento che prevede che non ci si possa avvantaggiare, anche involontariamente, con tocchi di mano o braccia per effettuare una segnatura, la rete venne annullata. Dieci minuti dopo Criscito avviò a diciannove metri dalla porta genoana un contropiede sulla fascia sinistra, dopo essersi impadronito del pallone, sottraendolo con un intervento con il piede sinistro «a martello» sulla sfera e poi, sullo slancio, a «mordere» con i tacchetti la caviglia destra interna di Domenico «il Van Persie della Sila» Berardi (subentrato otto minuti prima all’ivoriano – per i natali dei suoi genitori – con cittadinanza francese – essendo venuto al mondo a Marsiglia – Jérémie Boga) sotto lo sguardo di Irrati, ben posizionato lateralmente (alla destra del capitano dei padroni di casa) a una quindicina di metri, che decise di non fermare l’azione per comandare il calcio di punizione a favore degli ospiti: dopo aver percorso, una volta ricevuto il passaggio da Criscito, quasi quaranta metri palla al piede, Andrea «Favo» Favilli (subentrato al 24’ della ripresa a Sanabria Ayala) fece partire con l’interno sinistro un passaggio filtrante rasoterra per Pandev, il quale con un tocco di esterno sinistro anticipò Consigli tuffatoglisi tra i piedi, che venne scavalcato dal pallone e con il suo corpo disteso per terra ostacolò l’attaccante balcanico, creando una situazione da potenziale calcio di rigore, che non si ebbe ragione di prendere in considerazione, perché Pandev, stramazzando al suolo, toccò con la guancia destra il pallone, che si infilò lentamente nell’angolino destro basso (era destino che quel giorno i tifosi presenti in Gradinata Sud vedessero violata la sottostante porta da segnature… di tipo rugbystico, visto che la rete della vittoria genoana assomigliò molto a una meta!). Per fortuna del Genoa l’intervento del VAR si limitò al «silent check», perché è ragionevole pensare che, rivedendo l’azione al monitor, Irrati avrebbe annullato la rete e comandato un pericoloso calcio di punizione dal limite dell’area di rigore a favore del Sassuolo. Al 44’ Favilli, al termine di un’altra sua «discesa» sulla sinistra, fece partire un gran tiro di sinistro a mezz’altezza da posizione defilata, a tredici metri dalla linea di fondo, sul «primo palo» su cui Consigli si fece trovare pronto a negargli la gioia della prima rete nel Genoa («la Torre di Pisa» avrebbe segnato il suo unico goal in incontri ufficiali nel biennio di militanza rossoblù tre giorni dopo in Coppa Italia a Torino contro i granata) e in Serie A, respingendo a pugni chiusi il pallone sul fondo. Non fu quella l’ultima emozione dell’incontro, perché durante il recupero, su un lungo rilancio di Locatelli, Pajać, che aveva la visuale schermata da Criscito e Ferrari, saltati in aria per colpire di testa – cosa non riuscita ad entrambi – il pallone, se lo vide arrivare sul braccio destro, che teneva aderente al corpo: in ossequio al regolamento, che discrimina la valutazione di tali situazioni a seconda del fatto che chi ne è coinvolto le abbia create nella propria o nell’altrui area di rigore, non venne concessa la massima punizione al Sassuolo.
Dopo il triplice fischio finale di Irrati, mentre i giocatori del Genoa correvano verso i tifosi della Gradinata Nord, che avevano molto palpitato emotivamente nei dieci minuti successivi alla rete di Pandev durante i reiterati attacchi del Sassuolo, a raccoglierne l’applauso e a condividerne l’esultanza e Nicola, prima di entrare negli spogliatoi, in piena «trance agonistica» gesticolava festosamente e rabbiosamente verso i sostenitori rossoblù presenti nei Distinti, Berardi, che era stato per tre minuti fuori dal campo dopo il tackle di Criscito, andò a protestare vivacemente nei confronti dell’arbitro pistoiese, che gli mostrò il cartellino rosso.
TABELLINO
Genova, domenica 5 gennaio 2020, Stadio “Luigi Ferraris”, ore 18:00
Genoa-Sassuolo 1-1 [Anticipo della XVIII giornata del Campionato Italiano 2019/2020]
Arbitro: Irrati [Pistoia]; Arbitro VAR: Di Paolo [Avezzano]
Spettatori: Ventunomila circa
Marcatori: nel 1° tempo al 29’ Criscito (G) su rigore, al 32’ Obiang (S); nel 2° tempo al al 40’ Pandev (G)
Genoa (3-5-2): 1 Perin; 14 Biraschi, 17 C. Romero, 4 Criscito; 32 Ankersen, 15 Jagiello (dal 27’ del 2° T.: 11 Behrami), 21 Radovanović, 27 Sturaro (dal 34’ del 2° T.: 29 Cassata), 33 Pajać, 18 Pandev, 9 Sanabria (dal 24’ del 2° T.: 30 Favilli). Allenatore: Nicola.
Sassuolo (4-3-3): 47 Consigli; 22 Toljan, 19 Romagna, 31 G. M. Ferrari, 77 Kyriakopoulos; 14 Obiang, 73 Locatelli, 23 Traorè I (dal 48’ del 2° T.: 18 Raspadori); 7 Boga (dal 32’ del 2° T.: 25 D. Berardi), 9 Caputo, 8 Duncan (dall’ 8’ del 2° T.: 10 Djuričić). Allenatore: De Zerbi.
Note: i tifosi della Gradinata Nord, che espongono lo striscione SA MORIR CHI CREDE. CIAO, CICO!, non incitano il Genoa nel 1° tempo in segno di protesta contro i provvedimenti di DASPO comminati a cinque tifosi rossoblù (a sostegno dei quali viene esposto lo striscione IL SILENZIO È PER VOI CHE SIETE DI NOI) per i fuochi d’artificio prima di Genoa-Sampdoria 0-1 di sabato 14 dicembre 2019; sul tiro di Obiang (S) che al 32’ del 1° T. riporta provvisoriamente il risultato in parità ci sono prima una deviazione con il polso sinistro di Biraschi (G), che cambia significativamente l’originaria traiettoria del tiro, e poi un’altra, nel non riuscito tentativo di respinta con la mano sinistra di Perin (G); al 30’ del 2° T. Djuričić (S) segna una rete che l’arbitro prima convalida e poi, chiamato dal VAR, annulla, dopo aver consultato il monitor, per un suo tocco del pallone con la mano sinistra; espulso al 52’ del 2° T., dopo la fine della partita, D. Berardi (S).
Stefano Massa
(membro del Comitato Ricerca e Storia del Museo della Storia del Genoa)