Correva l’anno 2018: il Genoa fu sconfitto 1-0 a Benevento

Il Grifone perse contro i giallorossi già retrocessi da tempo

Benevento e Genoa in campo (Foto Daniela Zappatore 12 maggio 2018)

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Una delle caratteristiche del calcio italiano degli ultimi trent’anni è stata quella di portare alla ribalta nelle prime due serie squadre che non avevano avuto una tradizione degna di nota: tanto per citarne alcune, dal ChievoVerona al Castel di Sangro, dal Frosinone al Sassuolo, dal Carpi al Benevento, che è stata l’unica in assoluto – al termine del Campionato 2016/2017 – ad aver conquistato con la prima partecipazione alla Serie B, provenendo da una categoria inferiore, la promozione in Serie A. Pertanto la discesa sul campo di Benevento per affrontare i giallorossi locali avvenne per il Genoa alla terza apparizione nell’impianto «architettonicamente gemello» del nuovo “Giovanni Romagnoli” di Campobasso (costruito sei anni dopo, nel 1985, sempre con direzione dei lavori affidata all’allora presidente dell’Ascoli, Costantino Rozzi, che aveva portato a termine quelli iniziati dalla ditta catanese Parasiliti a Benevento), dopo gli incontri, disputati da squadra ospite, in campo neutro con il Foggia nella Coppa Italia 1981/1982 e il Napoli nel Campionato di Serie B 2001/2002: nella prima circostanza – mercoledì 2 settembre 1981 – i rossoblù, che in precedenza avevano sorprendentemente sconfitto in casa 1-0 la fortissima Fiorentina, che fino a un quarto d’ora dalla fine del Campionato sarebbe stata a pari punti con la Juventus, poi vincitrice dello Scudetto, persero, pur attaccando per tutta la partita, la possibilità di qualificarsi ai Quarti di Finale della Coppa Italia, che avrebbero acquisito quel giorno con la vittoria contro il Foggia, non riuscendo a violarne la porta (l’incontro si disputò di pomeriggio e i viola alla sera, avendo la meglio per 2-0 in casa sul Varese, si avvicinarono al Genoa, che avrebbe riposato nell’ultima giornata, agganciandolo quattro giorni dopo, grazie al successo interno per 4-0 sui Satanelli, che solamente dagli uomini di Luigi «Gigi» Simoni non erano stati sconfitti, in testa alla classifica del VI Girone Eliminatorio e sorpassandolo per miglior differenza generale, che era il criterio che risolveva le situazioni di parità di punti in classifica); nella seconda occasione – domenica 13 gennaio 2002 – contro i partenopei, gli ospiti, passati in vantaggio al 9’ della ripresa con un’autorete dell’ex rossoblù Oscar «Mago Merlino» Magoni, vennero rimontati con una rete di Mauro «il 4 x 4» Bonomi al 30’ e una di Mattia «Graffio» Graffiedi al 40’. Tornati sedici anni dopo nell’impianto beneventano, che da martedì 2 novembre 2010 non si chiamava più “Santa Colomba”, ma “Ciro Vigorito”, in onore dell’amministratore delegato del Benevento, deceduto sette giorni prima a settantuno anni, i rossoblù non ebbero miglior fortuna nella città ribattezzata dai Romani dopo la vittoria militare del 275 a.C. sul re epirota Pirro I, alleato dei Tarantini, dei Sanniti e dei Siracusani, Beneventum al posto del precedente Maleventum, nome che meglio si attaglia ai risultati finora ottenuti dal Genoa nelle sue tre apparizioni nel capoluogo della provincia nordorientale della Campania.

La formazione sannitica aveva avuto un impatto choccante con la stagione agonistica più attesa dai propri tifosi nella sua storia, venendo subito eliminata in Coppa Italia con un pesantissimo 0-4 casalingo dal Perugia e perdendo le prime quattordici partite di Campionato. Poi, dopo il pareggio casalingo per 2-2 contro il Milan ottenuto grazie a un colpo di testa in extremis del portiere Alberto «Colibrì» Brignoli, aveva avuto un rendimento dignitoso, ottenendo nelle successive ventuno partite quattro vittorie casalinghe (1-0 al ChievoVerona, 3-2 alla Sampdoria e al Crotone e 3-0 all’Hellas Verona), due pareggi (2-2 in trasferta contro il Sassuolo e 3-3 in casa contro l’Udinese) e il prestigiosissimo 1-0 in casa del Milan, che a fine campionato sarebbe stata l’unica delle diciannove avversarie a non aver vinto almeno uno dei due incontri con la «matricola» campana. L’ormai salva formazione allenata da Davide «zio Balla» Ballardini sr. si presentò in quel sabato 12 maggio 2018 a Benevento come casuale invitata alla «festa d’addio» alla Serie A dei giallorossi locali (che avrebbero concluso otto giorni dopo il campionato al “Marc’Antonio Bentegodi” con una sconfitta per 0-1 contro il ChievoVerona), dai suoi tifosi, che esposero in Curva Sud lo striscione, che citava la celebre canzone del 1991 del complesso musicale britannico dei Queen I’M NEVER GIVING IN, ON MITH THE SHOW… THE SHOW MUST GO ON ed era sormontato da cartoncini rossi e gialli, alternati da neri a comporre la scritta ULTRAS con quattro stendardi recanti le cifre dell’anno di fondazione – il 1929 – del sodalizio, speravano – come poi sarebbe accaduto – che si trattasse di un arrivederci, in quel modo sportivamente interpretata, come dimostrato a fine incontro dall’omaggio, fatto con cori ed applausi, alla loro formazione, come raramente è accaduto di vedere nel calcio italiano per squadre retrocesse.

Volendo dare un’ultima soddisfazione ai propri tifosi in quella comunque indimenticabile stagione agonistica, il Benevento cercò nel primo tempo più del Genoa di sbloccare il risultato, andandoci vicino con un colpo di testa, ad anticipare, su un calcio d’angolo battuto dalla sinistra da Enrico Brignola, Aleandro «il Cristiano Ronaldo della Garbatella» Rosi, dello svizzero-albanese Berat Ridvan «il Granatiere» Djimsiti, che mandò il pallone vicinissimo al palo destro al 19’, e, su un bel lancio in profondità del franco-senegalese Bacary Sagna, con un rasoterra diagonale di destro di Gaetano «Frecciarossa» Letizia, inseritosi in area di rigore, che mandò da sei metri dalla linea di fondo, in posizione defilata, il pallone a lambire il palo destro al 26’.

Per il pubblico più ricca di emozionanti occasioni da rete, equamente divise tra le due squadre, fu la ripresa: al 26’ l’attaccante italo-statunitense del Genoa Giuseppe «Pepito» Rossi, incuneatosi in area di rigore, dopo aver «mandato al bar» con una finta di corpo Sagna e Djimsiti (entrambi finiti per terra), sul «disturbo» del brasiliano Sandro Raniere Guimaraes Cordeiro «Sandro» all’altezza del dischetto del calcio di rigore, spostato di tre metri alla sua destra, fece partire un diagonale di esterno sinistro, su cui Puggioni si allungò in tuffo, respingendo con la mano destra il pallone, su cui si avventò l’italo-peruviano Gianluca «Sir William Wallace» Lapadula, che venne atterrato al momento del tiro da Bright «Velociraptor» Gyamfi (la scorrettezza, che avrebbe comportato anche l’espulsione del ghanese, autore di un «fallo da ultimo uomo» inspiegabilmente non venne rilevata sia dall’arbitro Daniele Chiffi di Padova sia dall’arbitro VAR Fabio Maresca di Napoli), dopodiché l’italo-colombiano Eddie Anthony Salcedo Mora, a sette metri dalla linea di fondo, spostato sulla sinistra, lasciò partire un tiro di interno destro privo della necessaria «cattiveria», su cui Puggioni si fece nuovamente trovare pronto a respingere in tuffo, in quell’occasione con la mano sinistra, permettendo a Djimsiti di «spazzare» l’area di rigore con un rinvio; al 28’, su un calcio d’angolo dalla sinistra di Brignola, Sagna schiacciò il pallone per terra e sul rimbalzo Djmsiti lo deviò con la testa da tre metri verso la porta, ma il portiere degli ospiti Eugenio «il pararigori» Lamanna ne cambiò con una deviazione con la mano sinistra l’originaria traiettoria, deviandolo sopra la traversa; al 34’, lo svedese Oscar «Lady Oscar» Hiljemark «triangolò» con Lapadula, che lo smarcò con un colpo di tacco di destro, permettendogli di presentarsi davanti a Puggioni, lanciatosi verso di lui in uscita bassa, e di effettuare un tiro di interno destro dall’altezza del dischetto del calcio di rigore, defilato di quattro metri a sinistra, con il pallone respinto a mani aperte da Puggioni in tuffo e ripreso dal belga di origine democongolese Stephane Richi Omeonga, il cui gran tiro di interno destro da venticinque metri indirizzò il pallone verso l’angolino alto sinistro della porta beneventana, che non violò, in quanto alzato sopra la traversa da una deviazione con la mano sinistra fatta con un prodigioso tuffo carpiato all’indietro da Puggioni; al 41’  Brignola, dopo aver sottratto nella propria metà campo il pallone ad Omeonga, superò in velocità il ghanese Isaac Cofie ed evitò nell’area di rigore avversaria grazie a una «veronica» con il tacco destro l’intervento difensivo di Davide Biraschi, offrendo con un tocco laterale di sinistro il pallone al «rigore in movimento» del centravanti maliano Cheick Tidiane «la Pantera» Diabaté (prelevato in prestito a gennaio del 2018 dalla formazione turca dell’Osmanlispor, alla sua ultima rete in Campionato, dopo le sette realizzate nei precedenti nove incontri), che, appena lo ebbe ricevuto, lo scaraventò con l’interno destro da un metro alla sinistra del dischetto del calcio di rigore nell’angolino alto destro, scatenando il tripudio dei tifosi locali.

TABELLINO

Benevento, sabato 12 maggio 2018, Stadio “Ciro Vigorito”, ore 18,00

Benevento-Genoa 1-0 [Anticipo della XXXVII giornata del Campionato Italiano 2017/2018]

Arbitro: Chiffi [Padova]; Arbitro VAR: Maresca [Napoli]

Spettatori: Quattordicimila circa

Marcatore: nel 2° tempo al 41’ Diabaté

Benevento (3-4-2-1): 81 Puggioni; 83 Sagna, 6 Djimsiti, 16 Tosca; 3 Letizia, 30 Sandro, 14 Viola I. 26 Parigini (dal 1’’ del 2° T.: 11 M. Coda); 99 Brignola, 8 Cataldi (dal 22’ del 2° T.: 18 Gyamfi); 25 Diabaté (dal 44’ del 2° T.: 60 Sanogo). Allenatore: De Zerbi.

Genoa (3-5-2): 23 Lamanna; 14 Biraschi, 17 El Yamiq, 5 Izzo; 20 Rosi (dal 28’ del 1° T.: 2 Spolli; dal 22’ del 2° T.: 74 Salcedo), 88 Hiljemark, 4 Cofie, 8 Bertolacci, 40 Omeonga; 45 Iuri Medeiros (dall’11’ del 2° T.: 49 Gi. Rossi), 10 Lapadula. Allenatore: D. Ballardini sr..

Note: trecento tifosi circa al seguito del Genoa; Puggioni aveva giocato nella Sampdoria in Campionato fino all’incontro esterno perduto 2-3 con l’Inter martedì 24 ottobre 2017 e in Coppa Italia fino alla partita persa in trasferta 2-3 contro la Fiorentina martedì 13 dicembre 2017; il pubblico beneventano applaude sportivamente Gi. Rossi al momento dell’ingresso in campo.

Stefano Massa

(membro del Comitato Ricerca e Storia del Museo della Storia del Genoa)

 

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