Correva l’anno 2015: il Genoa coglie un pari con l’Udinese

Alla terza gara disputata di sabato con i bianconeri, il Grifone non ottenne per la prima volta la vittoria

Sebastian De Maio (Foto Getty Images)

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Al “Luigi Ferraris” il Genoa ha affrontato tre volte l’Udinese di sabato, la prima – il 10 aprile 1993 – e l’ultima – il 4 aprile 2015 – nel giorno precedente la Pasqua (in Italia si è giocato in quel giorno per l’ultima volta nel 1978), e quella intermedia il 10 febbraio 2010. I bianconeri friulani, sconfitti in precedenza per 0-1 e per 0-3, sono andati a segno ed hanno incrementato la loro classifica solamente nell’incontro più recente, terminato 1-1, che sarà rievocato in questa rubrica.

All’interno di quello che è il suo terzo miglior Campionato del Secondo Dopoguerra (sesto posto finale, dietro solamente al quarto del 1990/1991 e al quinto del 2008/2009), il Genoa affrontò l’incontro con l’Udinese nel periodo meno brillante della sua ottima stagione agonistica, avendo ottenuto nelle quattro partite che lo avevano preceduto solamente due punti (i pareggi per 1-1 esterno contro la Sampdoria ed interno contro l’Empoli seguiti dalla sconfitta casalinga per 0-2 contro il ChievoVerona e da quella per 0-1 sul campo dei campioni d’Italia della Juventus). Solamente in quest’ottica si possono spiegare i fischi dei tifosi rossoblù che accompagnarono l’uscita dal campo dei loro beniamini al termine di un incontro sicuramente spettacolare.

Dopo una cinquantina di secondi un lancio in profondità dello svizzero Silvan «+ 1» Widmer per Stipe Perica, diede modo al centravanti croato degli ospiti, dopo aver vinto il duello in velocità sulla destra con l’italo-francese Sebastien De Maio ed essersi aggiustato durante la progressione il pallone con l’avambraccio sinistro, senza che la sua irregolarità fosse rilevata, di presentarsi tutto solo davanti al portiere Eugenio «il pararigori» Lamanna, bravo, dopo esserglisi fatto incontro in uscita bassa, a tuffarsi sulla sua sinistra per deviare il tiro di interno destro sul «primo palo» da dodici metri e poi ad impadronirsi del pallone prima che oltrepassasse la linea di fondo. Dopo quel «campanello d’allarme» il Genoa reagì, sfiorando la rete con due calci di punizione battuti «a foglia morta» all’11’ e al 18’ (il primo con l’interno destro dall’argentino Diego «el Monito» Perotti Almeira da diciotto metri, defilato sulla sinistra, con pallone che forse non sarebbe stata intercettato dal portiere Orestis Karnezis tuffatosi sulla sua sinistra, colpì la parte alta della traversa prima di terminare sul fondo; il secondo con l’interno sinistro da venti metri – da posizione defilata sulla destra – dall’altro argentino Alberto Facundo «Tino» Costa, rinforzo del calciomercato invernale, schierato per la prima volta dall’inizio al posto dello squalificato Andrea «Berto» Bertolacci, con pallone respinto sul fondo a mani aperte dall’estremo difensore ellenico degli ospiti, tuffatosi sulla sua destra) ed ottenendola al 19’ (su un traversone di sinistro dalla «tre quarti» di sinistra di Costa, il pallone fu conteso appena fuori dall’area di porta tra la testa del francese naturalizzato maliano Molla Wague e la spalla sinistra di De Maio, che sul rimbalzo fu il più lesto ad indirizzarlo in porta con l’esterno destro da quattro metri, dove vi entrò dopo essere passato sotto l’avambraccio sinistro di Karnezis, che lo sfiorò senza riuscirne a mutare l’originaria direzione). Da quel momento fino alla fine del primo tempo le occasioni da rete furono solamente per gli ospiti: al 22’, sfruttando un lancio in profondità sulla destra del «regista» brasiliano Guilherme dos Santos Torres «Guilherme», Widmer si involò, avendo la meglio sullo scatto nei confronti del francese naturalizzato marocchino Zakarya Bergdich, verso la porta rossoblù e, dopo aver effettuato uno «stop» a seguire con la testa, fece partire da posizione molto defilata a sei metri dalla linea di fondo, sul «disturbo» di De Maio, un diagonale di esterno destro di controbalzo con il pallone respinto in tuffo con la mano destra da Lamanna, tuffatosi sulla sua destra, che Perica, preso in controtempo a quattro metri dalla porta, non riuscì a ribadire in rete, ma solamente a far impennare con un tocco con il piede destro verso destra per il colpo di testa «a campanile» da cinque metri dello stesso Widmer, anche lui preso in controtempo nell’inerzia della sua corsa, che venne bloccato in presa alta dall’estremo difensore dei padroni di casa; al 30’, su calcio d’angolo battuto dalla destra dal paraguayano Ivan Rodrigo «er poro Piris» Piris Leguizamon, il francese Thomas Heurtaux ebbe a sei metri dalla porta la meglio in elevazione su «Super» Marco Borriello I e De Maio, ma indirizzò in maniera centrale sotto la traversa il colpo di testa, con il pallone che venne prontamente bloccato in presa alta da Lamanna; al 41’, servito all’indietro da Giampiero «il Guerriero» Pinzi, l’accorrente Piris Leguizamon lasciò partire da diciassette metri un gran tiro di esterno destro in diagonale, che andò sul fondo a un paio di metri dal palo destro.

Nella ripresa fu il Genoa la squadra ad avere il maggior numero di occasioni da rete, ma l’Udinese la sola a concretizzarne una: al 3’ un gran tiro di interno sinistro dello spagnolo Iago Falque Silva da ventitré metri mandò il pallone a sibilare a pochi centimetri dall’incrocio dei pali sinistro della porta difesa da Karnezis; al 9’ ci fu un’azione sulla sinistra di Perotti Almeira, che, dopo aver passato il pallone con un colpo di tacco del piede destro a Bergdich, si accentrò, ricevendo il servizio all’indietro di sinistro del compagno di squadra, che lo mise in condizione di far partire «di prima intenzione» da sedici metri un tiro di interno destro a mezz’altezza che, ancorché centrale, costrinse il semicoperto Karnezis a una non facile deviazione a mani aperte; al 12’, su cross rasoterra dalla destra di Iago Falque, Borriello I dentro l’area di porta cadde, perché sgambettato da Heurtaux e spinto da Wague, ma l’arbitro Pier Silvio Mazzoleni II di Bergamo tenne in tasca il cartellino rosso da estrarre nei confronti del difensore friulano che fosse stato riconosciuto colpevole del fallo da «ultimo uomo», decidendo in maniera incomprensibile, tra i fischi, gli ululati e gli improperi degli spettatori della soprastante Gradinata Nord e degli altri settori dello stadio, che il fallo era stato commesso dal centravanti dei padroni di casa, nelle cui fila faceva quel giorno l’esordio dall’inizio dell’incontro in quella sua terza esperienza genoana, di livello decisamente inferiore alle precedenti due (nei campionati 2007/2008 e 2012/2013); al 13’, gli ospiti sfiorarono il pareggio, quando un «morbido» cross di destro dalla destra a quattro metri dalla linea di fondo del francese Cyril Théréau venne deviato al volo di sinistro, sul «disturbo» del venezuelano Tomás Eduardo «el General» Rincón Hernández, dal greco (nato nella capitale albanese Tirana) Panagiotis «Fabrizio» Kone all’altezza del dischetto del calcio di rigore, due metri alla sua destra, di poco sopra la traversa; al 16’, un contropiede avviato sulla sinistra da Bergdich proseguì con il pallone smistato da Falque Silva, che in quel momento occupava la posizione di centravanti, a destra per l’accorrente Perotti Almeira, il cui tiro di sinistro dal limite dell’area di rigore, deviato dalla schiena di Piris Leguizamon, s’impennò, costringendo Karnezis ad effettuare un salto carpiato all’indietro per alzarlo sopra la traversa con la mano destra; al 22’, Widmer effettuò un traversone di destro dalla destra a pochi centimetri dalla linea di fondo e a un paio di metri dalla linea verticale dell’area di rigore, sul quale tentarono, senza riuscirvi, la deviazione in tuffo «Guilherme» (che costrinse Lamanna a «coprire» con un tuffo il «primo palo») e il rinvio di sinistro De Maio, favorendo sul rimbalzo del pallone l’indisturbato tocco vincente sotto la traversa al centro della porta da quattro metri con l’esterno del polpaccio destro da parte di Théréau; al 28’, una «bordata» centrale di sinistro da ventisette metri di Costa (non a caso soprannominato «el Cañon Zurdo», cioè «il Cannone Mancino») fu respinta a pugni chiusi da Karnezis; al 38’, su un tiro-cross rasoterra di sinistro leggermente all’indietro dalla sinistra quattro metri dentro l’area di rigore e a un metro dalla linea di fondo del francese naturalizzato senegalese M’Baye Babacar «Forever Young» Niang, subentrato da sette minuti a Borriello I, Piris Leguizamon, appostato poco prima del palo destro, con un maldestro tocco di destro rischiò l’autorete, mandando il pallone a sfiorare proprio quel palo.

TABELLINO

Genova, sabato 4 aprile 2015, Stadio “Luigi Ferraris”, ore 15,00

Genoa-Udinese 1-1 [XXIX giornata del Campionato Italiano di Serie A 2014/2015]

Arbitro: Mazzoleni II [Bergamo]

Spettatori: Diciottomila circa

Marcatori: nel 1° tempo al 19’ De Maio (G); nel 2° tempo al 22’ Thereau (U)

Genoa (4-3-3): 23 Lamanna; 14 Roncaglia, 8 Burdisso I, 4 De Maio; 21 Edenilson (dal 28’ del 2° T.: 33 Kucka), 88 Rincón, 20 Al. Costa, 18 Bergdich; 24 Iago Falque (dal 41’ del 2° T.: 16 Lestienne), 22 Borriello I (dal 31’ del 2° T.: 11 Niang), 10 Perotti. Allenatore: Gasperini.

Udinese (4-4-2): 31 Karmezis; 89 Piris, 75 Heurtaux (dal 12’ del 2° T.: 6 Allan), 2 Wague, 34 Gabriel Silva; 27 Widmer, 19 Guilherme dos Santos, 66 Pinzi 33 Kone (dal 23’ del 2° T.: 7 Badu); 9 Perica (dal 29’ del 2° T.: 10 Di Natale), 77 Théréau. Allenatore: Stramaccioni.

Nota: in Gradinata Nord compaiono gli striscioni 03-04-1905 03-04-2005 MUCHAS FELITACIONES POR SUS 110 AÑOS DE HISTORIA, HERMANOS XENENEIZES! (per il 110° compleanno del Boca Juniors di Buenos Aires); SOLIDARIETÀ AI PANTHERS!; CLUB AL SOLDO DELLE PAY TV, STADI VUOTI: È QUESTO IL CALCIO CHE VOLETE?!; CIAO, MAURI, VERO GRIFONE!; LA NORD SALUTA UN VECCHIO ULTRAS… CIAO, PASQUALE, FRATELLO PARTENOPEO!; RIPOSA IN PACE, GIORGIOS!; GIORGIOS VIVE!; nell’azione dell’1-0 sul tiro di De Maio il pallone è sfiorato con l’avambraccio interno sinistro da Karnezis, senza mutarne l’originaria direzione.

Stefano Massa

(membro del Comitato Ricerca e Storia del Museo della Storia del Genoa)

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