Le apparizioni di venerdì dei neroazzurri milanesi al “Luigi Ferraris” per affrontare i rossoblù locali prima di quella odierna sono state finora due ed entrambe nella condizione di campioni d’Italia in carica: Genova 1893-Ambrosiana «Inter» 3-0 il 21 aprile (festivo all’epoca del Fascismo, in quanto «Natale di Roma») 1939 e Genoa-Internazionale 0-1 il 29 ottobre 2010 (in questa rubrica verrà ricordato l’incontro più recente, che vide vittoriosa la formazione lombarda che in quel momento – il più alto della sua storia – era detentrice dei trofei della Coppa Italia, del Campionato Italiano, della Champions League e della Supercoppa Italiana, a cui prima della fine di quell’indimenticabile 2010 avrebbe aggiunto la Coppa del Mondo per clubs).
Il Genoa, che stava vivendo un inizio di stagione contraddistinto da «alti e bassi» che avrebbero portato dopo la successiva sconfitta con il medesimo risultato a Palermo al licenziamento dell’allenatore Gian Piero «Gasp» Gasperini e alla sua sostituzione con Davide «zio Balla» Ballardini sr., si schierò per affrontare i più titolati avversari (anche in considerazione della contemporanea indisponibilità di cinque esterni d’attacco: Giuseppe «Peppe» Sculli, Raffaele «Palla» Palladino, l’ungherese Gergely Rudolf, l’argentino Rodrigo Sebastián «el Trenza» Palacio Alcalde e il serbo Boško «il Tacco di classe» Janković), con un inedito modulo «a trazione posteriore», il 5-4-1, che non gli impedì comunque di avere un buon numero di occasioni da rete nel corso dell’incontro.
Fu l’Internazionale ad avere al 13’ la prima occasione da rete dell’incontro con un diagonale di interno destro rasoterra da ventuno metri circa dell’olandese Wesley «the Sniper» Sneijder, il quale in posizione centrale aveva ricevuto il pallone dal francese Jonathan «Speedy Gonzales» Biabiany, che glielo aveva passato dopo una bella azione personale sulla destra, in cui aveva dribblato Domenico «Mimmo» Criscito, Giandomenico «Giando» Mesto e il brasiliano Márcio Rafael Ferreira de Souza «Rafinha», con il pallone parato «in due tempi» dal portiere portoghese Eduardo dos Reis Carvalho «Eduardo». Il Genoa reagì otto minuti dopo con un’azione personale del suo centravanti Luca «Toni e Furmini» Toni, che, scattato sulla sinistra su un lancio di «Rafinha», venne affrontato, mentre si accentrava palla al piede, in un «uno contro uno» dal brasiliano Lucimar Da Silva Ferreira «Lucio», il quale non riuscì ad impedirgli una conclusione, a sedici metri dalla linea di fondo, in posizione defilata sulla sinistra, di interno destro a mezz’altezza, a cui si oppose, grazie a un plastico volo sulla sua sinistra, il portiere brasiliano Julio César Soares Espindola «Julio César» con una respinta con i pugni del pallone sul fondo. Al 30’, smarcato da un’illuminante «verticalizzazione» del ghanese Sulley Ali «Baghera» Muntari (subentrato all’infortunato argentino Esteban Matías «el Cuchu» Cambiasso Deleau), il camerunese con cittadinanza spagnola Samuel «il Re Leone» Eto’o Fils arrivò liberissimo e in posizione centrale a deviare con il piede destro il pallone verso la porta genoana, che non «inquadrò», mandandolo fuori di mezzo metro rispetto alla parte alta del palo sinistro, perché giunto con il «passo lungo». Clamorosa fu anche l’occasione da rete mancata al 41’ da Marco Rossi al termine di una «tambureggiante» offensiva dei padroni di casa che attaccavano verso la porta sottostante la Gradinata Nord: un tiro di sinistro da ventidue metri circa di Omar «Hannibal» Milanetto da posizione centrale venne ribattuto dalla schiena di Muntari, gettatosi «a corpo morto», la cui giocata difensiva «riattivò» la posizione dello spagnolo José Manuel Flores Moreno «Chico», altrimenti in fuorigioco di circa mezzo metro, il quale recuperò il pallone sulla destra prima che uscisse dal campo, facendo partire un traversone rasoterra, che trovò libero a sette metri dalla porta il capitano rossoblù, la cui conclusione rasoterra in diagonale di interno destro mandò il pallone fuori di tre metri rispetto al palo destro. Al 47’ ai danni del Genoa entrò in vigore ancora una volta «la legge non scritta» del calcio del «goal fallito, goal subìto»: ricevuto il pallone da Sneijder, Muntari, in posizione un po’ defilata sulla sinistra, fece partire a ventisette metri circa dalla linea di fondo un tiro di esterno sinistro che fece rimbalzare il pallone appena dentro l’area di porta, “tradendo” Eduardo, che non aveva ben impostato la postura del corpo per intercettarlo e che lo toccò, senza riuscire a respingerlo, con l’avambraccio destro.
Nella ripresa l’estremo difensore si riscattò parzialmente al 7’, quando in «uscita bassa» chiuse lo «specchio» della porta a una conclusione di destro di Biabiany, servito in posizione defilata sulla destra a sette metri dalla linea di fondo da una palla «scucchiaiata» di interno destro da Sneijder (dopo aver respinto il pallone con il petto, «Eduardo» se ne riappropriò dopo che era carambolato sulla coscia destra di «Rafinha»). Il Genoa sfiorò il pareggio, che avrebbe meritato (come «certificato» dal lungo applauso dei suoi tifosi al termine dell’incontro), soprattutto in due occasioni: al 33’ con un diagonale al volo di sinistro – dal punto di intersezione della lunetta con l’area di rigore – di Criscito, il quale si era accomodato il pallone sul piede preferito con uno stop di petto su lancio di sinistro da una trentina di metri in orizzontale di Milanetto, che mandò il pallone «a fare la barba» alla parte inferiore del palo sinistro della porta difesa dal 19’ del secondo tempo da Luca «il buon Luca» Castellazzi, subentrato a «Julio César», che aveva avuto uno stiramento alla coscia destra in uno scatto per anticipare Toni, e al 44’ con un diagonale di destro da posizione defilata sulla destra a undici metri dalla linea di fondo, di Richmond Boakye Yiadom (entrato in campo dieci minuti prima al posto di Rossi), che scagliò con un diagonale di destro il pallone ricevuto da una «spizzata» di nuca di Toni circa mezzo metro sopra la traversa (il pomeriggio del giorno seguente il non ancora diciottenne attaccante ghanese avrebbe giocato alla Sciorba, segnando la rete del secondo vantaggio, tutto il derby Primavera, vinto in extremis al 48’, un minuto dopo il secondo «aggancio» blucerchiato, grazie a una rete di Gianmarco Zigoni jr.).
TABELLINO
Genova, domenica 29 ottobre 2010, Stadio “Luigi Ferraris”, ore 20,45
Genoa-Internazionale 0-1 [Anticipo della IX giornata del Campionato di Serie A 2010/2011]
Spettatori: ventottomila circa
Arbitro: Banti [Livorno]
Marcatore: nel 1° tempo al 47’ Muntari (I)
Genoa (5-4-1): 1 Eduardo; 2 Chico (dal 13’ del 2° T.: 22 Destro jr.), 16 Ranocchia, 3 Dainelli, 13 Kaladze, 4 Criscito; 7 Mar. Rossi (dal 34’ del 2° T.: 25 Boakye), 77 Milanetto, 18 M. R. Rafinha, 20 Mesto (dal 13’ del 2° T: 36 Zuculini I); 9 Toni. Allenatore: Gasperini.
Inter (4-2-3-1): 1 Julio César (dal 19’ del 2° T. 12 Castellazzi); 13 Maicon, 6 Lucio, 25 Samuel, 39 Santon; 4 J. Zanetti, 19 Cambiasso (dal 18’ del 1° T.: 11 Muntari); 88 Biabiany (dal 38’ del 2° T.: 2 Cordoba), 10 Sneijder, 29 Coutinho; 9 Eto’o. Allenatore: Benitez.
Note: accolta dall’Associazione Clubs Genoani, una novantina di ragazzi delle scuole calcio dell’Inter visita nel pomeriggio il Museo della Storia del Genoa, mangia a una cena offerta dal Genoa ed assiste alla partita nei Distinti; nella Gradinata Nord compare lo striscione LA NORD RINGRAZIA MAKE A WISH PER IL DESIDERIO DELLA NOSTRA GRIFONCINA ASIA. Il tiro di Muntari, che, scoccato da circa 27 metri, dà la rete della vittoria all’Inter, viene toccato dall’avambraccio destro di Eduardo senza che ne venga mutata significativamente la direzione.
Stefano Massa
(membro del Comitato Ricerca e Storia del Museo della Storia del Genoa)