Correva l’anno 1993: nel primo derby di campionato in notturna il Genoa segnò la rete più precoce e pareggiò 1-1

Al gol di Ruotolo replicò Platt

Gennaro Ruotolo in azione

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Il Campionato 1993/1994 fu contraddistinto dall’ingresso «in punta di piedi» della pay-tv (TELE +) nel massimo Campionato (oltreché in quello «cadetto», in cui una delle dieci partite era anticipata la sera del giorno precedente la disputa delle altre nove), di cui veniva trasmessa in posticipo alla domenica sera la diretta di una delle nove partite delle sue prime ventotto giornate (l’unica eccezione fu l’anticipo delle ore 18,30 nel turno infrasettimanale di mercoledì 8 settembre 1993 di Juventus-Sampdoria, vinta 3-1 dai bianconeri; nelle ultime sei per non falsare la regolarità della competizione era prevista la contemporaneità, poi clamorosamente e farsescamente saltata all’ultima giornata con Parma-Piacenza anticipata a venerdì 29 aprile 1994 per la finale di Coppa delle Coppe, che i parmensi avrebbero giocato e perso 0-1 al “Parken Stadium” di Copenaghen contro l’Arsenal mercoledì 4 maggio, e i giocatori biancorossi ad assistere alla loro retrocessione in Serie B dalla Tribuna del “Giuseppe Meazza” due giorni dopo, visto che la Reggiana si era presa, anziché la «mano» (un pareggio che avrebbe rimandato a uno spareggio tra le due formazioni emiliane la decisione su quale avrebbe continuato a militare nella massima serie) «offertale» dal Milan, da due settimane «matematicamente» campione d’Italia per la tredicesima volta, il «braccio» (la vittoria «corsara» per 1-0 grazie a una rete di Massimiliano Esposito al 26’ della ripresa). Domenica 5 dicembre 1993 il Genoa, che poco meno di due mesi prima aveva festeggiato il Centenario della fondazione, fece nel derby il suo esordio nella televisione a pagamento (che funzionava con un decoder analogico attivato da un abbonamento).
Era la terza volta che un derby ufficiale tra le due grandi rivali del calcio genovese veniva teletrasmesso: la prima partita risaliva – come mi ha informato l’amico Marco Colla – a domenica 22 novembre 1953, quando i blucerchiati colsero grazie a un diagonale di destro al volo da distanza ravvicinata di Ennio Testa nella porta sottostante la Gradinata Nord allo scadere del primo tempo una vittoria esterna per 1-0 in Campionato (l’incontro, calendarizzato tre settimane prima della partita di Coppa Internazionale Italia-Cecoslovacchia 3-0, disputata nello stesso stadio domenica 13 dicembre, che fu la prima degli Azzurri trasmessa dalla televisione di stato, ormai giunta alla parte conclusiva delle sue trasmissioni sperimentali prima dell’esordio di domenica 3 gennaio 1954, servì alla RAI per fare «la prova generale») ed è presumibile che fosse stata vista – almeno a Genova e in Liguria – da poche decine di persone, che si erano già dotate del «piccolo schermo» nella fase «preistorica» della televisione italiana; la seconda, che avrebbe avuto modalità uguali alla prima (Sampdoria vittoriosa in trasferta per 1-0 con una rete segnata nella stessa porta di trentasei anni prima su calcio di rigore da Gianluca «Stradivialli» Vialli al 35’ del primo tempo), era valida per la Coppa Italia e venne trasmessa – stante l’inagibilità dei Distinti costruiti «ex novo» in vista della Coppa del Mondo 1990, in cui allo Stadio “Luigi Ferraris” si sarebbero disputati quattro incontri – da RAI 3 solamente in Liguria nel pomeriggio di mercoledì 30 agosto 1989.
Dei sessantatré (cinquantatré di Campionato e dieci di Coppa Italia) «Derbies della Lanterna» ufficiali che avevano preceduto quello di domenica 5 dicembre 1993 solamente uno si era giocato con orario programmato di sera (quello delle ore 20,45, centoventi minuti dopo rispetto alla prima indicazione): anche in quella occasione i rossoblù erano stati sconfitti 0-1 in casa da una rete (il «tap-in» di sinistro dopo otto minuti di gioco di Carlo «Biscia-goal» Bresciani dopo che il suo calcio di rigore era stato ribattuto dal portiere Sergio Girardi, tuffatosi sulla sua destra) segnata sotto il settore dei suoi tifosi più appassionati nell’incontro di Coppa Italia di mercoledì 30 agosto 1978.
Sotto tutt’altri auspici iniziò per gli uomini di Claudio Maselli la partita che si giocava a ventisei giorni dalla fine dell’anno del Centenario del sodalizio calcistico più antico d’Italia; dopo 36 secondi di gioco, infatti, il Genoa passò in vantaggio (è tuttora la rete più vicina al fischio d’avvio dell’arbitro nei derbies tra il Genoa e la Sampdoria), al termine di un’azione iniziata con un lancio lungo di Gianluca «Luca» Signorini sr. per il centravanti ceco Tomas «Fisico» Skuhravy, che venne contrastato ai limiti dell’area di rigore dall’italiano di padre russo (il soldato di Kiev Ivan Lukjanović Verchovod dell’Armata Rossa, prigioniero di guerra a Bolzano, Pisa e Modena, che non aveva voluto fare ritorno nell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche al termine del secondo conflitto mondiale) Pietro «lo Zar» Vierchowod ed anticipato dal portiere della Sampdoria – e titolare nella Nazionale Italiana, il cui Commissario Tecnico, Arrigo «il Mago di Fusignano» Sacchi, assisteva all’incontro in Tribuna d’Onore – Gianluca «The Wall» Pagliuca sr. di testa, il quale usò poco oltre la linea dell’area di rigore, dove non poteva utilizzare le mani quella parte del corpo che rientra raramente negli interventi di un portiere, proseguita con un colpo di testa a seguire e un dribbling da Gennaro «Gennarino» Ruotolo e da lui conclusa, ad anticipare un intervento di Moreno «Turbo» Mannini, con un beffardo ed angolatissimo diagonale di esterno destro da undici metri che si infilò nell’angolino sinistro basso della porta della Sampdoria. I blucerchiati reagirono immediatamente con una percussione al 2’ sulla destra di Attilio «Popeye» Lombardo sr. che servì all’indietro l’olandese Ruud Dil «Cervo che esce dalla foresta» Gullit, il cui tiro di interno destro da sei metri, in posizione leggermente defilata sulla destra e con il «disturbo» di Vincenzo Torrente sfiorò il palo destro della porta difesa da Gianluca Berti. Al 12’, su una punizione «a due», toccatagli da Mario «Marietto» Bortolazzi, Roberto «Lupo» Lorenzini con un angolato tiro di esterno sinistro da una trentina di metri costrinse Pagliuca a distendersi sulla sua destra per deviare il pallone, pericolosamente rimbalzatogli davanti, sul fondo. Al 37’ il serbo Vladimir «Mezzasquadra» Jugović con una rovesciata di sinistro, su cross dal lato sinistro dell’area di rigore di Gullit, mandò il pallone di circa mezzo metro sopra la traversa. Quattro minuti dopo, su un cross dalla tre quarti di sinistra di Alberigo «Chicco» Evani, l’inglese David «baronetto» Platt prima fece, anticipando di testa il capitano degli avversari Signorini sr., la «torre» per Lombardo sr., il quale, mantenuto in posizione regolare da Lorenzini, stoppò di petto «a seguire» il pallone e sul rimbalzo per terra lo tirò addosso con la punta del piede destro dalla linea dell’area di porta contro le ginocchia di Berti uscitogli incontro, e poi fu lesto ad indirizzarlo con un diagonale di controbalzo di destro nell’incustodita porta genoana.
Il Genoa, che sette giorni prima aveva perso 0-4 all’“Olimpico” di Roma contro la Lazio, non si accontentò del pareggio contro una squadra che lo sopravanzava nell’ultimo Campionato che premiava con due punti, anziché con tre, la vittoria, di nove punti in classifica, in testa alla quale, in coabitazione con Parma e Milan, si trovava con 19 punti, e cercò per tutta la ripresa, più della metà della quale giocata in superiorità numerica, di riportarsi in vantaggio, sospinto dal tifo della Gradinata Nord verso la porta sottostante alla quale attaccava. Al 2’ Bortolazzi, defilato sulla destra, con un calcio di punizione da circa trentaquattro metri battuto di esterno destro mise in crisi Pagliuca sr., che non riuscì a trattenere la sua conclusione diretta nell’angolino sinistro basso e venne salvato da una deviazione sul fondo di Vierchowod, che anticipò l’ungherese Lajos «il Magico Ungaro» Détari, e al 7’ Ruotolo, smarcato sulla destra da un colpo di testa del «fantasista» magiaro, dopo essersi allungato un po’ troppo il pallone con lo stop «a seguire» con la coscia sinistra si vide respingere il rasoterra di destro da sei metri da Pagliuca sr., tuffatosi verso i suoi piedi, con Vierchowod pronto a rinviare «alla viva il parroco!» di destro, fermando a quel punto le velleità rossoblù di affidare a Skuhravy la parte decisiva nel «remake» genoano della rete di Platt; al 16’ Détari, dopo essersi liberato con due dribblings di Mannini e Stefano Sacchetti, si vide respingere il diagonale di sinistro «a botta sicura» da quindici metri da un intervento con l’esterno sinistro all’ultimo momento di Vierchowod, che ribatté la sua conclusione in fallo laterale. Al 19’ un violento quanto insensato fallo (stigmatizzato nel dopopartita dallo stesso Gullit) di Roberto «Bobby goal» Mancini sr. su Fabio «il Bello» Galante (il difensore toscano, che fino a quel momento aveva perfettamente «francobollato» il capitano blucerchiato e in quel frangente aveva già passato il pallone sulla sua sinistra a Lorenzini, venne colpito da una tacchettata con il piede sinistro dal «Mancio» sulla tibia destra a quaranta metri dalla porta genoana; l’attuale Commissario Tecnico della Nazionale Italiana, resosi conto della gratuita brutalità del suo intervento, volle, prima di allontanarsi dal terreno di gioco, stringere la mano al direttore di gara) venne giustamente sanzionato dal signor Gianni Beschin di Legnago con l’esibizione diretta del cartellino rosso. Al 37’ un altro calcio di punizione battuto di destro da Bortolazzi un paio di metri più avanti e in posizione più centrale rispetto a quello di inizio ripresa, ma quella volta con una parabola «a spiovere» indirizzata a destra, mise di nuovo in difficoltà Pagliuca sr., quel giorno decisamente non in giornata di vena, che lo respinse goffamente con il petto, dando modo a Détari di calciare violentemente di sinistro da sei metri in posizione leggermente defilata sulla sinistra il pallone, che andò a sbattere contro la parte alta del palo sinistro (forse se avesse piegato maggiormente la gamba, rinunciando a parte della forza, probabilmente inutile, vista la distanza ravvicinata, l’ungherese avrebbe dato il meritato successo al Genoa, «ritagliandosi» un «paragrafo» nella sua storia).
Alla fine dell’incontro i giocatori del Genoa si rivolsero ai tifosi della Sampdoria ripetendo lo stesso sportivissimo gesto di applauso che Gullit aveva indirizzato alla Gradinata Nord prima che agli altri tre settori dello stadio al termine di una giornata in cui le due tifoserie avevano collaborato a una raccolta di soldi per la popolazione bosniaca che stava subendo l’attacco bellico della Serbia ed avevano preparato uno striscione GRILLO SINDACO! con riferimento al comico genovese «Beppe» (di cui all’epoca non si immaginava il futuro politico, ma che aveva appena fatto ritorno sugli schermi televisivi della RAI dopo cinque anni di «ostracismo» per le sue prese di posizione, poco gradite in particolare dai socialisti, all’insegna del “castigat ridendo mores” nei confronti della classe politica italiana negli ultimi anni della «Prima Repubblica») nel giorno in cui al ballottaggio delle vere elezioni comunali il polano (nel 1940, anno della sua nascita, Pola – che attualmente si chiama Pula ed è nella Repubblica di Croazia – era una città del Regno d’Italia) Adriano Sansa sr., candidato indipendente del centrosinistra, divenne sindaco di Genova, il primo eletto dai cittadini, sconfiggendo il candidato del centrodestra Enrico Serra della Lega Nord.

TABELLINO

Genova, domenica 5 dicembre 1993, Stadio “Luigi Ferraris”, ore 20,30
Genoa-Sampdoria 1-1 [Posticipo della XIV giornata del Campionato Italiano di Serie A 1993/1994]
Arbitro: Beschin [Legnago (VR)]
Spettatori: 39mila circa
Marcatori: nel 1° tempo al 36’’ Ruotolo (G), al 43’ Platt (S)
Genoa: 1 G. Berti, 2 Petrescu, 3 R. Lorenzini (dal 45’ del 2° T.: 13 Corrado), 4 Galante, 5 Torrente, 6 Signorini sr., 7 Ruotolo, 8 Bortolazzi, 9 Détari, 10 Skuhravy, 11 R. Onorati (dal 19’ del 2° T.: 15 Cavallo). Allenatore: Maselli.
Sampdoria: 1 G. Pagliuca sr., 2 M. Mannini, 3 M. Serena, 4 Gullit, 5 Vierchowod, 6 S. Sacchetti, 7 Lombardo sr., 8 Jugović (dal 40’ del 2° T.: 14 Salsano), 9 Platt (dal 45’ del 2° T.: 13 Invernizzi), 10 R. Mancini sr., 11 Evani. Allenatore: Santarini; Direttore Tecnico: Eriksson.
Note: le due tifoserie si uniscono in una raccolta di fondi per la popolazione bosniaca, che sta subendo l’attacco bellico della Serbia; all’incontro assiste il C.T. della Nazionale Italiana, Sacchi; espulso R. Mancini sr. (S) al 18’ del 2° T..; al termine dell’incontro i calciatori rivolgono sportivi applausi ai tifosi avversari
Stefano Massa
(membro del Comitato Ricerche e Storia del Museo della Storia del Genoa)

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