Correva l’anno 1984: la Juventus superò il Genoa grazie anche a un generoso rigore concesso da Agnolin

Platini lo ammise anche nelle interviste del dopopartita. I rossoblù avevano rimontato due volte: la gara terminò 4-2 per i bianconeri


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Domenica 26 ottobre 1980 con una doppietta di Francesco «Ciccio» Graziani sr. nell’ultima mezz’ora il Torino ribaltò lo 0-1 («firmato» da Franco «il Barone» Causio) con cui era andato al riposo, aggiudicandosi il «Derby della Mole». Sul risultato di 1-1 l’arbitro Luigi «Gigi» Agnolin jr. di Bassano del Grappa, che aveva all’inizio della ripresa annullato per un non dubbio fuorigioco la rete del raddoppio bianconero di Marco «Schizzo» Tardelli, si rivolse all’attaccante juventino Roberto «Penna Bianca» Bettega sr., dicendogli: “Adesso, se continuate a protestare, vi faccio un «mazzo» così!” e poi aveva concesso la seconda rete ai granata, dopo che il portiere Dino «SuperDino» Zoff era stato disturbato nella sua presa a braccia alzate dal tentativo di colpo di testa di Paolino «Puliciclone» Pulici in una maniera che era normalmente sanzionata come fallosa (il portiere della Nazionale Italiana, oltre al pallone, prontamente girato in porta da Graziani sr., perse la sua tradizionale calma al punto da dichiarare «a bocce ferme» negli spogliatoi di aver fatto un grande sforzo a non tirare un pugno in faccia all’arbitro bassanese dopo che era stato da lui ammonito per proteste). Pur avendo terminato la partita in undici, la Juventus pagò le proteste dopo il triplice fischio finale con le squalifiche per quattro giornate dell’italo-libico Claudio «Gento» Gentile e tre di Bettega sr. (ad entrambi ridotte a due) e di una di Giuseppe «l’Omino di ferro» Furino e di Tardelli, mentre Agnolin jr., che aveva confermato la frase intimidatoria attribuitagli da Bettega sr., non poté tornare in campo a dirigere un incontro fino a Brescia-Pistoiese 2-2 di domenica 1° marzo 1981.

Dopo quella burrascosa domenica la Juventus scese in campo in partite ufficiali a livello nazionale fino a sabato 31 dicembre 1983 per altre centoventotto volte (novantotto nel Campionato Italiano e trenta in Coppa Italia), avendo Agnolin jr. come arbitro solamente mercoledì 24 agosto 1983 nell’incontro di Coppa Italia pareggiato 2-2 a Bari. Il designatore arbitrale, il romano Alessandro D’Agostini, ritenne che fosse giunto il momento di far tornare ad arbitrare ad Agnolin jr. anche una partita di Campionato della Juventus e scelse la prima del 1984, quando la compagine allenata da Giovanni «Trap» Trapattoni ospitava il Genoa. I rossoblù dopo quattordici giornate avevano solamente 11 punti in classifica (raccolti con le due vittorie interne contro Torino e Catania e sette – quattro dei quali in trasferta – pareggi), ma, anche dopo la sconfitta che subirono al termine di una gara disputata in maniera «garibaldina» contro i bianconeri, avevano tre squadre dietro in classifica, come le avrebbero avute nella classifica del girone di ritorno (in cui totalizzarono 14 punti), ma questo non bastò a loro per salvarsi, in quanto soccombenti nella «classifica avulsa degli scontri diretti» (0-0 in casa e 1-2 in trasferta) con la Lazio, appaiata a 25 punti (per una sorta di nemesi tale situazione si sarebbe rivista in Serie A solamente trentacinque anni dopo, quella volta a favore del Genoa, che aveva vinto 2-1 in casa e 3-1 in trasferta contro l’Empoli).

Solamente a un quarto d’ora dalla fine la Juventus, che era stata rimontata per due volte, riuscì a mettere al sicuro il risultato grazie a un calcio di rigore generosamente concesso (come nelle interviste del dopopartita ammise la presunta vittima della spinta con il braccio sinistro sulla spalla destra del suo controllore Mario «Marietto» Faccenda, il fuoriclasse francese Michel «le Roi» Platini) da Agnolin jr. (molto meno «fiscale» qualche minuto prima nell’altra area di rigore per una più vigorosa spinta subìta da Paolo Benedetti) e trasformato da Paolo «Pablito» Rossi con un angolato diagonale di destro a mezz’altezza, su cui il portiere italo-jugoslavo (nato nell’attuale capitale della Bosnia-Erzegovina, Sarajevo, da padre italiano e madre serba) Silvano «Beara» Martina arrivò solamente a sfiorare il pallone con la mano sinistra. Il Genoa, privo del difensore centrale Nazzareno «il Nazza» Canuti e dei suoi due «registi» (quello titolare, l’olandese Johannes Wilhelmus «Jan» Peters, e quello «di scorta», l’ex juventino Fernando «Nando» Viola), infortunati, e dello squalificato attaccante Roberto «Dustin» Antonelli sr., rimpiazzato nell’occasione in maniera dignitosa dal brasiliano Francisco Chagas Elòia «Elòi» (fu quella una delle prove più accettabili del deludente sudamericano), che per la prima volta aveva messo nella distinta, assegnandogli la maglia numero 16, Stefano Eranio, il quale dieci giorni prima aveva compiuto diciassette anni, rischiò di andare subito – al primo minuto di gioco – in svantaggio, quando con un tiro-cross Domenico «Nico» Penzo mandò il pallone a «spolverare» la traversa prima che terminasse sul fondo e poi si salvò su una «bordata» su calcio di punizione del medesimo attaccante juventino con una respinta di Martina e il successivo rinvio di Vincenzo «Tarzan» Romano II. A metà del primo tempo, su un calcio di punizione assegnato ai padroni di casa un paio di metri fuori dall’area di rigore, Tardelli finse di passare il pallone ad Antonio «il bell’Antonio» Cabrini, che era vicino al suo fianco sinistro, ma, invece lo indirizzò in orizzontale a Platini, che si trovava, inspiegabilmente libero, una decina di metri alla sua sinistra: il tiro dell’«asso» transalpino di esterno destro subì una decisiva deviazione con il ginocchio sinistro di Giuseppe «Beppe» Corti sr., staccatosi dalla barriera rossoblù: forse perché era la sua settima rete consecutiva in altrettante partite, il goal venne assegnato al «fantasista» francese, ma, guardando il filmato, dalla dinamica del tiro si vede chiaramente che il pallone cambia direzione e si riabbassa, prendendo in contropiede Martina, il quale tenta, senza riuscirvi, di respingerlo con il piede destro (partendo dal presupposto che quelle segnature venivano catalogate negli anni Ottanta come autoreti e a dimostrazione del fatto che «la legge è uguale per tutti» sia un nobile principio che non sempre trova applicazione, anche nella seconda domenica dell’anno precedente, quella volta al “Luigi Ferraris”, le due squadre si erano incontrate e l’unico goal dell’incontro che aveva dato, su calcio di punizione battuto da Antonelli sr., la vittoria ai rossoblù era stato catalogato come autorete di Gaetano «Gai» Scirea, il cui tocco con la schiena aveva fatto inarcare e leggermente modificare l’originaria traiettoria). Nel giro di dieci minuti la Juventus venne ripresa (beffardo diagonale di sinistro da diciannove metri di Massimo «il nuovo Rossi» Briaschi I, a concludere al 29’ un contropiede avviato a centrocampo da «Elòi» con un passaggio sulla destra per Corti sr., autore dell’assist al «bomber» vicentino, che colse completamente impreparato l’estremo difensore della Juventus, Luciano «il miglior portiere di riserva d’Italia» Bodini) e si riportò in vantaggio (colpo di testa al 33’ da undici metri di Cabrini, che, superando nello stacco aereo Roberto «Roby» Bergamaschi, sfruttò il traversone di esterno destro dalla «tre quarti» di destra di Rossi ed approfittò dell’intempestiva uscita alta di Martina, che aveva cercato di respingere il pallone con il pugno destro). Allo scadere del primo tempo Bodini si riscattò in parte dell’incertezza sulla rete di Briaschi I, andando a deviare sul fondo in tuffo sulla sua destra un angolato «bolide» di interno sinistro di Roberto «Rambo» Policano.

Nella ripresa, dopo aver rischiato di essere «trafitto» per la terza volta da Tardelli, che aveva concluso con un tiro alto sopra la traversa dopo aver «triangolato» prima con Rossi e poi con Penzo, il Genoa pervenne per la seconda volta al pareggio al 14’, quando con un imperioso stacco di testa Benedetti, su un cross effettuato da sinistra a diciassette metri dalla linea di fondo da Policano, anticipò Cabrini oltre il vertice sinistro dell’area di porta a sei metri dalla linea di fondo, mandando con una «diabolica» parabola il pallone a scavalcare Bodini e ad infilarsi nell’angolino destro della porta juventina. La gioia degli ospiti per il pareggio durò solamente tre minuti, spegnendosi di fronte alla rete più bella della giornata, una «maledetta» «ante litteram» di Penzo da ventisei metri, che su calcio di punizione toccatogli da Cabrini, mandò con un «bolide» di esterno destro il pallone a «togliere la ragnatela» dall’angolino sinistro alto della porta genoana. Prima di capitolare per la quarta volta il Genoa ebbe al 22’ con l’intraprendente Policano, che avrebbe compiuto vent’anni esattamente sei settimane dopo (quando avrebbe amaramente festeggiato la sua tredicesima presenza assoluta e consecutiva in Serie A e il genetliaco con la terza ed ultima sconfitta interna del Genoa in quel Campionato), l’occasione di pareggiare, ma il terzino sinistro rossoblù, servito con un pallonetto dalla «tre quarti» di destra da capitan Claudio Onofri, dopo aver «addomesticato» il pallone con la coscia sinistra, lo spedì alto un metro sopra la traversa con una semirovesciata di sinistro ad otto metri dalla porta.

TABELLINO

Torino, domenica 10 gennaio 1984, Stadio “Comunale”, ore 14,30

Juventus-Genoa 4-2 [XV giornata del Campionato di Serie A 1983/1984]

Arbitro: Agnolin jr. [Bassano del Grappa (VI)]

Spettatori: trentaseimila circa

Marcatori: nel 1° tempo al 23’ autorete di G. Corti sr. (pro J), al 29’ Briaschi I (G), al 33’ Cabrini (J); nel 2° tempo al 14’ P. Benedetti (G), al 17’ Penzo (J), al 30’ P. Rossi (J) su rigore

Juventus: 1 Bodini, 2 Caricola II (dal 22’ del 2° T.: 14 Prandelli), 3 Cabrini, 4 Bonini sr., 5 Brio, 6 Scirea, 7 Penzo, 8 Tardelli, 9 P. Rossi, 10 Platini, 11 Boniek (dal 22’ del 2° T.: 16 Vignola). Allenatore Trapattoni.

Genoa: 1 Martina, 2 V. Romano II, 3 Testoni, 4 Faccenda, 5 Onofri, 6 Policano, 7 R. Bergamaschi, 8 G. Corti sr., 9 Elòi, 10 P. Benedetti, 11 Briaschi I. Allenatore: Simoni.

Note: il Genoa gioca con il lutto al braccio per la morte dell’ex dirigente accompagnatore Rattazzi; Penzo (J) segna la rete del 3-2 con un tiro da 26 m.; sul rigore di P. Rossi (J) che fissa il risultato sul 4-2 Martina (G) sfiora il pallone con la mano sinistra senza mutarne l’originaria traiettoria; al termine dell’incontro si verificano in via san Marino e in corso Giovanni Agnelli scontri tra le due tifoserie che portano al fermo da parte delle forze dell’ordine di due sostenitori rossoblù, uno minorenne e l’altro da poco maggiorenne, il quale, essendo stato trovato in possesso di armi improprie, viene tratto in arresto.

Stefano Massa

(membro del Comitato Ricerca e Storia del Museo della Storia del Genoa)

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