Correva l’anno 1982: Faccenda in extremis rimise il Genoa in “Paradiso” e il Diavolo milanista…in “Purgatorio”

La rimonta del Milan a Cesena indignò il pubblico napoletano, ponendo le basi del suo trentennale «gemellaggio» con quello genoano

Il gol segnato da Faccenda a Castellini che sancì la nascita del gemellaggio tra i tifosi del Napoli e del Genoa

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Domenica 16 maggio 1982 è una data storica per il Genoa, che non ha mai nel corso della sua ultracentenaria storia conquistato una salvezza così in extremis. Pareggiando domenica 4 aprile 1982 1-1 ad Ascoli Piceno il Genoa si era trovato al quartultimo posto (l’ultima posizione utile per non retrocedere in Serie B) con 20 punti dopo venticinque giornate e un punto di ritardo rispetto al Bologna, uno di vantaggio sul Cagliari e quattro sul Milan (il Como, ultimo con i suoi 13 punti, era sostanzialmente fuori da possibilità di salvezza). Nelle successive tre partite, che erano altrettanti «scontri diretti», i rossoblù di Luigi «Gigi» Simoni avrebbero dovuto affrontare il Milan in casa, il Cagliari in trasferta e il Bologna in casa (in tutti e tre gli incontri il Genoa passò in vantaggio, ma solo nell’ultimo, vinto 1-0, lo seppe mantenere, conquistando dei punti, mentre negli altri due subì delle rimonte, perdendoli entrambi per 1-2). Alla ventinovesima giornata i rossoblù sardi e liguri, rispettivamente vittoriosi in trasferta per 4-1 sull’Avellino e in casa per 2-0 sul Catanzaro, si trovarono ad avere un punto di vantaggio sul Bologna e due sul Milan, fermato al “Giuseppe Meazza” su un inopinato pareggio «a reti bianche» dal Torino di Massimo «Max» Giacomini (l’allenatore che aveva guidato per due stagioni agonistiche – nel 1979/1980 e nel 1980/1981 – i rossoneri, in Coppa dei Campioni nella prima e in Serie B nella seconda, dove erano precipitati a causa del «calcioscommesse», venendo esonerato al termine della penultima giornata, una volta che era stata «matematicamente» acquisita la promozione). Accurati studi matematici, basati su tali dati e sulla «classifica avulsa degli scontri diretti», dimostrarono che sulle ottantuno combinazioni possibili dei quattro incontri che vedevano impegnate le quattro «pericolanti» il Cagliari aveva settanta probabilità (86,42%) di salvarsi, il Genoa sessantasei (81,48%), il Bologna quindici (18,42%) e il Milan undici (13,58%). In realtà, a dispetto delle percentuali e del fatto che il Cagliari fosse l’unica delle quattro a giocare in casa, l’indice di difficoltà era inverso a quello meramente statistico, perché gli isolani ricevevano la Fiorentina appaiata in testa alla classifica alla Juventus, gli uomini di Luigi «Gigi» Simoni affrontavano il Napoli, che sperava in caso di vittoria e di contemporanea sconfitta della Roma a Udine di disputare contro i giallorossi lo spareggio per la qualificazione alla Coppa U.E.F.A., mentre i felsinei e i meneghini (i primi mai e i secondi solamente due anni prima, dopo aver concluso sul campo il massimo campionato al terzo posto, retrocessi in Serie B) giocavano contro l’Ascoli e il Cesena, rispettivamente sesto e – in coabitazione con l’Avellino – ottavo, che non avevano necessità di conquistare punti.
Come spesso accade nell’ultima giornata, quel giorno ci fu una «drammatica» successione di «colpi di scena», in cui non venne coinvolto il solo Cagliari, che mantenne per tutto l’incontro la propria porta inviolata (stante il successo per 1-0 della Juventus, quel giorno vincitrice per la ventesima volta del Campionato, a Catanzaro, i viola a causa del pareggio al “Sant’Elia” furono costretti a rimandare «sine die» i loro sogni di conquista del terzo Scudetto della loro storia).
Dopo soli tre minuti di gioco, il Genoa passò in vantaggio al “San Paolo” grazie a un colpo con la tempia sinistra da quattro metri di Massimo «il nuovo Rossi» Briaschi I, bravo ad anticipare il suo marcatore Giuseppe «pal e fierr» Bruscolotti a quattro metri dalla porta e a indirizzare, vanificando il tuffo del portiere Luciano «il Giaguaro» Castellini, il pallone nell’angolino destro alto, su calcio d’angolo, battuto di sinistro dall’ambidestro Pasquale Iachini dalla destra. Nove minuti dopo giunse la notizia, poco gradita dai tifosi genoani, che il Bologna era passato in vantaggio ad Ascoli Piceno con una rete di Roberto «Mozzo» Mozzini. La reazione dei partenopei, giudicata poco convinta dai loro tifosi, che alla fine del primo tempo li apostrofarono al grido di “Venduti! Venduti!”, produsse nel primo tempo un destro dai sedici metri di Claudio Pellegrini III e un sinistro a quattordici metri dalla linea di fondo, defilato sulla destra, di Massimo «Piedino» Palanca sugli sviluppi di un calcio d’angolo da lui battuto e respinto con i pugni dall’italo-jugoslavo (nato venerdì 20 marzo 1953 nell’attuale capitale della Bosnia-Erzegovina, Sarajevo, da padre italiano e madre serba) Silvano «Beara» Martina, che terminarono sul fondo, passando rispettivamente mezzo metro circa sopra il palo sinistro e a lato di quello destro. A consolidare la posizione di «virtuale» salvezza del Genoa arrivò al 42’ la rete di Oliviero «GAS» Garlini sr. per il Cesena.
Quarant’anni fa non esistevano strumenti per noi di uso quotidiano quali i telefoni cellulari, che possono permettere di far incominciare simultaneamente degli eventi. Il Genoa fu furbo a ritardare dopo l’intervallo l’uscita dagli spogliatoi, riuscendo a iniziare quattro minuti dopo il proprio secondo tempo rispetto a quelli delle rivali nella lotta per la salvezza, sicché i minutaggi delle reti della ripresa sui campi di Napoli, Ascoli Piceno e Cesena vanno parametrati, tenendo conto di quella «sfasatura» cronologica.
L’inizio della ripresa fu molto «garibaldino» da parte del Genoa, che cercò di mettere al sicuro il risultato con due tiri da lontano di Roberto «Roby» Russo al 2’ e Tiziano «il Principe» Manfrin al 3’, che rispettivamente terminarono di poco alto sulla traversa e tra le mani del portiere Castellini, tuffatosi a terra, e con un contropiede al 5’ di Briaschi II, che, dopo aver dribblato l’estremo difensore partenopeo, preferì, stante la posizione molto defilata in cui si trovava, non tirare in porta, ma servire il pallone all’accorrente Fabrizio «Picchia!» Gorin II, che lo calciò di poco fuori. Improvvisamente il Napoli assestò al Vecchio Grifone un terribile «uno-due» tra l’11’ e il 17’, che per quattro minuti – prima del pareggio ascolano di Fortunato Torrisi al 25’ – riportò il Bologna «in linea di galleggiamento»: due tiri di sinistro, di esterno, che si infilò in porta a mezz’altezza, quello dell’ex genoano Antonino Criscimanni, ben smarcato a undici metri dalla porta (tirò un vero e proprio «rigore in movimento») da un colpo di tacco sinistro di Palanca, e di interno in diagonale quello rasoterra da sedici metri di Pellegrini III, deviato con la mano sinistra dal portiere in tuffo e ribadito in porta dall’accorrente Gaetano «il Golden Boy di Napoli» Musella di destro da cinque metri.
Subito dopo il Milan, che al 18’ aveva subito da Adriano «Piraccia» Piraccini la seconda rete, accorciò le distanze al 22’ con lo scozzese Joe «lo Squalo» Jordan e in meno di un quarto d’ora con Francesco «Ciccio» Romano al 27’ e Roberto «Dustin» Antonelli sr., autore di una splendida rete di destro «alla Mortensen», al 36’, ribaltò le sorti dell’incontro. La rimonta dei rossoneri indignò il pubblico napoletano, ponendo le basi del suo trentennale «gemellaggio» con quello genoano: i cinquantaduemila tifosi locali iniziarono a desiderare che avvenisse quello che si auguravano i tremila provenienti dalla Liguria, cioè il «salvifico» pareggio rossoblù.
Per uno strano scherzo del destino anche la salvezza «virtuale» del Milan durò quattro minuti: infatti, al 40’ (sùbito dopo la rete della vittoria della Roma a Udine segnata da Agostino «DiBa» Di Bartolomei), un calcio d’angolo provocato da un doppio errore, quello del portiere Castellini, che si era fatto sfuggire il pallone dalla mano destra, mentre lo rinviava, e quello dell’arbitro Luigi «Gigi» Agnolin jr. di Bassano del Grappa, il quale, tratto in inganno dalla segnalazione del guardalinee, che non aveva visto che l’estremo difensore del Napoli era riuscito con il piede sinistro a mantenere in campo il pallone da lui rincorso, aveva decretato il calcio d’angolo, sulla battuta di destro del quale da parte di Manfrin il Genoa pervenne al pareggio con pallone «spizzato» all’altezza del dischetto del calcio di rigore con la tempia sinistra da Russo verso il «secondo palo» e scaraventato in porta con un destro da un metro in scivolata da Mario «Marietto» Faccenda (subentrato da sei minuti al posto di Gorin II, sùbito dopo che Iachini aveva sfiorato un palo con un tiro in un’azione di contropiede), al suo ventunesimo «gettone di presenza» a alla sua prima rete nella stagione dell’esordio nella massima serie. Ovviamente opposte furono le reazioni al “San Paolo”, con le due tifoserie accomunate nell’esultanza”, al “Cino e Lillo Del Duca” di Ascoli, dove pochi secondi dopo Giuseppe Greco segnò la rete del definitivo 2-1 per i padroni di casa, e al “Dino Manuzzi” di Cesena, dove i tifosi milanisti si erano assiepati ai bordi del terreno di gioco per festeggiare con i loro beniamini l’insperata – … ma alla fine non raggiunta! – salvezza.

TABELLINO

Milano, domenica 16 maggio 1982, Stadio “San Paolo”, ore 16,00
Napoli-Genoa 2-2 [XXX giornata del Campionato Italiano 1981/1982]
Arbitro: Agnolin jr. [Bassano del Grappa (VI)]
Spettatori: cinquantacinquemila circa
Marcatori: nel 1° tempo al 3’ Briaschi I (G); nel 2° tempo all’11’ Criscimanni (N), al 18’ Musella (N), al 40’ Faccenda (G)
Napoli: 1 Castellini, 2 Bruscolotti, 3 R. Marino, 4 Guidetti sr. (dal 23’ del 2° T.: 16 Iacobelli), 5 Krol, 6 M. Ferrario, 7 Musella, 8 P. Benedetti (dal 1’’ del 2° T.: 14 E. Maniero), 9 C. Pellegrini III, 10 Criscimanni, 11 Palanca. Allenatore: Marchesi.
Genoa: 1 Martina, 2 Gorin II (dal 34’ del 2° T.: 14 Faccenda), 3 Testoni, 4 G. Corti sr., 5 Ca. Gentile, 6 V. Romano II, 7 Boito, 8 T. Manfrin, 9 R. Russo, 10 P. Iachini, 11 Briaschi I. Allenatore: Simoni.
Note: tremila tifosi circa al seguito del Genoa; il Genoa ritarda il rientro in campo nel secondo tempo, che inizia dopo quattro minuti rispetto agli altri campi; al 32’ del 2° T., alla notizia della rete del 3-2 del Milan, che un quarto d’ora prima stava perdemdo 0-2, a Cesena, i tifosi del Napoli iniziano a incitare il Genoa, perché pareggi; alla fine dell’incontro parecchi tifosi del Napoli cercano di invadere il terreno di gioco per ottenere dai calciatori della loro squadra del cuore le maglie e, di fronte all’opposizione delle forze dell’ordine, alcuni di loro reagiscono lanciando pietre (viene fermato e poi rilasciato un sostenitore tredicenne e arrestato il ventenne tifoso Gargiulo); a Genova i tifosi del Genoa non possono festeggiare sùbito la salvezza in piazza De Ferrari, perché bloccati dalle forze dell’ordine, in quanto si sta svolgendo la processione della confraternita delle Casacce; nel pomeriggio in centro e in serata a Genova-Sampierdarena si verificano scontri e lanci di pietre tra tifosi genoani e sampdoriani; alle ore 23,30 circa dall’Aeroporto di Milano Linate arriva all’Aeroporto “Cristoforo Colombo” di Genova-Sestri Ponente il pullman che riporta la squadra del Genoa, accolta da circa cinquemila tifosi festanti.

Stefano Massa
(membro del Comitato Storico Scientifico del Museo della Storia del Genoa)

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