Correva l’anno 1977: il Genoa capolista fu bloccato sul pari dal Verona

Ai gol di Mendoza e Damiani rispose Mascetti con una doppietta. Protagonista negativo l’arbitro Serafino che negò un rigore netto per il Grifone

Damiani batte Superchi in Genoa-Verona 2-2 del 23 ottobre 1977 (Foto tratta dalla pagina Facebook "Il nostro Genoa")

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Domenica 2 ottobre 1977, grazie al pareggio «a reti bianche» conquistato al “San Paolo” grazie anche a un calcio di rigore parato al centravanti dei partenopei Giuseppe «Beppe» Savoldi sr. da Sergio Girardi, il Genoa riassaporò a distanza di quarantuno anni e finora per la quarta ed ultima volta nei massimi campionati «a girone unico» l’ebbrezza del primato in solitudine nel massimo campionato – presupponendo sempre un pari numero di incontri giocati dalle formazioni partecipanti, con i risultati dei recuperi retrodatati alla giornata di competenza, i precedenti dei rossoblù risalivano all’VIII e alla IX giornata (rispettivamente con 13 e 15 punti, uno in più della Juventus) del 1929/1930 e alla II giornata (4 punti, uno in più di Bologna e Roma) del 1936/1937 –, in quanto gli uomini di Luigi «Gigi» Simoni dopo quattro giornate, grazie ai successi interni per 2-1 sulla Lazio e per 2-0 sul Perugia e ai pareggi esterni per 2-2 contro il Milan e per 0-0 contro il Napoli, avevano 6 punti in classifica con uno di vantaggio su Atalanta, Juventus, Milan, Perugia, Roma e Torino. La sosta del Campionato per il doppio impegno della Nazionale Italiana, che sabato 8 ottobre 1977 venne sconfitta 1-2 in una partita amichevole all’“Olympiastadion” di Berlino Ovest dai tedeschi occidentali campioni del mondo in carica e sette giorni dopo trionfò per 6-1 al “Comunale” di Torino contro la Finlandia in un incontro di qualificazione per la fase finale della Coppa del Mondo, che si sarebbe svolta l’anno successivo in Argentina, fornì l’occasione alla dirigenza rossoblù di far disputare al Genoa due partite amichevoli in trasferta: la prima, giocata e persa 1-3 a Bergamo domenica 9 rappresentò un’idea davvero singolare – quanto discutibile! – , visto che quarantadue giorni dopo sullo stesso terreno di gioco Atalanta e Genoa si sarebbero dovute affrontare in Campionato (l’incontro sarebbe terminato 1-1), la seconda, sei giorni dopo a Stoccarda venne rovinosamente persa 2-6, con la formazione locale inizialmente in svantaggio per 0-1 ed 1-2, e fece registrare l’infortunio del centravanti Roberto «o’Rei di Crocefieschi» Pruzzo, «toccato duro» al polpaccio destro da un difensore tedesco ed impossibilitato a scendere in campo alla ripresa del Campionato contro l’Hellas Verona al “Luigi Ferraris” e conseguentemente sostituito da Giovanni Urban, attaccante mai a segno nelle sue quasi dodici ore in campo a livello ufficiale (691 minuti in Campionato e 29 in Coppa Italia) nel suo biennio di militanza rossoblù.

L’incontro iniziò «a spron battuto» con un calcio di rigore assegnato al 3’ dal signor Domenico Serafino di Roma per uno sgambetto a Gianfranco «Zigo-goal» Zigoni sr. da parte di Fausto Silipo e fallito dal mediano degli ospiti Pierluigi Busatta, che tirò il pallone, poi terminato sul fondo, contro l’esterno del palo destro, e proseguì a vantaggio dei padroni di casa al 13’ con la rete (l’unica in carriera nella massima serie) dell’italo-venezuelano Denis Mendoza, abile a stoppare di petto una respinta di testa scaligera su una punizione battuta a circa cinque metri dalla bandierina del calcio d’angolo da Gregorio «la Iena di Cogliate» Basilico e a mandare il pallone con un diagonale di sinistro di controbalzo nell’angolino sinistro basso da diciassette metri sotto lo sguardo dell’esterrefatto Franco «Ciocio» Superchi. Due minuti dopo su un’uscita «a farfalle» di Sergio Girardi su traversone dalla sinistra di Zigoni sr., il centravanti degli scaligeri Sergio «Bobo» Gori indirizzò nello «specchio» della porta avversaria il pallone che non vi entrò per una deviazione sul fondo con una mano – scorrettezza che il regolamento dell’epoca non sanzionava con l’espulsione e nemmeno con l’ammonizione – di Fabrizio Berni sr.. Il calcio di rigore venne trasformato con freddezza da Emiliano Mascetti, incurante degli ululati della soprastante Gradinata Nord, che spiazzò con una finta Girardi, mandando con un «morbido» diagonale di interno destro il pallone alla sua destra. I restanti due terzi del primo tempo furono «a senso unico» a favore dei padroni di casa: Superchi, «in passeggiata non autorizzata» fuori dalla sua area di porta sul traversone dalla «tre quarti» di destra di Ignazio Arcoleo, che diede modo al 29’ Giuseppe «Oscar» Damiani sr., un cui tiro dodici minuti prima era stato respinto dal palo sinistro, di violare con un colpo di testa da nove metri l’incustodita porta scaligera, la salvò con due interventi prodigiosi in tuffo (una deviazione sul fondo e una parata) su conclusioni da distanza ravvicinata di «Flipper» al 16’ e al 34’.

Nella ripresa gli ospiti pervennero al pareggio grazie a un «assolo» di Mascetti (autore nell’incontro di ritorno, vinto dalla sua squadra con «il più classico dei risultati», di un’altra doppietta; per la cronaca, il classico centrocampista lariano negli altri ventisei incontri disputati in quel campionato andò a segno cinque volte), che, dopo aver ripreso un tiro di Zigoni sr. respinto da Silipo e destinato ad uscire sul fondo, s’inventò, spalle alla porta, un vero e proprio «slalom speciale» sulla sinistra, aggirando Claudio Onofri, Silipo ed Arcoleo e beffando – a cinque metri dalla linea di fondo in posizione defilata – Girardi, fattoglisi incontro in uscita «bassa», con un pallonetto in diagonale di interno destro sotto la traversa. Con minor veemenza rispetto al primo tempo, in cui aveva profuso grandi energie sul terreno fradicio d’acqua sotto la pioggia battente, il Genoa cercò di riportarsi in vantaggio, ma il suo sogno di restare ancora per una settimana da solo in testa alla classifica si scontrò con due grandi parate di Superchi, che si tuffò a mandare sul fondo un colpo di testa in tuffo, su traversone dalla destra di Angelo Castronaro, di Damiani sr. al 18’ e un angolato calcio di punizione dal limite dell’area di rigore di Francesco «Franco» Rizzo (subentrato un minuto prima ad Urban) al 36’ e dall’arbitro Serafino (di cui negli spogliatoi il presidente Renzo «o’scio Renso» Fossati ricordò l’«éxploit» di aver annullato in Piacenza-Genoa 1-1 di domenica 5 ottobre 1975 tre reti – due a Fabio Bonci e una a Castronaro – alla formazione rossoblù, formulando il poi soddisfatto desiderio di non averlo più come arbitro in partite da essa giocate), che non concesse un evidentissimo calcio di rigore ai padroni di casa per una trattenuta di Busatta ai danni di Silipo, che avrebbe colpito «a botta sicura» di testa da pochi metri il pallone proveniente da un calcio di punizione battuto dalla sinistra da Basilico (con il «senno di poi» si può dire che la rete del difensore calabrese o quella di Damiani sr., se il calcio di rigore fosse stato assegnato, avrebbero permesso di salvarsi al Genoa, che nelle successive venticinque partite avrebbe raccolto solamente 18 punti, retrocedendo per una sola rete di differenza reti rispetto alla Fiorentina, appaiata in classifica e sua avversaria nel capoluogo della Toscana nell’incontro, terminato «a reti bianche», dell’ultima giornata). Il trentaseienne inviato di “La Stampa” Franco Costa, la cui fede calcistica era juventina (a partire dall’inizio degli anni Ottanta sarebbe stato commentatore per la RAI per circa trent’anni delle vicende dei bianconeri e dei granata torinesi) escluse nel suo articolo su “Stampa Sera” del 24 ottobre 1977 la buona fede del direttore di gara capitolino nell’episodio con parole durissime, che gli sarebbero potute costare una querela: «Quest’ultimo, un tipo che amministra i risultati come vuole e quando vuole, ha concesso due giusti rigori al Verona nel primo tempo (uno fallito da Busatta e l’altro trasformato da Mascetti), ma giustizia per ingiustizia, non ha usato lo stesso metro con il Genoa quando, al 33’ della ripresa, su un indiscutibile, plateale fallo di Busatta contro Silipo, che si apprestava a battere a rete». Il giornalista aggiunse: «Superchi diceva ancora di no, la sfortuna anche, ma il «no» decisivo arrivava da Serafino, il quale, avendo già stabilito che il pareggio gli stava bene, ritenuto sazio per aver concesso due rigori (al Verona), si opponeva a concedere il terzo, sacrosanto come gli altri due, e alle proteste dei genoani rispondeva con una punizione a loro danno. Aveva visto benissimo il fallo, era appostato nel punto ideale, il grave è che è anche un arbitro internazionale, e lo mandiamo all’estero».

TABELLINO

Genova, domenica 23 ottobre 1977, Stadio “Luigi Ferraris”, ore 14,30

Genoa-Hellas Verona 2-2 [V giornata del Campionato di Serie A 1977/1978]

Arbitro: Serafino [Roma]

Spettatori: Trentacinquemila circa

Marcatori: nel 1° tempo al 13’ Mendoza (G), al 15’ Mascetti (V), al 29’ Damiani sr. (G); nel 2° tempo all’11’ Mascetti (V)

Genoa: 1 S. Girardi; 2 Ogliari, 3 Silipo, 4 Onofri, 5 Berni sr., 6 Castronaro, 7 Damiani sr., 8 Arcoleo, 9 G. Urban ( dal 35’ del 2° T.: 14 Rizzo), 10 Mendoza, 11 Basilico. Allenatore: Simoni.

Verona: 1 Superchi; 2 Logozzo, 3 Franzot, 4 Busatta, 5 Spinozzi, 6 P, Negrisolo, 7 Fiaschi, 8 Mascetti, 9 S. Gori (dal 25’ del 2° T.: 14 L. Luppi), 10 S. Esposito, 11 Zigoni sr.. Allenatore: Valcareggi I.

Note: al 3’ del 1° T. Busatta (V) fallisce un calcio di rigore, tirando il pallone (poi terminato sul fondo) contro l’esterno del palo destro; al termine dell’incontro alcuni tifosi rossoblù (sei dei quali vengono fermati dalle forze dell’ordine) distruggono in piazza della Vittoria con colpi di catene e di aste di bandiere e lanci di sassi il parabrezza di un pullman che avrebbe riportato a casa dei tifosi del Verona, costretti a ritornare con un altro messo a loro disposizione.

Stefano Massa

(membro del Comitato Ricerca e Storia del Museo della Storia del Genoa)

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