Correva l’anno 1971: domenica 13 giugno il Genoa tornava in Serie B

Mezzo secolo fa il Grifone batteva 2-1 il Rimini e risaliva dopo un solo anno in C: in campo c'era anche Derlin, scomparso la scorsa settimana

Una formazione del Genoa 1970-71 (Dal profilo Facebook di Massimo Prati)

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Domenica 13 giugno 1971 al “Luigi Ferraris” c’erano a vedere il Genoa cinquantacinquemila spettatori e chi non era entrato allo stadio poteva sentire nella ripresa ragguagli della partita forniti a “Tutto il calcio minuto per minuto” dal suo principale radiocronista, Enrico Ameri. I più giovani potrebbero pensare che quel giorno giocasse in casa dei rossoblù la Juventus alla ricerca di uno dei suoi tanti scudetti, ma, in realtà, l’ospite alla sua prima apparizione assoluta sul terreno di Marassi, era il Rimini e lo strabocchevole pubblico e il grande radiocronista, che si era fatto mandare, in quanto tifoso rossoblù, speravano che tornasse in Romagna con – al massimo – un pareggio, che sarebbe bastato al Genoa per chiudere il Campionato al primo posto nel Girone B della Serie C con un punto di vantaggio sulla S:P.A.L. (i ferraresi erano stati per nove mesi indomiti avversari degli uomini di Arturo «Sandokan» Silvestri – il tecnico di Fossalta di Piave sperava, come sarebbe accaduto, di festeggiare nel migliore dei modi il giorno successivo il suo cinquantesimo compleanno – nella rincorsa all’unico posto disponibile per la cadetteria).
Il caso ha voluto che otto giorni prima della ricorrenza venisse a mancare il capitano dei rossoblù, Roberto «Roby» Derlin, che, passato in comproprietà al LaneRossi Vicenza nella per il Genoa nefasta stagione 1969/1970 (chiusa con l’ultimo posto e la retrocessione) era tornato, dopo un campionato di massima serie da titolare tra le fila dei berici, per dare un’importantissima mano alla risalita del Vecchio Grifone, che venne seguito con grande passione dai suoi tifosi sia nelle partite in casa (fu con 360.000.000 di lire circa la squadra con i maggiori incassi tra quelle non della massima categoria ed undicesima in assoluto davanti ai campioni d’Italia uscenti del Cagliari, i quali, anche se, a onor del vero, giocando quattro partite in meno, si esibivano da quella stagione agonistica nel nuovo stadio “Sant’Elia”) sia in quelle in trasferta (particolarmente consistenti, nell’ordine di varie migliaia, furono le partecipazioni a quelle in Liguria).
Per far comprendere come fu appassionante il «testa a testa» tra genovesi e ferraresi (che pareggiarono senza reti i due scontri diretti), basti dire questo: nelle trentotto giornate i rossoblù furono in testa per quattordici giornate (tra cui le ultime sei) da soli e per quindici in coabitazione, i biancoazzurri per nove giornate in solitudine e per diciassette in coabitazione e nessuna delle due squadre ebbe mai un vantaggio superiore ai due punti (che erano quelli che si conquistavano con una vittoria). Il momento peggiore per il Genoa fu dopo il doppio pareggio «a reti bianche» in trasferta ad Imperia (l’unico derby regionale non vinto) e a Lucca, quando restavano da giocare tredici giornate, mentre quello decisivo fu alla penultima giornata in occasione della sconfitta interna per 0-1 della S.P.A.L. contro il Prato (da cui era stata già battuta con lo stesso risultato all’andata) una squadra di media-alta classifica, senza obiettivi se non quello di concludere sportivamente il Campionato, quando il Genoa aveva messo a repentaglio il primato, venendo sconfitto 0-1 ad Ascoli Piceno. Un ruolo fondamentale a favore della promozione del Genoa venne rivestito da una virtuale «Lega Ligure», se è vero com’è vero che, a fronte dei 15 punti in otto partite raccolti dai rossoblù nelle sfide con le quattro formazioni corregionali, i ferraresi ne presero 3 all’Imperia (0-0 in trasferta e 1-0 in casa), 2 allo Spezia (doppio 1-1), 2 al Savona (0-0 in trasferta e 1-1 in casa) ed 1 all’Entella Chiavari (1-1 in casa e 0-1 in trasferta).
Il punto debole del Genoa fu la scarsa «prolificità» dell’attacco: nessun giocatore andò in doppia cifra nella classifica dei marcatori (i migliori furono con nove reti ciascuno il centravanti Sergio Cini e l’ala sinistra Walter Speggiorin I) e la squadra complessivamente segnò 36 reti, meno di una a partita. Ottima fu, invece, la tenuta della difesa, guidata dal miglior giocatore in organico, il «libero» Maurizio «Ramon» Turone sr., che incassò solamente dodici reti (si pensi che nelle prime nove trasferte il portiere Antonio «Tony» Lonardi non venne mai battuto!).
La fatidica partita interna contro il Rimini fu tutt’altro che una «passerella», visto che i romagnoli onorarono fino in fondo l’impegno come aveva fatto il Prato sette giorni prima a Ferrara. L’incontro ebbe nei primi minuti un «botta e risposta» con i padroni di casa, in vantaggio dopo sei minuti grazie a un rasoterra di sinistro di Speggiorin I, il quale aveva avuto il pallone da Turone sr., che si era reso protagonista di un’irresistibile «discesa», ed aveva superato in velocità Franco Franchini, raggiunti al 12’ per un’autorete di Sergio «Rosso» Rossetti, che era in barriera a fronteggiare un calcio di punizione «a due» da diciassette metri toccato da Mario Garri a Claudio Macciò (calciatore di Masone, in forza fino a tre anni prima alla formazione dilettantistica genovese del Gruppo C), che aveva tirato verso la porta. Poi al 28’ del primo tempo un brivido percorse le schiene dei tifosi rossoblù, quando un errore dello «stopper» Alberto Benini diede a Mario Iseppi la possibilità di calciare «un rigore in movimento» a cui si oppose con un grande intervento Lonardi. Nella ripresa il signor Pasquale Gialluisi di Barletta sanzionò due interventi ai danni di Speggiorin I (rispettivamente un fallo congiunto di Franchini e Gianfranco Sarti e un fallaccio di Giulio Natali) prima con un calcio di rigore, trasformato con freddezza da Turone sr., che spiazzò Roberto Conti, tuffatosi sulla sua sinistra, facendo esplodere di gioia la soprastante Gradinata Nord al 21’, e poi con l’espulsione il terzino sinistro riminese al 23’ (un quarto d’ora dopo anche l’allenatore dei romagnoli Gino «Piva» Pivatelli sarebbe stato allontanato per proteste).
Come sarebbe accaduto domenica 21 giugno di dieci anni dopo l’ultima partita di Campionato in casa contro il Rimini (nel 1981 sconfitto «con il più classico dei risultati» nell’incontro che determinò il quinto ritorno in Serie A del Vecchio Grifone), portò la promozione.

TABELLINO
Genova, domenica 13 giugno 1971, Stadio “Luigi Ferraris”, ore 17,00
Genoa-Rimini 2-1 [XXXVIII giornata del Girone B del Campionato di Serie C 1970/1971]
Arbitro: Gialluisi [Barletta (BA)]
Marcatore: nel 1° tempo Speggiorin I (G) al 6’, autorete di nel 1° tempo S. Rossetti (pro R) al 12’; nel 2° tempo Turone sr. (G) al 21’
Spettatori: Cinquantacinquemila circa
Genoa: 1 Lonardi, 2 S. Rossetti, 3 Fr. Ferrari, 4 Derlin, 5 Benini, 6 Turone sr., 7 Perotti sr., 8 Maselli, 9 Cini, 10 Bittolo, 11 Soeggiorin I.. Allenatore: A. Silvestri.
Rimini: 1 R. Conti, 2 Franchini, 3 Natali, 4 Gia. Sarti, 5 Fa. Ferrari, 6 Bolognesi, 7 Macciò, 8 Zengarini, 9 Garri, 10 Spadoni, 11 Iseppi. Allenatore: Pivatelli.
Note: ingresso gratuito per le donne; dopo la seconda rete del Genoa il suo presidente Tongiani, che segue la partita dai Distinti, viene colto da malore e deve abbandonare lo stadio; espulso Natali al 23’ del 2° T.; al termine dell’incontro festosi lancio verso l’alto di palloncini rossi e blu ed invasione di campo da parte dei tifosi del Genoa, trentamila circa dei quali vanno poi a festeggiare la promozione in Serie B per le strade del centro (alcuni si gettano vestiti nella fontana di piazza De Ferrari).

Stefano Massa
(membro del Comitato Storico Scientifico della Fondazione Genoa 1893)

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