Correva l’anno 1958, mese di luglio: il Genoa vinse 2-0 il derby di Coppa Italia

Il rossoblù Barison mise k.o. prima la Sampdoria, segnando il secondo gol, e poi un suo giocatore che lo aveva provocato

Un'immagine di Sampdoria-Genoa 0-2 del 13 luglio 1958: si notano i pochi spettatori sugli spalti (Foto tratta da "Il Calcio e il Ciclismo Illustrato")

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Dei centouno «Derbies della Lanterna» ufficiali finora disputati senza alcuna ombra di dubbio il meno importante è stato quello disputatosi domenica 13 luglio 1958 e valido per la sesta ed ultima giornata del Girone Eliminatorio B della Coppa Italia 1958 (competizione ripresa, a causa dell’eliminazione – ad opera dell’Irlanda del Nord – dell’Italia dalla fase finale della Coppa Rimet, dopo quindici anni). La Sampdoria aveva vinto i precedenti cinque incontri, mentre il Genoa aveva ottenuto tre successi, aveva pareggiato 1-1 ad Alessandria all’esordio e perso 1-3 in casa il derby dell’andata (disputatosi domenica 22 giugno, di fronte a seimila spettatori circa), sicché non poteva più insidiare il passaggio dei blucerchiati ai Quarti di Finale. Quel derby del 13 luglio 1958 deteneva due records che sembravano imbattibili, ma che il Covid-19, oltre ad aver compiuto il «miracolo» di ridare interesse a quell’incontro – che fu, di fatto, un’amichevole di fine stagione – al punto da farlo «riesumare» in questa rubrica, darà modo di superare: l’unico derby tra rossoblù e blucerchiati a luglio (quello di oggi sarà più avanti di nove giorni) e quello con meno spettatori, circa duemila, sugli spalti (quello di oggi è «a porte chiuse»).

Nello schieramento messo in campo dall’allenatore blucerchiato Adolfo «Balón» Baloncieri tre soli erano i giocatori (i difensori Romano Agostinelli, Giovanni «Martello» Delfino – nei confronti del quale quel giorno il cugino rossoblù Luciano si sarebbe preso la rivincita – e Paolo Marocchi, tutti e tre sempre presenti nlle partite del Girone Eliminatorio) della squadra che aveva vinto il derby tre domeniche prima ed esordivano il portiere Lorenzo Badino e, nella ripresa (era consentito un unico cambio nell’intervallo), Franco D’Assereto – entrambi fecero quel giorno registrare la loro unica presenza ufficiale nella Sampdoria – e Mauro Degrassi, che nelle successive due stagioni agonistiche avrebbe giocato cinque partite di Campionato (gli altri sei, tra cui c’erano Amalio Ferrarese, in prestito dal Taranto, Innocente Meroi, appena tornato dal prestito al Catania, e Luigi Toschi, appena acquistato dalla Lucchese Libertas, avevano partecipato a due delle cinque partite precedenti, fatta eccezione per Glauco Tomasin, schierato solamente nell’incontro interno vinto 2-1 con l’Alessandria). Più equilibrato, anche se non nella formazione migliore, appariva l’«undici» presentato da Annibale «il Dottor Sottile» Frossi, che aveva, comunque, due mezzali di belle speranze quali il quasi ventenne Bruno Franzini, appena acquistato dalla Cremonese e, a distanza di sette giorni dall’esordio nel 5-2 casalingo contro il Vigevano, alla sua seconda ed ultima presenza in rossoblù (dopo non essere mai stato utilizzato dal Genoa nel Campionato successivo, avrebbe militato per sette anni – tre alla Lazio, tre al Bologna, con tre presenze nel vittorioso Campionato 1963/1964, ed una alla Sampdoria – in Serie A, di cui le prime quattro da titolare) e l’appena ventenne Franco Nicolini (il centrocampista di Sestri Levante aveva giocato in precedenza solamente una partita nel campionato 1956/1957 e tre incontri in quell’edizione della Coppa Italia).

Partendo con gli sfavori del pronostico, la Sampdoria cercò di sorprendere con una tattica «garibaldina» gli avversari, a cui nei primi minuti creò alcuni problemi, ma a cui concesse anche un paio di occasioni da rete sventate da uscite spericolate di Badino su avversari presentatiglisi «a tu per tu». Al 10’ del primo tempo la partita ebbe il suo primo momento cruciale: una punizione a spiovere in area di rigore battuta da circa venticinque metri da Amleto «Angelo» Frignani, venne deviata di testa da Paolo «Paolone» Barison verso Ivan Firotto (giunto alla sua quindicesima ed ultima rete – e seconda alla Sampdoria dopo quella da opportunista del provvisorio pareggio nel derby vinto 3-1 in rimonta il giorno dei Santi del 1957 – con il Genoa prima del passaggio al Como, il cui allenatore, l’argentino Hugo Lamanna, era venuto a visionarlo; curiosamente la trattativa con il sodalizio lariano prevedeva inizialmente come contropartita oltre a un conguaglio in denaro il giovane portiere Antonio «Tony» Lonardi, nuovamente accostato al Genoa nel calciomercato di tre anni dopo ed effettivamente approdatovi solamente nell’estate del 1969), che al volo da una decina di metri la spedì in rete, portando in vantaggio i rossoblù. Inframmezzate da un’altra uscita spericolata di Badino sui piedi di Barison, presentatosi davanti a lui verso la fine del primo tempo in solitudine, Ferrarese ebbe due occasioni per ristabilire la parità: nella prima al 26’ del primo tempo, dopo che Emiliano Giordano era stato atterrato, ebbe davanti a sé libero lo «specchio» della porta, che non riuscì ad «inquadrare» con la sua conclusione, mentre nelle battute iniziali della ripresa un suo tiro si stampò contro la traversa. Per la legge non scritta del calcio del «goal fallito, goal subito!» i blucerchiati incassarono la seconda rete, ancora una volta sugli sviluppi di una «palla inattiva»; la traiettoria della punizione battuta ancora una volta da Frignani venne mal valutata dal fino ad allora impeccabile Badino, che uscì «a farfalle», dando modo a Barison di batterlo con un colpo di testa. Il Genoa legittimò il risultato, frutto della sua superiorità, con un palo a porta vuota di Delfino, dopodiché al 40’ Degrassi provocò con un calcione e degli insulti Barison, che reagì rifilandogli un pugno che lo costrinse ad uscire definitivamente dal terreno di gioco, sorretto a braccia. All’incerto arbitro Giovanni Rebuffo di Milano (ma savonese di nascita) la scorrettezza dell’attaccante genoano sfuggì, ma un suo guardalinee, che l’aveva colta, gliela segnalò, inducendolo a comminare l’espulsione. Fu quello l’ultimo episodio significativo della quarta vittoria assoluta del Genoa nei derbies ufficiali con la Sampdoria e la prima ottenuta in trasferta.

P.S.: Per chi avesse ancora voglia di sapere dei derbies tra Genoa e Sampdoria nel mese di luglio ne abbiamo trovato un altro… decisamente atipico, che si disputò a Genova-Sestri Ponente domenica 23 luglio 1961; basta cliccare qui!

Genova, domenica 13 giugno 1958, Stadio “Luigi Ferraris”, ore 17,45

Sampdoria.-Genoa 0-2 [VI giornata del Girone Eliminatorio B della Coppa Italia 1958]

Arbitro: Rebuffo [Milano]

Spettatori: Duemila circa

Marcatori: nel 1° tempo Firotto al 10’; nel 2° tempo Barison al 6’

Sampdoria.: 1 Badino, 2 Tomasin, 3 R. Agostinelli (dal 1’’ del 2° T.: 13 D’Assereto), 4 G. Delfino, 5 P. Marocchi, 6 Mau. Degrassi, 7 Meroi, 8 E. Giordano, 9 L. Toschi, 10 Grabesu, 11 Ferrarese. Allenatore: Baloncieri.

Genoa: 1 Franci, 2 Viciani (dal 1’’ del 2° T.: 13 Monardi), 3 Becattini II sr., 4 De Angelis, 5 Bruno, 6 L. Delfino, 7 Frignani, 8 Franzini, 9 Firotto, 10 F. Nicolini, 11 Barison. Allenatore: Frossi.

Note: G. Delfino (S) e L. Delfino (G) sono cugini; nel Campionato 1957/1958 Meroi (S) aveva giocato nel Catania, L. Toschi (S) nella Lucchese Libertas, Ferrarese (S) nel Taranto e Franzini (G) nella Cremonese; al 40’ del 2° T, Barison (G) colpisce con un pugno – venendo espulso – Degrassi (S), che deve abbandonare il campo, lasciando in dieci la Sampdoria.

Stefano Massa

(membro del Comitato Storico Scientifico del Museo della Storia del Genoa)

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