Campionato 1953. Quello era stato l’anno del Genoa di Franzosi, Becattini, Frizzi e Dal Monte. L’anno di un torneo che vide la promozione in serie A del Genoa, dopo che era stato alla sua seconda malaugurata esperienza in serie B. Ma, mentre la prima volta, nel 1934-35, la risalita nella massima serie era stata immediata. In quel secondo caso, la permanenza nella serie cadetta era durata alcuni anni in più.
Comunque, per completezza di informazione, va detto che nel 1953, insieme ai rossoblù, fu promosso anche il Legnano, squadra che aveva vinto lo spareggio decisivo contro il Catania, mentre in serie C finirono invece Lucchese e Siracusa.
A pochi giorni dalla fine del campionato di serie B del 1953, fu dunque organizzata una partita amichevole internazionale, contro una selezione composta da giocatori di Tottenham, Arsenal e Chelsea, più altri club londinesi (Charlton e Brentford).
L’incontro fu fissato per giovedì alle 16.30 e, nonostante il fatto che si trattasse di una partita pomeridiana e infrasettimanale, la Gradinata Nord rispose entusiasticamente all’appuntamento. D’altra parte, stando alle immagini, una discreta presenza si registrò anche in Gradinata Sud e nelle tribune.
La partita fu preceduta da una parata alla quale prese parte una quindicina di ex giocatori del Genoa, tra cui alcuni vincitori degli scudetti: dai giocatori dei primi titoli nazionali, conquistati tra il 1898 e il 1904 e quelli che vinsero gli ultimi, nel biennio 1922-1923 e 1923-1924, passando per altri che conquistarono l’ultimo trofeo nazionale, in finale contro la Roma: la Coppa Italia nell’edizione del 1937.
Ad assistere a quella partita ci fu un corrispondente molto speciale. Infatti, l’inviato de La Stampa, che seguì l’incontro tra il Genoa e la selezione di club londinesi, era Vittorio Pozzo.
Vittorio Pozzo era legato da vincoli di stima e amicizia a William Garbutt. Era un’amicizia che datava da almeno una quarantina d’anni, forse anche più. Ed era forse per questo che, per il Genoa, Pozzo aveva sempre avuto una grande simpatia.
C’è una foto del 1924, per esempio, in cui si vede la nazionale olimpica italiana, guidata dal tecnico torinese. Ebbene, almeno la metà dei componenti di quel gruppo è composta da genoani o da giocatori legati alla storia del Genoa.
Il primo che si riconosce partendo in alto da sinistra è William Garbutt, che da una decina anni faceva parte dello staff della nazionale italiana. Poi, in rapida successione, sempre da sinistra verso destra, troviamo De Prà e De Vecchi e, sotto a loro, Barbieri (in questo caso mi sto limitando solo a citare i giocatori legati al Genoa perché, ovviamente, nella foto ci sono anche nazionali di altri club).
Inoltre, in questa istantanea, troviamo Baloncieri, ai tempi giocatore in forza all’Alessandria ma che aveva fatto parte del Genoa nella leggendaria tournée sudamericana del 1923. Infine, c’è da segnalare la presenza di Felice Levratto, giocatore del Vado che, l’anno dopo sarebbe passato proprio ai rossoblù genovesi. Insomma, in virtù di questi antichi legami storici, non c’è da stupirsi delle simpatie per il Grifo del vecchio tecnico della nazionale italiana.
Questa simpatia, questa stima e questo rispetto emergono anche nel Vittorio Pozzo ʺcronista˝. A questo proposito, tralasciando gli aspetti tecnici del suo resoconto, ovviamente fatti con grande competenza, mi piace sottolineare la parte iniziale e le conclusioni dell’articolo, da lui scritte in quella occasione:
ʺIl Genoa ha fatto le cose in grande per festeggiare il suo ritorno alla categoria maggiore del campionato: stendardi, banda militare, rappresentanze della società, sfilata sul campo, lancio di colombi e di palloni dipinti con i colori sociali, discorsi delle autorità, applausi a non finire. La rinascita della vecchia società ligure non poteva venire festeggiata in un quadro coreografico più grandioso e suggestivo e in una giornata più limpida e soleggiata [..]
[..] A sera, un banchetto dalle proporzioni notevoli ha riunito le autorità, le due squadre, i dirigenti delle due società e i sostenitori genoani. Così, i festeggiamenti per la rinascita di una delle più anziane e gloriose società nostre si sono chiusi in letizia. Il Genoa comincia una vita nuova˝.
In questa dimostrazione di affetto e simpatia, Vittorio Pozzo era in eccellente compagnia. Infatti, nell’articolo in prima pagina de La Gazzetta dello Sport, Gianni Brera apriva il servizio su quella partita dicendo:
ʺSe veramente lo sport è da considerarsi una romantica cavalleria dei tempi moderni, non credo esista sportivo in Italia il quale non abbia seguito con addolorata sorpresa la scivolata del Genoa in serie B. Ogni guerra lascia profondi e dolorosi strascichi nella vita di un paese, specialmente se perduta. Il declino del Genoa era certamente da ascrivere a questi fenomeni eccezionali, cui neppure è sfuggito, nel suo complesso, il calcio italiano [..]
[..] Le sue benemerenze sono tali che soltanto un estraneo al nostro mondo potrebbe ritenere doveroso enumerarle. Il Genoa è per molti italiani un motivo nostalgico e per tutti i Genovesi una buona e vecchia bandiera che è bello sventolare˝.
Comunque, la tradizione delle partite tra Genoa e squadre inglesi aveva, ed ha, radici lontane. Essa risale agli inizi del secolo scorso. Nel 1912 il Genoa giocò una partita contro i Wanderers che, come la formazione londinese del 1953, non era una squadra di club ma una selezione di giocatori britannici. L’anno dopo ci fu una partita tra il Genoa ed il Reading. Poi, nel 1922, fu la volta di un Genoa-Liverpool, giocato a Marassi, davanti a 15.000 spettatori e vinto dagli inglesi per quattro a uno. Quella partita ebbe un’ideale rivincita circa 70 anni dopo, quando il Genoa vinse per due reti a zero contro il Liverpool al Ferraris, il 18 marzo del 1992 (tra l’altro, quell’anno, il Genoa vinse anche il match di ritorno all’Anfield Stadium).
Questa tradizione di ʺmatch inglesi˝ ha un’evidente spiegazione nelle radici britanniche del club rossoblù. Del resto, come si è già fatto notare, dopo la generazione dei fondatori, il Genoa, sotto la presidenza di Geo Davidson, aveva vissuto una seconda ʺEnglish wave˝, grazie all’arrivo di tecnici provenienti dai grandi club londinesi (William Garbutt, John Grant, Percy Walsingham, Hector John Eastwood, Alfred James Mitchell e George Arthur Smith). Per certi aspetti, quindi, il match del 4 giugno 1953, giocato dal Genoa contro il London F.A. rinsaldava proprio quegli antichi legami risalenti ai primi decenni del Novecento tra il Genoa e la capitale del Regno Unito.
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Il tabellino della partita tratto da “La Gazzetta dello Sport”
Genoa C.F.C. 1893-London F.A. 1-2
Reti: Jezzard 26’, Lishman 34’, Dal Monte/Persi 53’*. Arbitro: Buchmuller di Zurigo.
Rappresentativa Londinese. Barthman, Mor, Willemsen, Nicholson, Dickson, Lowe, Hurst, Logie, Jezzard, Lishman, Roper.
Genoa. Gandolfi (Gualazzi), Melandri, Becattini, Acconcia, Cattani, Gremese (Bergamo), Dal Monte, Previsani, Cassani, Chiumento, Persi (Toncelli).
Lo stadio. Esaurite la tribuna centrale e le gradinate, lo stadio è cinto interamente da un gran pavese, sì che il campo di Marassi pare una nave pronta per il varo. La gente si pigia numerosa sui balconi e si spinge dalle finestre ʺÈ la festa di noialtri˝, sembrano volere gridare.
*Nota dell’autore: Dai resoconti della partita risulta che Dal Monte e Persi calciarono contemporaneamente la palla che era sulla linea della porta avversaria. In base alla lettura della stampa, non è chiaro quindi a chi dei due giocatori rossoblù fu attribuito il gol.
Le foto: la locandina dell’incontro, le vecchie glorie del Genoa sotto la Nord e l’articolo di Vittorio Pozzo uscito su “La Stampa”.
Note sull’autore
Laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale. Studi Post-Laurea, nel 2004 e nel 2005, presso il Dipartimento di Linguistica dell’Università di Ginevra, nell’ambito del DEA (Diplôme d’Etudes Approfondies) e, nel 2017, al St Claire’s College di Oxford (Teacher of English Language and Literature).
Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora come formatore in un centro specializzato nell’insegnamento delle lingue agli adulti, l’Istituto Supercomm di Ginevra, e come insegnante in una scuola inglese del Canton di Vaud, l’Aiglon College di Chesières-Villars sur Ollon.
Pubblicazioni: “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, Fratelli Frilli Editori, 2004; “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Nuova Editrice Genovese, 2017; “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019; “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020; seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova” Urbone Publishing, 2020; coautore di “Imbarco Immediato. Didattica della Lingua Italiana”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021; “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova”, Urbone Publishing, 2021.
Ha scritto anche numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “PianetaGenoa1893” e “GliEroidelCalcio”.
Prossime uscite editoriali: “Il Calcio Anni Settanta. Primo Volume 1969-1974”, Urbone Publishing, giugno 2022; “Les Suisses Pionniers du Football Italien”, Mimesis Éditions France: versione in francese de “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”; “Decollo. Secondo Volume di Didattica della Lingua Italiana”, Fanalex Publishing, Ginevra.