Correva l’anno 1950: Messico e Genoa

Dopo il prestigioso precedente del '23, con le sfide contro Uruguay e Argentina, il 6 giugno ha luogo la seconda tournée latino-americana del Genoa

Il Genoa nello Stadio Olimpico di Città del Messico (Foto tratta da Camillo Arcuri e Edilio Pesce, "Genoa and Genova. Una Squadra, una Città, Cento Anni Insieme", Ggallery, 1992)

Nel 1950, il Genoa non era più la squadra leggendaria che, nel 1923, aveva fatto una mitica tournée in Uruguay e Argentina, per sfidare le nazionali di quei due paesi.
Anzi, possiamo dire che, di lì a poco, sarebbe iniziato il suo lungo declino. L’anno prima, come ho avuto modo di ricordare in altre occasioni,  aveva  ancora lottato per il primo posto, per tutto il girone di andata, finendo a due soli punti dal Grande Torino, “campione d’inverno”. Squadra, quella granata, che avrebbe conquistato lo Scudetto, nelle settimane successive alla tragedia di Superga.

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Ma, l’anno seguente, nel 1951, il Genoa sarebbe retrocesso per la seconda volta nella sua storia e, dopo di allora, sarebbero passati quattro decenni prima che il Grifo riuscisse a tornare ai vertici del campionato italiano.

Tuttavia, nel 1950, il Genoa restava pur sempre una società blasonata e, nell’estate di quell’anno, fece la sua seconda tournée in America Latina, questa volta nell’America Centrale. I paesi toccati da quella seconda tournée furono il Messico, il Costa Rica e il Salvador.

Una ventina di anni prima che nello stadio della Azteca si giocasse la “partita del secolo”, tra Italia e Germania, a Città del Messico, il Genoa, davanti a circa 35.000 spettatori, giocava contro la nazionale messicana, su un altro terreno di gioco della capitale, e più precisamente all’Estadio Olímpico Ciudad de los Deportes.

La vicenda  ha lasciato qualche traccia nella pubblicistica rossoblù e anche nel web. In effetti, in una foto reperibile in rete si può vedere la squadra del Genoa sfilare sotto la curva gremita dai tifosi messicani. Nella foto si riconoscono: Magni, Tortarolo, Koenig, Pellicari, il dirigente Tosi, Dante, Cattani, Becattini, Castelli, Verdeal, Formentin, Aballay e il preparatore atletico Pascucci.

Inoltre, in un’altra pubblicazione scritta da Edilio Pesce a quattro mani con Camillo Arcuri, “Genoa and Genova. Una Squadra, una Città. Cento Anni Insieme”, si può vedere un gruppo di quattro giocatori rossoblù all’imbarco nell’aeroporto di Roma Ciampino. Era il 6 giugno del 1950, giorno della partenza in vista della tournée. I quattro giocatori della foto in questione sono: Dante, Becattini, Cattani e Verdeal.

Il Genoa all’imbarco, nell’aeroporto di Roma Ciampino (Foto da Edilio Pesce, “Il Genoa di Papà”, Tolozzi Editore, 1976)

Infine, in un altro libro di Edilio Pesce, “Il Genoa di Papà”, si può vedere la formazione del Genoa, con tanto di suonatore di tromba dotato di immancabile sombrero nello stadio della capitale messicana. La comitiva rossoblù quel giorno era composta da Formentin, Verdeal, Castelli, Pellicari, Tortarolo, il massaggiatore Perego, il “Mister” Manlio Bacigalupo,  Becattini, il dirigente Danovaro, Magni, Fusari, Pascucci, Koenig, Bergamo, Cattani e Piani.

Tra l’altro, a causa dell’altitudine ci furono problemi di adattamento per i rossoblù, e questo potrebbe spiegare in parte i risultati negativi di quella tournée. In particolare, nel caso di Luciano Fusari, che ai tempi era appunto un giocatore del Genoa, ci furono seri problemi di salute che, purtroppo, misero fine alla sua carriera nel periodo successivo alla tournée Latino-Americana. In effetti, questo è quanto risulta da un’intervista, dello stesso Fusari, rilasciata nel 2011 a Carlos Passerini, giornalista de “Il Corriere della Sera”:

“Era sempre una festa. Gli emigranti venivano in massa a vederci, per loro eravamo un pezzo d’Italia che li andava a trovare. Ricordo il caldo, il sole, i cocktails. Ma successe qualcosa ai miei polmoni, laggiù. Dicono per via dell’altura. Bah, non ho mai capito. Passa qualche settimana e dopo un’amichevole a Piombino di notte ho una crisi respiratoria. Avevo un buco nei polmoni”.
A seguito di quei problemi, Fusari passò diverse settimane ricoverato in una clinica in Valtellina. Poi, una volta guarito, la Federcalcio decise comunque di non rilasciargli più la licenza per continuare a giocare.

Ma, aldilà di questo caso limite, è indubbio che l’altitudine, il fuso orario e gli spostamenti da una nazione all’altra incisero sul rendimento dei rossoblù.

L’11 giugno il Genoa perse 3-1 con la Nazionale Messicana. I marcatori furono: Guadalupe Velásquez, 1′ (Messico); José Naranjo, 35′ (Messico); Mario Pérez, 62′ (Messico); Roberto Aballay 82′ (Genoa).

Questa sconfitta fu seguita da altre due partite perse, sempre allo Stadio Olimpico, con il Veracruz, e con il León. La prima sconfitta, con il Veracruz,  ebbe luogo il 18 giugno, finì due a uno con gol di Luis de la Fuente al 29’ e Grimaldo González al 37’, per il Veracruz, e di Roberto Aballay, al 41’, per il Genoa. L’altra partita, persa tre a due con il León fu disputata il 25 giugno. Per il León le reti furono di Julián Durán al 21’ e di Adalberto López al 68’ e al 72’. Per il Genoa segnarono Dante, al 44’, e Castello, al 67’.

Infine, in occasione dell’ultimo incontro allo Stadio Olimpico, finalmente ci fu una vittoria genoana. Si trattò di una vittoria per cinque a quattro, in un match giocato il due luglio. Le reti messicane furono di Fidencio Casillas, al 10’, di Edwin Cubero, al 53’ e al 61’ e di Juan José Novo, al 90’. Per il Genoa i marcatori furono  Pellicari, al 22’ su rigore, Roberto Aballay, autore di una tripletta, con reti al 28’, al 52’, e al 67’ e Formentin al 36’.

Dal Messico il Genoa si trasferì in Costa Rica. Lì, il Grifo registrò una prima vittoria con l’Herediano, vincendo 4-3. Ma, in seguito, subì una pesante sconfitta 6-006, contro l’Alajuelense.

Dopo le partite giocate in Costa Rica, il Genoa iniziò un altro viaggio con destinazione El Salvador. Il 27 luglio, i rossoblù vinsero per 3-2 contro la nazionale olimpica salvadoregna. Per il Genoa i marcatori furono Aballay, Formentin e Verdeal. Poi, ci fu un ultimo match, sempre a El Salvador. Si trattò di una vittoria per sei a quattro contro il Club Deportivo Atlético Marte. Le reti genoane furono di Formentin (autore di una doppietta), di Alarcon, di Aballay, di Koenig e di Dante.

E poi, al rientro a Genova, ci fu una festa alla stazione di Brignole per salutare il ritorno della squadra in città.

Le foto. 1) Camillo Arcuri e Edilio Pesce, “Genoa and Genova. Una Squadra, una Città, Cento Anni Insieme”, Ggallery, 1992: il Genoa nello Stadio Olimpico di Città del Messico 2) Edilio Pesce, “Il Genoa di Papà”, Tolozzi Editore, 1976: il Genoa all’imbarco, nell’aeroporto di Roma Ciampino.

Massimo Prati: classe 1963, genovese e genoano, laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova, con il massimo dei voti. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale.

Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora come insegnante. Autore di un racconto, “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, pubblicata nel 2004 dalla casa editrice Fratelli Frilli; di un libro intitolato “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, edito nel 2017 dalla Nuova Editrice Genovese; di un lavoro sulla storia del calcio intitolato “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019; di una ricerca storica dal titolo “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020; della seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2020. Infine, coautore, con Emmanuel Bonato, del libro di didattica della lingua italiana, “Imbarco Immediato”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021.

È anche autore di numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “Pianetagenoa1893” e “GliEroidelCalcio”.

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