Correva l’anno 1928: il sogno di mezza estate del decimo scudetto del Genoa svanì a Torino in 110 secondi

Il 15 luglio di 92 anni fa gli uomini di De Vecchi non avrebbero dovuto assolutamente perdere per conquistare il titolo: invece il Grifone fu travolto dai granata con un perentorio 5-1

La vignetta del Guerin Sportivo sull'episodio di Levratto (archivio Stefano Massa)

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Nella memoria genoana è rimasto molto di più il secondo posto del 1929/1930 (per la quarta e finora ultima volta) alle spalle dell’Ambrosiana di quello del 1927/1928 (che fece seguito alle «piazze d’onore» del 1901 e del 1905, rispettivamente alle spalle del Milan e della Juventus) dietro al Torino. Nel campionato di novant’anni fa il Genova 1893 (nome assunto dal sodalizio rossoblù a partire da domenica 28 ottobre 1928 in omaggio all’autarchia linguistica del fascismo) si presentò alla terzultima giornata di Campionato (il primo, dopo l’esperimento con nove squadre di vent’anni prima, «a girone unico») a Milano contro Giuseppe «Balilla» Meazza (quella domenica 15 giugno autore di una tripletta) e compagni con quattro punti di ritardo (la vittoria ne valeva due) sulla capolista e l’errore dal dischetto del calcio di rigore ad otto minuti dal termine del centravanti rossoblù Elvio «l’uomo del fango» Banchero I non consentì la vittoria in trasferta e il dimezzamento dello svantaggio in classifica agli ospiti (il fatto che nelle successive due partite i neroazzurri avessero vinto in casa 2-0 contro la Juventus e perso 0-2 a Modena, distanziando nella classifica finale di due punti la formazione allenata da Renzo «il figlio di Dio» De Vecchi, ha fatto dimenticare che, se si fossero presentati all’ombra della Ghirlandina bisognosi di un punto, non avrebbero avuto problemi a trovarlo con i Canarini che con un pareggio avevano la certezza di raggiungere la salvezza). Ben più «eccitante» per la tifoseria genoana era stata la situazione due anni prima, quando i suoi beniamini, dopo essere stati in ritiro a Voltaggio, si erano presentati a Torino per l’incontro decisivo della penultima giornata con i granata (affidato, come sarebbe stato quello soprammenzionato di due anni dopo, alla direzione dell’«énfant prodige» dei direttori di gara italiani, il ventinovenne padovano Albino Carraro) da secondi in classifica con un solo punto di ritardo sugli uomini allenati dall’italoaustriaco Anton «Tony» Cargnelli. Probabilmente la partita del 1930, preceduta dal crollo di una tribuna in tubolare e legno dello stadio “Virgilio Fossati” di Milano con più di cento spettatori feriti o contusi, l’inizio dell’incontro ritardato di un’ora, la duplice situazione di doppio vantaggio rossoblù durante il suo svolgimento, il rigore calciato fuori da Banchero I nel finale, ha avuto più elementi per restare nei ricordi dei sostenitori del Vecchio Grifone rispetto alla «Caporetto rossoblù» che si consumò nella canicola torinese (35 gradi all’ombra!) di domenica 15 luglio 1928 e che non presta il fianco a recriminazione alcuna.

Gli uomini di De Vecchi non avrebbero dovuto quel giorno assolutamente perdere (la sconfitta li escludeva automaticamente dalla lotta per il titolo nazionale) e, anzi, cercare di vincere (non potendo confidare più di tanto sulla mancata vittoria esterna dei granata in casa del Milan la domenica successiva: a titolo di cronaca, i rossoneri sarebbero andati per due volte in vantaggio contro il Torino e l’Alessandria, per più di mezz’ora in vantaggio a Marassi, si trovò virtualmente allo spareggio per lo Scudetto con i corregionali prima che i risultati prendessero la forma definitiva di 2-2 a Milano e 2-1 per il Genoa a Genova).

L’inizio per i rossoblù fu sconvolgente: i padroni di casa, a dispetto del fatto di attaccare con il sole negli occhi, passarono in vantaggio dopo circa quaranta secondi, quando l’italo-argentino Julio «Libo» Libonatti (che si sarebbe rivelato il vero e proprio «hombre del partido»), poco dentro l’area di rigoree leggermente decentrato sulla sinistra, finalizzò una tambureggiante offensiva, tirando un pallone imparabile che «tolse la ragnatela» all’angolino alto sinistro della porta genoana; dopo che il Genoa aveva ripreso il gioco dal dischetto di centrocampo, i granata si impossessarono rapidamente del pallone grazie a Libonatti, che lo passò ad Adolfo «Balón» Baloncieri, il quale, fingendo la penetrazione in area di rigore, attirò su di sé il terzino sinistro genoano Orlando Virgilio Tognotti II, smistandolo sulla destra per l’accorrente ala Luciano «Cianéin» Vezzali, che aveva «aggredito la profondità» e che fece partire una violenta conclusione a mezz’altezza infilatasi alla destra di Giovanni «Ragno» De Prà, quando la lancetta dei secondi del cronometro non aveva ancora completato il suo secondo giro. Nel cervello dell’allenatore degli ospiti, De Vecchi (ancora nell’organico della squadra, ma ormai nel Girone Finale più propenso a preferire o l’autoaccantonamento o lo schieramento in posizione di ala sinistra anziché nel ruolo che gli aveva dato fama da più di quindici anni, quello di terzino sinistro), passarono sicuramente le immagini della disfatta subita in un campo vicinissimo a quello di via Filadelfia domenica 2 maggio 1915, quando il Torino si era imposto per 6-1 sul Genoa, che, però, aveva avuto due domeniche di tempo per ribaltare la situazione in classifica e trovarsi in testa al Girone Finale dell’Italia Settentrionale al momento dell’interruzione per l’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale.

In ogni caso, il Genoa, che per ottenere il successo di cui aveva bisogno avrebbe dovuto, di fatto, vincere per 3-0 in ottantotto minuti una partita – iniziata con un handicap di due reti al passivo – in casa dei fortissimi avversari, ebbe una reazione d’orgoglio, che lo portò per un quarto d’ora a stringere d’assedio l’area di rigore dei granata e a sfiorare la rete, su servizio dalla destra di Giovanni «Gino» Puerari III, con Edoardo Catto e Virgilio Felice «Levre» Levratto II, contrati in extremis da Dario Martin III al 24’, e con Ercole Bodini I, autore di un tiro secco e preciso con pallone respinto a mani aperte dal portiere Vincenzo «Censín» Bosìa e poi calciato alto sulla traversa da Levratto II al 27’. Nell’azione successiva Vezzani fece partire un traversone all’indietro dalla destra, trovando liberi in piena area di rigore Baloncieri e Libonatti, il quale girò il pallone in porta, vedendosi ingiustamente annullata (al termine dell’incontro l’arbitro Carraro avrebbe ammesso l’errore) la segnatura, visto che entrambi si trovavano in posizione arretrata rispetto al crossatore. Al 31’, comunque, i granata si portarono sul 3-0 grazie a un’angolata conclusione rasoterra ad effetto da circa venticinque metri di Baloncieri, su cui De Prà si tuffò con leggero ritardo. L’unica rete del Genoa arrivò al 39’, quando il pallone centrato dalla destra da Puerari III venne deviato al volo (ne scaturì una traiettoria parabolica) in area di rigore da Bodini I e scaraventato in porta da distanza ravvicinata da Levratto II, che poi esultò in maniera vistosa (stante la relativa importanza della rete) in risposta agli ululati e agli insulti che i tifosi del Torino gli avevano rivolto dall’inizio dell’incontro. Prima che le squadre tornassero negli spogliatoi arrivò la quarta rete dei padroni di casa: sugli sviluppi di un calcio d’angolo, determinato da un’ottima deviazione sul fondo di De Prà su una forte conclusione di Gino Rossetti II e battuto da Vezzani, Antonio «Tónín» Janni, appostato fuori dell’area di rigore, servì Baloncieri, che fece filtrare il pallone tra una «selva» di gambe per Libonatti, che non ebbe difficoltà a segnare la sua seconda rete personale.

Il Genoa cercò all’inizio della ripresa con degli attacchi serrati di mettere in difficoltà la retroguardia granata, ma dopo soli cinque minuti Libonatti, ben servito da Rossetti II, segnò la terza rete personale e quinta dei padroni di casa, togliendo qualsiasi interesse rispetto all’esito dell’incontro. Da quel momento l’interesse della gara si spostò su un versante meno sportivo: il pubblico, che aveva affollato lo stadio, inaugurato due anni prima, facendo affluire nelle casse del sodalizio granata ottantasettemila lire (circa ottantamila euro dei nostri giorni, un incasso per quell’epoca favoloso), iniziò a dileggiare ed insultare i giocatori rossoblù, alcuni dei quali reagirono. Si videro scene da saloon: l’allenatore dei granata Cargnelli fece il suo indebito ingresso in campo per colpire al volto Levratto II; Rossetti II venne espulso per aver colpito Giovanni Chiecchi III, che non aveva tirato indietro la gamba sull’uscita bassa di Bosìa, il mediano genoano Ottavio Barbieri «si guadagnò la doccia anticipata», dando un pugno a Francesco Franzosi, che lo aveva scalciato; Levratto II, espulso per gesti poco oxfordiani nei confronti del pubblico, avendo sentito, mentre abbandonava il terreno di gioco a due minuti dalla fine, un ragazzino gridargli che sua madre faceva… mercato del proprio corpo, pensò male di scavalcare la rete di recinzione, alta due metri, per iniziare una scazzottata non solo con chi aveva insultato la donna che lo aveva messo al mondo, ma anche con i suoi vicini (dovette intervenire un capo-manipolo della Milizia fascista, che venne supportato da carabinieri e soldati, e, solo quando ebbe sbollito i fumi dell’ira, l’ala sinistra della Nazionale Italiana si rese conto della gravità del suo gesto e scoppiò in lacrime).

TABELLINO

Torino, domenica 15 luglio 1928, Stadio “Campo del Torino”, ore 17,00

Torino-Genoa 5-1 [XIII giornata del Girone Finale del Campionato Italiano di Divisione Nazionale 1927/1928]

Spettatori: quindicimila circa

Arbitro: Carraro [Milano]

Marcatori: nel 1° tempo al 1’ Libonatti (T), al 2’ Vezzani (T), al 31’ Baloncieri (T), al 39’ Levratto II (G), al 43’ Libonatti (T); nel 2° tempo al 5’ Libonatti (T)

Torino: Bosia; Martin III, F. Monti III; Colombari, Janni, Sperone; Vezzani, Baloncieri, Libonatti, Rossetti II, Franzoni. All.: Cargnelli.

Genoa: De Prà; U. Lombardo, Tognotti II; O. Barbieri, L. Burlando, M. Parodi; Puerari III, Bodini I, Catto, Chiecchi III, Levratto II. All.: R. De Vecchi

Note: duemila tifosi circa al seguito del Genoa; al 28’ del 1° T. l’arbitro Carraro annulla una rete a Libonatti (T), che al termine dell’incontro dichiarerà di essere stata segnata in posizione regolare e da lui non convalidata per errore; al 31’ del 1° T. Baloncieri segna con un tiro da 25 m. circa; nel corso del 2° T. vengono espulsi prima Rossetti II (T), poi O. Barbieri (G) ed infine, al 43’ Levratto II (G), il quale nel corso della ripresa è stato colpito al volto dall’allenatore granata Cargnelli, indebitamente entrato nel rettangolo di gioco, e che, mentre sia avvia negli spogliatoi, avendo sentito proferire insulti contro sua madre da un sostenitore del Torino, scavalca la rete di recinzione e, lanciatosi tra gli spalti, inizia a picchiarsi con i tifosi granata che gli capitano a tiro prima di essere fermato dalle forze dell’ordine.

Stefano Massa

(membro del Comitato Storico Scientifico del Museo della Storia del Genoa)

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