Correva l’anno 1925: davanti a 22mila tifosi, il Genoa affronta i campioni del mondo del Nacional Montevideo

Dopo la gara giocata dai rossoblù nel 1923 contro l'Uruguay, i sudamericani vollero restituire la visita di cortesia al Grifone

5 aprile 1925: stadio del Genoa di Via del Piano. I giocatori del Nacional di Montevideo fanno il loro ingresso in campo. In segno di amicizia portano la bandiera italiana (Fonte: Massimo Prati, prima edizione illustrata de "I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova ", Nuova Editrice Genovese, 2017)

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Doverosa premessa: nell’estate del 1923, nell’ambito della tournée sudamericana, il Genoa aveva sfidato la nazionale argentina e quella urugayana. La sfida contro la “Celeste” si era giocata al Gran Parque Central, stadio del Nacional di Montevideo e futura sede dei primi Mondiali di calcio nel 1930.

6 Settembre 1923: Estadio Gran Parque Central di Montevideo (in seguito, nel 1930, sede dei primi Mondiali di calcio). Le squadre di Genoa e Uruguay sul terreno di gioco. Tra i genoani si possono distinguere Renzo De Vecchi e William Garbutt (Foto del sito Ufficiale della Federazione Uruguaiana di Calcio)

In qualche modo, gli uruguagi vollero restituire la visita di cortesia al Genoa quando, nel 1925, il Nacional fece appunto una memorabile tournée europea che i tifosi della squadra di Montevideo amano definire la “historica Gira”.

Vale la pena di ricordare che tra il ‘20 ed il ’30 del secolo scorso, il calcio sudamericano, e quello uruguayano in particolare, raggiunse livelli di assoluta eccellenza. La squadra uruguayana di calcio vinse le Olimpiadi del 1924 che, in mancanza del campionato mondiale, a quei tempi non ancora creato, era la massima competizione intercontinentale di football allora esistente.

L’anno dopo, come ho appena avuto modo di dire, il Nacional di Montevideo fece una mitica tournée europea, della durata di circa sei mesi, “la historica gira de 1925”, affrontando, di fronte ad un totale di oltre 800.000 spettatori in 38 partite, storici club europei (tra i quali possiamo citare Barcellona, Deportivo La Coruña, Sporting Lisbona, Porto, Basilea, Rapid Vienna e appunto il Genoa), e ottenendo il notevole score di 26 vittorie e sette pareggi.

Tre anni dopo, nel 1928, il titolo olimpico fu per l’ennesima volta prerogativa dei calciatori uruguagi.

E poi, nel ‘30, quando finalmente vennero organizzati i primi mondiali di calcio,  furono  gli  uruguayani,  ancora  una  volta,  ad imporre la loro supremazia, alzando al cielo la Coppa Rimet.

Ma, tornando alla prima metà degli anni Venti, possiamo dire che, a ideale chiusura di quel ciclo sudamericano del Genoa, iniziato nel ’23, il Nacional di Montevideo giocò una partita a Marassi, il 5 aprile del ’25, davanti a 22.000 genoani che resero omaggio a quella mitica squadra uruguagia.

Una squadra avversaria che, come ho appena spiegato, essendo l’ossatura della nazionale vincitrice delle Olimpiadi del ’24, nelle locandine del match genovese fu presentata come la formazione dei “Campioni del Mondo “.

Una squadra, quella uruguagia, non solo capace di imporsi sul Genoa con il risultato finale di tre reti a zero, ma che aveva segnato i suoi due primi gol in meno di due minuti.

Del Nacional, meritano sicuramente di essere ricordati Andrade e, con lui, anche Scarone.

Andrade, soprannominato la “meraviglia nera” era un centrocampista tecnico, agile e veloce che vinse, con l’Uruguay, le Olimpiadi del ’24, del ’28 e il Mondiale del ’30 (competizione in cui, a detta degli esperti, fu considerato il miglior giocatore del torneo).

Stesso palmarès per Hector Scarone (due Olimpiadi e un Mondiale), calciatore di origine ligure, soprannominato “il Mago”, attaccante che fu anche giocatore di Barcellona, Ambrosiana Inter e, come allenatore, sedette sulla panchina del Real Madrid.

Comunque, per tornare al 5 aprile del ’25,  lo storico evento sportivo di Genoa-Nacional di Montevideo, all’epoca, fu immortalato in una pellicola, prodotta dalla Pittaluga Film (nella prossima pagina il filmato tratto da You tube), e quel reportage ancora oggi fa il giro del mondo.

Quel filmato è stato, per esempio, trasmesso dalla televisione uruguayana in una puntata celebrativa dei fasti del Nacional e si può trovare anche nella videocassetta pubblicata nel 1999, in occasione del centenario della squadra di Montevideo.  Più recentemente, un esperto informatico del Museo  del Nacional ne ha restaurato una copia, conservata in formato digitale.

Quando una squadra diventa un misto di storia e leggenda, il suo mito comincia a vivere di vita propria. E così, della narrazione di quella leggenda, diventa quasi impossibile seguirne gli interi sviluppi e la sua diffusione: dico questo perché è possibile che foto, articoli e filmati di quella partita siano stati commentati in altre trasmissioni e documentari di cui io non sono a conoscenza.

Il discorso relativo ad una squadra che si pone tra mito e leggenda vale per il Nacional di Montevideo. Ma, allo stesso modo, vale anche per il Genoa. Non a caso, le immagini di repertorio di quegli eventi, in cui le vicende di questi due storici club si sono incrociate, viaggiano ancora oggi via etere, via digitale o tramite il web, dal Golfo di Genova al Rio della Plata.

È anche in ragione di questi antichi legami storici che il Genoa ha avuto, e ha ancora, un rapporto di predilezione con l’Argentina e con l’Uruguay. La tournée del Genoa del ‘23, la partita del Nacional a Marassi del ‘25, i reportage della stampa dell’epoca, i filmati di repertorio di allora, l’accoglienza delle comunità di emigrati di quel periodo, gli attuali servizi televisivi dei media latini, i club argentini di hinchas del Genoa tuttora esistenti, i siti internet dell’America Latina, le recenti riproduzioni digitali di quegli eventi sportivi, i libri di storia del calcio, come quello di Eduardo Galeano: tutto questo è lì a dimostrarlo.

Massimo Prati: classe 1963, genovese e genoano, laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova, con il massimo dei voti. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale. Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora come insegnante. Autore di un racconto, “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, pubblicata nel 2004 dalla casa editrice Fratelli Frilli; di un libro intitolato “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, edito nel 2017 dalla Nuova Editrice Genovese; di un lavoro sulla storia del calcio intitolato “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019; di una ricerca storica dal titolo “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020; della seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2020. Infine, coautore, con Emmanuel Bonato, del libro di didattica della lingua italiana, “Imbarco Immediato”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021.

È anche autore di numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “Pianetagenoa1893” e “GliEroidelCalcio”.

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.