Coppa Italia 1982: le “zampate” di Jordan e Serena cancellarono le “pennellate” fiamminghe del Genoa

Il Grifone perse 3-2 contro i rossoneri che militavano allora in serie B

Renè Vandereycken (Foto Wikipedia)

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Domenica 16 maggio 1982 il Milan era retrocesso in Serie B per la seconda volta nel giro di due anni, ma per la prima per demerito sul campo (quella del 1980 era legata al calcioscommesse); la formazione rossonera era stata «virtualmente» per tutta quella sportivamente drammatica giornata in Serie B, fino a quando una bellissima rete «alla Mortensen» di Roberto «Dustin» Antonelli sr. a Cesena (dove i rossoneri erano passati nel giro di un quarto d’ora dallo 0-2 al 3-2) non l’aveva riportata in Serie A. A rovinare la festa dei tifosi milanisti, portatisi ai bordi del campo per festeggiare l’insperata salvezza con i propri calciatori, aveva pensato, segnando la rete del 2-2 al “San Paolo” di Napoli, il genoano Mario «Marietto» Faccenda sugli sviluppi di un calcio d’angolo provocato da un doppio errore, quelli del portiere partenopeo Luciano «il Giaguaro» Castellini, che si era fatto sfuggire il pallone dalla mano destra, mentre lo rinviava, e dell’arbitro Luigi «Gigi» Agnolin jr., il quale, tratto in inganno dalla segnalazione del guardalinee, che non aveva visto che l’estremo difensore del Napoli era riuscito con il piede sinistro a mantenere in campo il pallone da lui rincorso, aveva decretato il calcio d’angolo, Curiosamente nella serata di domenica 5 settembre 1982, al “Giuseppe Meazza” di Milano, in quella che è stata fino a quest’oggi l’ultima sfida tra il Milan e il Genoa in casa di rossoneri a livello di Coppa Italia, si ritrovarono tre dei protagonisti della «sfida a distanza» per la salvezza di meno di quattro mesi prima tra le due società che per prime hanno iscritto i loro nomi nell’Albo d’Oro del calcio italiano: Antonelli sr., passato per un miliardo di lire a giugno al Genoa (e conseguentemente «beccato» dai suoi ex tifosi), che il mese dopo aveva ceduto per quattrocentocinquanta milioni di lire al Milan Tiziano «il Principe» Manfrin; Faccenda, che fece il suo ingresso in campo all’inizio della ripresa; il direttore di gara veneto. Non erano quelle le uniche attrattive della serata al “Giuseppe Meazza”, che riapriva i battenti dopo il «restyling» estivo, visto che nel Genoa facevano il loro esordio assoluto l’olandese Jihannes Wilhelmus «Jan» Peters e stagionale il belga Renè Vandereycken, che, dopo essersi gravemente infortunato all’“Heysel” di Bruxelles nell’incontro amichevole Belgio-Bulgaria 0-1 di mercoledì 28 aprile 1982, aveva vanamente tentato di recuperare per non perdere la Coppa del Mondo in Spagna, compromettendo la sua integrità fisica per la stagione agonistica successiva (in cui avrebbe disputato solamente il primo tempo di quella partita, l’intero incontro d’esordio in Campionato, pareggiato la domenica successiva «a reti bianche» al “Cino e Lillo del Duca” di Ascoli Piceno e al “Luigi Ferraris” i primi venticinque minuti della partita persa 0-3 contro la Fiorentina domenica 19 settembre 1982 e gli ultimi ventidue dell’incontro pareggiato 1-1 con la Roma, da quella domenica 8 maggio 1983 «matematicamente» campione d’Italia per la seconda volta nella sua storia, in cui i giocatori delle due squadre «ingannavano il tempo» con stucchevoli «meline», in attesa del triplice fischio finale del signor Pietro D’Elia di Salerno, che avrebbe garantito con novanta minuti d’anticipo sulla conclusione del campionato anche la permanenza del Genoa nella massima serie.
L’allenatore rossoblù Luigi «Gigi» Simoni, che nell’estate successiva avrebbe commesso il fatale errore, costato al Genoa la retrocessione, di non fidarsi più del recupero – che, in realtà, sarebbe avvenuto – dell’integrità da parte del «regista» belga e di sostituirlo con l’evanescente brasiliano Francisco Chagas Eloia «Elói», schierò la sua squadra, ormai priva di speranze di qualificazione agli Ottavi di Finale, in quell’ultimo dei cinque incontri del Girone Eliminatorio con una sorta di 1-3-2-3-1, che prevedeva in porta l’italo-jugoslavo (nato venerdì 20 marzo 1953 nell’attuale capitale della Bosnia-Erzegovina, Sarajevo, da padre italiano e madre serba) Silvano «Beara» Martina e come «libero» il capitano Claudio Onofri, dietro a una linea difensiva con da destra a sinistra Vincenzo «Tarzan» Romano II, Carmine «Mimmo» Gentile e Claudio «Ruspa» Testoni, nel centrocampo arretrato Giuseppe «Beppe» Corti a destra e Vandereycken a sinistra e in quello offensivo Peters a destra, Antonelli sr. al centro e Pasquale Iachini a sinistra, con Massimo «il nuovo Paolo Rossi» Briaschi I unica punta.

Jan Peters (Wikipedia)

L’inizio dell’incontro dei due fiamminghi (il cognome del belga lo identifica come appartenente alla maggioranza etnica del suo Paese anziché alla minoranza vallone) fu folgorante, visto che dopo una trentina di secondi l’olandese, «involatosi» sulla destra su una «verticalizzazione» di Antonelli sr., dopo aver «bruciato» sullo scatto il talentuoso giovane «libero» rossonero Franco «KaiserFranz» Baresi II, calciò diagonalmente in scivolata con l’interno destro, a nove metri dalla linea di fondo il pallone verso la porta, che, dopo aver superato il portiere Ottorino «il John Travolta della domenica pomeriggio» Piotti, fu deviato, in un estremo e non riuscito tentativo tentativo di respinta in scivolata con l’esterno destro, da Mauro «il Djalma Santos di San Basilio» Tassotti (i tabellini dell’epoca attribuiscono all’attuale viceallenatore del Genoa l’autorete, ma allora per «par condicio» bisognerebbe fare altrettanto con Giorgio «King Kong» Chiellini per la segnatura che a un minuto dalla fine diede, dopo il tocco di destro di Luca «le ali della libertà» Antonini, la vittoria interna al Genoa contro la Juventus mercoledì 29 ottobre 2014), e dopo otto minuti di gioco il belga (alla sua unica segnatura con la maglia del Genoa in trentatré incontri ufficiali), leggermente defilato sulla sinistra, raddoppiò con un «maligno» tiro ad effetto di esterno sinistro da ventiquattro metri circa sul «primo palo», che colse impreparato Piotti, capace solo di tentare di respingere con la mano destra aperta, ma senza riuscire a fermare la corsa del pallone, solamente toccato, verso la porta. In mezzo alle due reti degli stranieri del Genoa il Milan aveva sfiorato al 2’ con il suo, lo scozzese Joe «lo Squalo» Jordan, il pareggio con un tocco di esterno sinistro dalla linea dell’area di porta, deviato sul fondo a pochi centimetri dal palo sinistro, con la mano destra da Martina, coraggiosamente lanciatosi in uscita bassa, successivo a un traversone dalla «tre quarti» di sinistra di Alberico «Chicco» Evani, «spizzato» di nuca da Aldo «Testina d’oro» Serena, e a un suo stop di petto. Il Milan era poi andato vicino ad accorciare le distanze al 25’ con un tiro di destro di poco alto sulla traversa di Evani, che aveva raccolto dentro l’area di rigore, vicino al vertice destro alto, il pallone respinto con i pugni da Martina per anticipare Jordan su una «verticalizzazione» di Sergio Battistini, per poi riuscirci al 43’ grazie a un tocco di sinistro da quattro metri di Jordan, che capitalizzò un pallone crossato dalla «tre quarti» da Tassotti e deviato di testa da Vinicio Verza e vedersi negare il pareggio un minuto dopo da un grande intervento in tuffo di Martina su una potente conclusione di Baresi II da una ventina di metri circa.
Nella ripresa, dopo un tentativo al 3’ con un diagonale di sinistro da circa ventisei metri di Evani, defilato sulla sinistra, che venne respinto in tuffo da Martina, e al 6’ un tiro alto da favorevolissima posizione di Battistini, il Milan nella parte centrale del tempo, tra il 21’ e il 27’, riuscì a ribaltare il risultato con due «demi-volée» di sinistro nell’angolino basso sinistro di Serena, la prima con l’interno ad anticipare da dieci metri Testoni su traversone dalla sinistra di Evani e la seconda con l’esterno a precedere Martina su un calcio di punizione battuto con una traiettoria «a palombella» da Battistini. L’ultima emozione la diede a tredici minuti dalla fine una girata di Briaschi I, a cui riuscì ad opporsi, salvando la vittoria della sua squadra, l’estremo difensore dei padroni di casa, Piotti.

TABELLINO
Milano, domenica 5 settembre 1982, Stadio “Giuseppe Meazza”, ore 20,30
Milan-Genoa 3-2 [V giornata del VI Girone Eliminatorio della Coppa Italia 1982/1983]
Arbitro: Agnolin jr. [Bassano del Grappa (VI)]
Spettatori: cinquantamila circa
Marcatori: nel 1° tempo al 30’’ Peters (G), all’8’ Vandereycken (G), al 43’ Jordan (M); nel 2° tempo al 21’ A. Serena (M), al 27’ A. Serena (M)
Milan: 1 Piotti, 2 Tassotti, 3 Evani, 4 G. Pasinato, 5 Canuti, 6 Baresi II, 7 A. Icardi, 8 S. Battistini, 9 Jordan (dal 32’ del 2° T.: 16 Incocciati), 10 Verza (dal 1’’ del 2° T.: 14 T. Manfrin), 11 A. Serena (dal 37’ del 2° T.: 15 Damiani sr.). Allenatore: Castagner.
Genoa: 1 Martina, 2 V. Romano II, 3 Testoni, 4 G. Corti sr., 5 Onofri, 6 Ca. Gentile, 7 Vandereycken (dal 1’’ del 2° T.: 14 Faccenda), 8 Peters (dall’11’ del 2° T.: 15 Boito), 9 Antonelli sr., (dal 12’ del 2° T.: 16 R. Russo), 10 P. Iachini, 11 Briaschi I. Allenatore: Simoni.
Note: assistono all’incontro in Tribuna il Commissario Tecnico della Nazionale Italiana, neo-campione del Mondo, Bearzot e il presidente della F.I.G.C., Sordillo; sul tiro di Peters (G) che sblocca il risultato Tassotti (M) tenta di respingere, senza riuscirci, il pallone, che tocca con il piede destro prima che varchi la linea di porta; sul tiro di Vandereycken (G) Piotti (M) tocca il pallone con la mano destra senza cambiarne significativamente l’originaria traiettoria.

Stefano Massa
(membro del Comitato Storico Scientifico del Museo della Storia del Genoa)

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