Chiedimi chi era Andrea Fortunato

Un ricordo di Roberto Sabatino sullo sfortunato calciatore del Genoa che oggi avrebbe compiuto 50 anni

Fortunato
Andrea Fortunato

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Il 25 aprile del 1995 ci lasciava Andrea Fortunato, calciatore nel pieno della sua carriera ma soprattutto vita.

Nato a Salerno, nel 1985 approda nel settore giovanile del Como in cui nel quadriennio viene plasmato, fino ad essere promosso in prima squadra nella stagione 1989/1990: i tecnici Vitali, Galeone e soprattutto Bersellini ne esaltano le qualità di corridore sulla fascia sinistra come terzino instancabile.

Dopo un’altra stagione “formativa” al Pisa in Serie B con Ilario Castagner, ecco l’approdo al Genoa nell’estate 1992: i rossoblù sono reduci dalle imprese di Coppa UEFA e devono ricostruirsi. Andrea in Liguria viene affiancato da grandi campioni come Tacconi, Branco, Signorini, Torrente, Ruotolo e Skuhravy, e all’esordio in Serie A si guadagna subito la stima dell’ambiente tanto da diventare un titolare fisso con 33 presenze e addirittura 3 reti.

Dopo un solo grande torneo, il Grifone lo cede alla Juventus per 10 miliardi di lire. Il giocatore è richiesto espressamente da Giovanni Trapattoni.
“Sono un ragazzo normale, come tanti a 22 anni, con l’hobby delle discoteche e della musica, cerco di essere equilibrato, so che le depressioni sono dannose, almeno quanto l’euforie. E so pure che non sono un arrivato, che devo perciò dimostrare quanto valgo. Solamente così potrò ricambiare quelli che hanno creduto in me”, disse nel giorno della sua presentazione a neo-bianconero.
“Sono ottimista per natura, mi aspetto che il difficile debba arrivare, le sofferenze non germogliano solo nelle squadre pericolanti. Più alzi il tiro e più è difficile centrare il Bersaglio – proseguiva Fortunato -. Nella Juve, come nel Milan, ti perdonano di meno certe sbavature, perché stai sempre in tensione, è il prezzo del successo. Però assicuro che la Juve è un punto di partenza e non di arrivo. Perché se così non fosse sarei un perdente”.

Andrea finisce anche nel giro della Nazionale azzurra del nuovo corso targato Arrigo Sacchi, che lo fa esordire nel match contro l’Estonia del 22 settembre 1993 a Tallin: era la gara di qualificazione verso i Mondiali di USA ’94, in cui Fortunato sarebbe stato uno dei protagonisti annunciati.

Con i bianconeri divenne un punto fisso, giocando 27 partite e disputando le Coppe europee: verso la primavera del 1994, però, un calo improvviso. Andrea accusa stanchezza durante e nei post partita, i tifosi lo beccano perchè pensano non si stia impegnando, ma sotto c’è molto di più.

Il medico della Juventus, il dottor Agricola, vuole vederci chiaro e lo fa ricoverare presso l’Ospedale Molinette di Torino: diagnosi terribile, leucemia linfoide acuta.

Il ragazzo viene poi trasferito nella struttura di Perugia dove tentano, con metodi ancora sperimentali, di contrastare la malattia.

I Mondiali americani partono, Sacchi a malincuore rinuncia allo juventino che però ha una battaglia ancor più importante da vincere: “Andrea è sereno e non ha perso la volontà di vincere questa sfida – diceva allora il dottor Agricola ai giornalisti -. Il fattore psicologico in questi casi è molto importante, dal punto di vista clinico ci da conforto che il suo corpo stia reagendo bene ai cicli di chemioterapia”.

Il peggio ad un certo punto sembra alle spalle, Fortunato torna a sorridere e spera presto di tornare a macinare chilometri sulla corsia sinistra: “Sto imparando a prendere a calci questa maledetta leucemia”, disse Andrea in un’intervista sul Guerin Sportivo in pieno Mondiale. “Sto facendo un po’ di ferie, non approfittate della mia assenza perchè tornerò”.

Giancarlo Marocchi, suo compagno alla Juventus, spronò così l’opinione pubblica sulla malattia dell’amico: “Tifo per due vittorie: una contro la malattia, e l’altra contro l’indifferenza. Sono sicuro che la sofferenza di Andrea avrà un risvolto positivo, perchè convincerò tanta gente ad iscriversi all’ADMO, l’Associazione Donatori Midollo Osseo. A cominciare da noi calciatori, perchè prima nessuno aveva mai voluto fare nulla”.

Il mondo dello sport si unisce alla battaglia di Fortunato, anche l’Inter fa recapitare nella sede juventina una lettera firmata da dirigenti, staff e calciatori per sostenere il ragazzo.

In autunno le condizioni sembrano migliorare, il trapianto di midollo avuto dal padre e dalla sorella sembra aver giovato. Andrea segue in trasferta la Juventus, partecipa alla cerimonia di Laurea della stessa sorella: sogna presto di tornare a giocare.

Poi, verso aprile le difese immunitarie si abbassano notevolmente: una pesante forma di polmonite lo aggredisce, torna in ricovero presso l’Ospedale di Perugia ma le condizioni di salute precipitano e nel tardo pomeriggio del 25 aprile il ragazzo vola in cielo.

Chi era Andrea Fortunato? Un ragazzo che ha trasformato la sua passione in lavoro, che aveva tantissima strada davanti a se. Fortunato solo nel nome, perchè in pochi sanno quanti rimpianti ha lasciato la sua prematura scomparsa.

Roberto Sabatino – Sportincondotta

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