Chiappino, il Maestro del Genoa amato dai suoi ragazzi

Il tecnico è un autentico insegnante di calcio che il Grifone farebbe bene a tenere a vita

Chiappino Sbravati Genoa Primavera
Mister Chiappino e il vice Jacopo Sbravati (foto di Genoa CFC Tanopress)

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Ieri, nella prima giornata dell’esame di Stato per migliaia di ragazzi e ragazze, la Primavera del Genoa ha festeggiato la propria maturità calcistica acquisita sul campo dopo una stagione imprevedibile come mai se ne sono registrate nella storia del calcio. E il merito, infrangendo con dolo le tanto sacre quanto civettuole leggi del giornalismo sportivo, va segnatamente riconosciuto a Luca Chiappino, autore di un significativo pezzo di bravura nell’anno del Covid-19, virus che ha spaventato calciatori navigati ed esperti, figurarsi dei ragazzi che da poco hanno raggiunto la maggiore età. Chi gioca a calcio in un settore giovanile professionistico può ritenersi fortunato, se non privilegiato, rispetto ad altri sport poiché questa disciplina è stata la prima a ripartire in sicurezza, tra protocolli granitici (quantomeno fino a ottobre…) e costi stellari per ottemperare a sanificazioni, tamponi e trasporti. Insomma, un nuovo modo di preparare il calcio.

Tra le molteplici difficoltà della stagione, cui vanno aggiunti gli infortuni e l’alternanza delle prestazioni tra i giovani, mister Chiappino è stato un punto di riferimento per il Genoa, come la bandiera rossoblù di Boccadasse, che chissà perché viene fotografata soltanto con il mare in burrasca. Evidentemente lo stoicismo ha qualche molecola genoana. Chiappino non si è fatto travolgere dagli eventi – come, invece, accaduto a Maran benché con una crisi più acuta – dai cali e dalle partite ravvicinate in un calendario compresso poiché è stato supportato da uno staff tecnico e da una dirigenza giovanile di alto livello che, rientrando nella figura allegorica, hanno agito al pari degli scogli e dell’asta che proteggono e issano il vessillo sopra le sferzate della buriana. La conoscenza dell’ambiente e la competenza in materia hanno fatto la differenza fino a consacrare un nono posto (e semifinale in Coppa Italia, punctum dolens) in un campionato a sedici squadre, sempre tosto a ogni livello.

Dall’anno prossimo cambierà molto giacché il torneo non avrà i play-out ma solo due retrocessioni e quattro promozioni per allargare (o annacquare?) a diciotto squadre la platea delle partecipanti a partire dalla stagione ’22-’23. Non è la tv a dare l’adeguato grado di visibilità ai ragazzi della Primavera, già dotati in fasce di sponsor e agente sportivo che l’arenata riforma Spadafora vorrebbe consentire già dai quattordici anni, ma allenatori, rectius insegnanti di calcio, come Chiappino che come premio alla carriera meriterebbe di lavorare a Coverciano. Da lui sono passati i migliori talenti rossoblù, da Perin a Sturaro, da El Shaarawy a Rovella e Pellegri, e ciascuno di loro ha ricevuto un dono, un piccolo insegnamento da tesoreggiare in carriera. Yayah Kallon, talento in rampa di lancio e già con un biglietto per Innsbruck, lo tratteggia così: «É come uno zio, solo lui sa cos’ha fatto per me fuori dal campo». Sono le parole migliori per il Maestro del Genoa.

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.