Braglia: «Il Genoa è la mia Nazionale, ad Anfield Road la partita della vita»

«Addio al Grifo? Ancora oggi mi viene il magone ma qualcuno non si comportò bene con me»

Braglia Genoa
L'intervento di Simone Braglia (foto di Furio Belloro)

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Simone Braglia è stato intervistato dal portale web “Chiamarsi Leggende” attraverso il quale ha percorso un ampio excursus sulla sua lunga carriera da calciatore: «Il Genoa è la mia Nazionale, il punto più alto della mia carriera: Genova è la città cui mi sento legatissimo dal punto di vista affettivo. L’esordio in Serie A nel derby è stato una gioia infinita: subentrai senza il minimo timore, infatti riuscii in tre interventi su Vialli, Salsano e Mancini. Entrai in campo e non subii gol, quindi per me la partita finì 0-0 e, dunque, non ho perso nessuno dei derby disputati in tre anni».

«Anfield Road? La partita della vita, fu un arrembaggio continuo tra parate, rinvii e uscite: chiusi con la voce roca. Abbiamo fatto la storia del Genoa» ammette Braglia.

«Al Pavia ho capito che avrei potuto fare qualcosa nel mondo del calcio. Feci un grande campionato in C1, Mino Favini mi permise di maturare facendo ciò che tutti dovrebbero fare come un percorso obbligato e formativo: la gavetta. Tra i portieri attuali indico Meret e Vicario come i giovani in ascesa; tra i più anziani, invece, Andrea Consigli ha raccolto meno di quanto meritasse» spiega il portiere.

«Dopo il Genoa scelsi il Perugia di Gaucci, il miglior presidente che abbia avuto, perché taluno non si comportò bene con me. Una sera mi telefonarono rassicurandomi che sarei rimasto, la mattina lessi sui giornali che era fatta per l’arrivo di Tacconi in rossoblù. Ancora oggi mi viene il magone» chiosa Braglia.

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