Blessin non incide con le sostituzioni, lettura delle partite ancora convulsa

La fortuna del Genoa è nella sua panchina lunga, senza dubbio la migliore dell'intera Serie B

Pajac Blessin Genoa
Blessin spiega qualcosa a Pajac (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Già dopo un quarto d’ora di gioco il Benevento aveva pubblicamente sottoscritto la propria dichiarazione di resa ad attaccare il Genoa: vitale stare in vita, per Caserta, il quale ha ottenuto l’unica risposta esigibile dal suo spogliatoio, sacrificio e concentrazione. Il mister sulla graticola, però, non si scordi di pagare una cena a Paleari, attento sul piazzato soave di Badelj (con tuffo da copertina) come sulla stoccata rabbiosa di Coda, bizzarramente tolto dal campo con nove minuti d’anticipo forse per dargli riposo, forse per solleticare il bis della cabala come fatto con Yeboah a Venezia. Due acuti del miglior Genoa di Blessin, svegliato attorno all’ora di partita dal fuoco di bordata cominciato dal tiraccio di Frendrup, faccia angelica da buon seminarista ma grinta e personalità da trascinatore imberbe che non ha timore alcuno di calciare da venticinque metri non potendone più della reiterata moria di idee e di movimenti nel reparto avanzato.

Prima di questo c’era un rigore che solo dei microchirurghi al monitor potevano suturare, come prima c’era anche una pericolosa percussione di Portanova – due volte innescato nello spazio da Coda – sventata da Barba ma agevolata da una pessima difesa del pallone da parte dell’ala rossoblù. Ed era proprio in tale momento che sarebbe dovuto entrare in scena mister Blessin con un piano di sostituzioni atte ad alimentare la propulsione genoana, sfruttando il cortocircuito accusato dal 5-3-2 del Benevento dovuto a un pericoloso abbassamento di baricentro: Jagiello ha inciso e potrà incidere in futuro nel ruolo di mezz’ala d’inserimento in un centrocampo a tre, non così Yeboah caduto in flagrante in un clamoroso fuorigioco a due metri dalla linea di porta, sorpreso come tutti dall’altruismo di Gudmundsson. Sempre di più del Benevento, pericoloso con un paio di discese e il tentativo di suicidio di Martinez, ma comunque troppo poco per vincere.

La fase difensiva allestita da Blessin funziona (a dire il vero, fin da gennaio) ma il tecnico svevo deve essere meno dogmatico, più flessibile, e aperto a sviluppare una migliore gestione della partita, apparsa convulsa come a Venezia ma non così strettamente legata agli episodi. La fortuna del Genoa è nella sua panchina lunga, senza dubbio la migliore dell’intera Serie B poiché annovera sei o se non sette calciatori, dunque più di metà squadra, che giocherebbero titolari in ogni altro club concorrente per la promozione: una grande risorsa da valorizzare con i cinque cambi che possono ribaltare l’inerzia di quelle partite, e saranno molte, che il Grifone affronterà contro difese arroccate. E con un Aramu in più, pronto a giocare tra le linee rossoblù per dare un senso finale al momento di recupero palla che il Genoa sviluppa nel migliore dei modi, il livello della qualità si alzerà per ridurre il margine d’errore.

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