Ballardini capo tribù come Scoglio. Brama di riscatto contro il Napoli

Il tecnico romagnolo unisce le maestranze rossoblù come solo il Professore sapeva fare

Ballardini Pjaca Genoa
Le indicazioni di mister Ballardini, Pjaca osserva sullo sfondo (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Il Genoa è una squadra che finalmente incute timore agli avversari. Niente più senso d’inferiorità o partite già perse prima del fischio d’inizio: con Ballardini i rossoblù hanno riscoperto di essere un gruppo capace di giocarsela contro ogni avversario. La maieutica del tecnico romagnolo sarebbe da approfondire, da studiare in separata sede – non solo calcistica – perché la chiave di questo bruciante successo in occasione del quarto mandato rossoblù non è semplicemente da rintracciare nell’alveo del cosiddetto “effetto basilico”: ottimo a Genova, cattivo oltre i Giovi. Ballardini conosce l’ambiente, la proprietà e ormai ogni pietra di Villa Rostan: sa come muoversi, come parlare e come farsi ascoltare. Conosce altresì il calcio ad alti livelli e i punti deboli degli avversari: a tal fine, il primo tempo con l’Atalanta e con il Cagliari sono emblematici dell’oculatezza filo-sacchiana nella preparazione delle partite.

Da fuori l’impressione è che questo Ballardini-quater abbia lui stesso (ri)scoperto una freschezza coinvolgente, strumentale al lavoro quotidiano a Pegli. La migliore versione professionale che si sia mai vista comparando anche le precedenti avventure al Grifone. Il mister convince il singolo e ammalia il gruppo che lo segue fedelmente fin dal primo saluto rivolto allo spogliatoio: è la polizza contro la retrocessione. Una capacità di federare, di unire le varie maestranze, che nessun predecessore ha mai avuto: forse bisogna ritornare ai tempi del Professore Scoglio per ritrovare un capo tribù similmente amato dai genoani, seppur meno esuberante e meno vulcanico caratterialmente ma parimenti seguito ciecamente dal Popolo del Genoa. Trasmettere motivazioni non è un compito facile perché ciò presume un concentrato di personalità, autorevolezza e sagacia: Ballardini ci riesce sfruttando un metodo originale, mite e del tutto personale.

Le lodi sperticate, però, non destabilizzino il Grifo proprio ora che la squadra ha faticosamente raggiunto una posizione in classifica del tutto inedita nell’assurda stagione in corso, la quale sarà ricordata per non aver accolto alcuno spettatore al Ferraris per la prima volta nella sua storia ultracentenaria. Sono bastate sette partite per dimenticare le amenità e le amarezze raccolte nelle quattordici iniziali, sette gare di campionato dove il Genoa ha conseguito il doppio dei punti giungendo a risolvere buona parte dei problemi infilati dalla precedente gestione tecnica. Domani c’è il Napoli, avversario d’indubbio spessore da affrontare mettendo in campo una grandiosa brama di riscatto dopo il grottesco 6-0 dell’andata. Riscatto, entusiasmo e voglia di incutere timore a chiunque: nulla di più, giacché la condizione vendicativa fa parte del processo formulare romano, mica del calcio.

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