Ancora sul Boca e il Genoa: la Storia lascia sempre traccia di sé

Ecco un altro pezzo della quarta edizione de «I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova. 1893-2023» di Massimo Prati


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Cercando un video sul Boca sono capitato su un filmato di Samp TV, pubblicato sul sito della Sampdoria, in cui parla un certo Luca Sessarego (Consigliere dell’Associazione Liguri nel Mondo). Si tratta di un video che mi ha lasciato a dir poco perplesso per la categoricità e l’infondatezza di alcune affermazioni in esso contenute. Il filmato è stato pubblicato sei o sette anni fa. Ma ne ho preso visione solo recentemente e tale visione mi ha spinto a scrivere queste righe.
Prima di tutto il consigliere Sessarego parla del dono alla Sampdoria di un libro sulla storia della “Bombonera” (stadio del club xeneize), fatto da un membro del Consiglio di Amministrazione del Boca, Sergio Brignardello, senza sapere o facendo finta di non sapere che si tratta di un discendente di una famiglia Genoana in cui, per stessa ammissione di Brignardello, il padre gli ha insegnato ad andare alle partite del Boca con la sciarpa o la maglia del Genoa (nella foto che ho pubblicato nella mia pagina Facebook lo si vede alla Bombonera con la maglia del Genoa e facendo una rapida ricerca su internet si può facilmente trovare una sua intervista a “PianetaGenoa1893”, intervista in cui parla della genoanità della sua famiglia). Tra l’altro, in un reportage pubblicato da Martin Graffigna il 15 gennaio 2012 sul Blog del Genoa Club Argentina, Sergio Brignardello viene presentato come “Fundador del Genoa Club ‘La Boca’ en el año 1993” (Fondatore del Genoa Club “La Boca” nell’anno 1993).
Ma il punto a mio parere più discutibile nel discorso del Consigliere Sessarego è nella perentoria affermazione in base alla quale, essendo i fondatori del Boca nati negli anni Settanta/Ottanta dell’Ottocento, quando a Genova ancora non esistevano squadre di calcio, ci sarebbe da sfatare un mito fatto di luoghi comuni: quello del rapporto privilegiato del Boca con alcune squadre di calcio perché -cito le sue testuali parole- “Non esiste nessun fondamento storico che lo possa giustificare” (evidente riferimento al Genoa senza avere il coraggio di dirlo chiaramente).
A parte che i fondatori del Boca Juniors saranno anche nati nell’Ottocento ma il club boquense è stato creato nel 1905, un periodo storico in cui a Genova c’era una squadra che era la massima espressione calcistica nazionale.
Ma poi, a proposito della perentoria affermazione in base alla quale non ci sarebbe nessun fondamento storico che possa giustificare l’esistenza di un rapporto privilegiato tra il Boca e un club genovese, viene da chiedersi se il consigliere Sessarego dell’Associazione Liguri nel Mondo è al corrente del fatto che, quando al massimo Andrea Doria e Sampierdarenese varcavano i confini regionali per qualche trasferta, nel 1923 il Genoa fece una tournée sudamericana in cui incontrò la nazionale uruguaiana a Montevideo e la nazionale argentina a Buenos Aires, più due selezioni “all stars” della capitale: il Combinado Norte e il Combinado Sur, selezioni formate dai migliori giocatori dei club di quelle zone della capitale argentina che, tra l’altro, schieravano anche alcuni giocatori del Boca Juniors.
Si tratta di vicende di cui ho parlato in uno dei primi capitoli di questo libro. Ma la negazione di “fondamenti storici” che in realtà sono attestati e, tutto sommato, facilmente verificabili, mi obbliga a tornare su quegli avvenimenti.
Il 2 settembre del 1923, per esempio, il Genoa vinse per 1 a 0, con rete di Catto, contro la selezione del “Combinado Sur”, squadra che schierava anche ottimi giocatori di club del centro di Buenos Aires: Tesoriere, Nobile, Mutis, Médici, Seregni, Fortunato, Loizo, Cerrotti, Iruriata, De Los Santos, Onzari.
Américo Tesoriere era il portiere del Boca Juniors, stessa squadra del difensore Ramón Mutis, di Médici e di Cerrotti (a volte, la grafia dei cognomi di questi calciatori varia a secondo delle fonti).


Visto che nel già citato racconto di questo libro dedicato alla tournée sudamericana del Genoa nel ’23 non l’ho fatto, approfitto di questa seconda occasione per fornire qualche breve profilo biografico di questi giocatori del club fondato alla Boca, un quartiere dove il genovese era una specie di “lingua franca” parlata non solo dagli emigrati arrivati da Genova e dalla Liguria ma anche da quasi tutti gli altri emigrati italiani.
Dalla consultazione di un giornale argentino, scopriamo che Américo Tesoriere (a volte erroneamente indicato anche come Tesorieri) fu portiere del Boca Juniors e della nazionale argentina vincitrice della Coppa America nel 1921 e nel 1925. Amava anche scrivere poesie che sono state raccolte da suo figlio, Eduardo, in un libro dal titolo “Américo. El Poeta del Arco” (N.d.A. In spagnolo il portiere di calcio si chiama “arquero” e la porta “arco”). Nel libro però ci sono anche i ricordi di una vita: Américo Tesoriere era nato nel 1899 alla Boca, in una strada vicino a dove oggi si trova la Bombonera e vicino a dove fu fondato il Boca Juniors, la squadra che quel bambino iniziò a seguire fin da quando aveva dieci anni. Ai tempi, i sostenitori non erano ancora numerosi e da quei ricordi infantili emerge che, quando al campo del Boca arrivava uno nuovo, si sentiva dire: “Chi o l’è quéllo lì ?” (chi è quello lì?). In effetti, nei ricordi infantili di questo portiere la maggioranza degli abitanti del quartiere non parlava italiano bensì xeneize.


E ora, passiamo a Ramón Mutis (a volte scritto Muttis) terzino sinistro arrivato al Boca Juniors proprio nel 1923. Negli Xeneizes sarebbe restato per dieci anni. Fu anche nazionale argentino, vincendo con l’albiceleste la Coppa America del 1925 e facendo parte della rosa del primo mondiale del 1930 in Uruguay.
Traiettoria simile per il difensore centrale Àngel Segundo Médici: una decina di anni nel Boca, a partire dal 1922 e Medaglia d’Argento alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928.
E poi c’è Antonio Cerrotti (scritto anche Cerroti o Cerrotta), “carbonê” della Boca divenuto attaccante degli Xeneizes: una decina di anni nel club boquense, nazionale argentino vincitore della Coppa America del 1925, torneo in cui segnò anche un gol in una partita contro il Brasile.
Quelli di cui ho sinteticamente presentato le biografie sono giocatori in forza al Boca nel 1923 che furono schierati nella selezione del “Combinado Sur” che affrontò il Genoa. A loro va aggiunto Juan Evaristo, schierato contro il Genoa nel “Combinado Norte”. A quei tempi Evaristo militava nello Sportivo Palermo, ma in seguito anche lui sarebbe passato al Boca Juniors e divenne pure nazionale argentino (Medaglia d’Argento alle Olimpiadi di Amsterdam, in campo nella finale).
Sempre a proposito di club fondati da genovesi, va ricordato che nella formazione del “Combinado Norte” era presente anche Emilio Solari che aveva giocato nel River Plate, capitano della nazionale argentina vincitrice della Coppa America nel 1921.
Quanto alla nazionale argentina che giocò contro il Genoa, quella squadra era formata da Tesoriere, Bidoglio, Mutis, Médici, Seregni, Solari, Loizo, Miguel, Tarascone, Izaguirre, Onzari.
Bidoglio e Tarascone (in realtà, Tarasconi) sono altri due giocatori del Boca.
Ludovico Bidoglio era entrato a far parte degli Xeneizes proprio nel ‘23. Nella pagina internet “Historiadeboca.com.ar” si legge che il suo esordio col Boca ebbe luogo il 28 gennaio 1923. Sul sito si legge pure: “ Bidoglio era un difensore centrale che giocò 32 partite con la selezione argentina, dal 24 giugno del 1923, quando fu convocato da giocatore militante nel Boca. Con l’albiceleste vinse la Coppa America del ‘25. Giocatore che si distingueva per la velocità e per la capacità di copertura dal gioco pulito, Bidoglio era un cultore del fair play”.
Sempre sullo stesso sito, possiamo vedere che Domingo Alberto Tarasconi era arrivato al Boca il 16 aprile del 1922. Era una punta centrale, capocannoniere del campionato argentino a più riprese col Boca. Questo attaccante segnò anche 18 gol nei 24 match giocati con la nazionale argentina. Inoltre, fu pure capocannoniere alle Olimpiadi del 1928.
Quindi, ricapitolando, tra i giocatori scesi in campo nei tre match giocati dal Genoa in Argentina nel ‘23, ben cinque erano giocatori del Boca: Tesoriere, Cerroti, Muttis, Bidoglio e Tarascone.


Ho già avuto modo di dirlo, ma vale la pena di ribadire il concetto: va anche tenuto presente che le partite del Genoa in Argentina furono disputate allo Stadio Barracas, terreno di gioco dello Sportivo Barracas. Negli anni Venti, quello stadio era probabilmente il più importante impianto argentino: su quel terreno di gioco si disputarono incontri delle nazionali di Uruguay, Paraguay, Brasile, Argentina e altre partite amichevoli internazionali. Uno dei fondatori dello Sportivo Barracas era un dirigente che si chiamava Pesce, mentre tra i giocatori di quel periodo troviamo Pedro Marassi e Juan Alberto Rivarola (scesi in campo nello Stadio del Genoa di via del Piano, il 17 febbraio del 1929, in un match tra Genoa e Sportivo Barracas finito con un pareggio per uno a uno).
Nel quartiere di Barracas esisteva (ed esiste tuttora) un’altra squadra fondata da genovesi: il Club Atlético Barracas Central. Nel sito ufficiale di questa società si può leggere che: “Il club nacque su iniziativa di un ragazzo di vent’anni, snello, un metro settanta di statura, capelli e baffi castani. Si chiamava Silvero Àngel Gardella, per gli amici ‘Saquito’. Era nato il 1 aprile del 1884, figlio di Miguel Gardella e Maria Folaga, entrambi genovesi stabilitisi a Barracas”.
Tra i dirigenti sportivi attivi a Barracas agli inizi del secolo scorso troviamo anche un Felipe Campora. Ma, allo stato attuale delle mie ricerche, non sono riuscito a determinare con precisione ruolo, funzioni e club di riferimento: alcune fonti argentine lo associano al Club Atlético Barracas Central e altre allo Sportivo Barracas.
A proposito dei club di origine genovese o ligure e a proposito di giocatori protagonisti dei match disputati contro il Genoa nel 1923 va citato anche il Club Atlético Huracán.
Nella sezione della pagina ufficiale di questa squadra, dedicata alla storia del club, tra i nomi dei fondatori troviamo un Cambiasso e un Dellisola (cognome tipico del savonese, in particolare del loanese).
Tra gli atleti scesi in campo contro il Genoa, in occasione della tournée, c’erano anche alcuni calciatori dell’Hurácan, squadra che qualche anno dopo cederà al Genoa Guillermo Stabile, Juan Pratto, Alejandro Giglio e Juan Spòsito. Nel 1923 i giocatori dell’Hurácan che presero parte agli incontri con i rossoblù furono il terzino destro Carlos Nobile, l’ala destra Adan Loizo e l’ala sinistra Cesáreo Onzari.
Bisogna anche considerare che nel 1923, la rosa del Genoa per la tournée sudamericana era formata da una dozzina di giocatori di Genova: Giovanni De Prà, Ottavio Barbieri, Luigi Burlando, Delfo Bellini, Mario Costella, Daniele Moruzzi, Enrico Sardi, Augusto Bergamino, Edoardo Catto, Ettore Neri, Aristodemo Santamaria.
Anche Felice Romano, giocatore della Reggiana integrato nel Genoa per la tournée, era di origini liguri. Tra l’altro, Felice Romano era nato a Buenos Aires mentre Enrico Sardi a Buenos Aires era cresciuto (il padre sellaio aveva aperto un’attività artigianale nella capitale argentina per alcuni anni).
Le uniche eccezioni di “non genovesi” del Genoa erano rappresentate dai milanesi De Vecchi e Mariani e dal torinese Leale (quest’ultimo, tra l’altro, arrivato a Genova in giovane età). Come ricordato da De Prà, a quei tempi nello spogliatoio del Genoa si parlava in genovese, la stessa lingua utilizzata nelle discussioni di tutti i giorni alla Boca: anche da un punto di vista comunicativo è lecito immaginare che tra Genoani e Xeneizes ci fossero “affinità elettive”.
Non a caso, sempre all’inizio di questi “Racconti del Grifo”, abbiamo parlato dell’entusiastica accoglienza del Genoa alla Boca, e più in generale a Buenos Aires. Un’accoglienza che è attestata con documentazione fotografica nel libro di Camillo Arcuri e Edilio Pesce del 1993, uscito per il centenario del Grifo: “Genoa and Genova. Una Squadra. Una Città. Cento Anni Insieme”.
Del resto, basta sfogliare la stampa di quel periodo per trovare facilmente testimonianze di amicizia e manifestazioni di fraternità tra Genoani e Xeneizes, anche a margine dei match ufficiali.
Nell’edizione de “Il Lavoro” del 21 agosto 1923, per esempio, si può leggere: “Ieri l’altro i ‘genoani’ assisterono ad una parte del match di foot-ball svoltosi sul campo di Sant’Elmo […] quindi si recarono al campo del Boca Juniors dove seguirono alcune fasi di una partita fra impiegati del Ministero del Lavoro e impiegati degli Arsenali della Marina. L’apparire dei calciatori genovesi fu salutato ovunque da applausi”.
Nel prosieguo dell’articolo si legge che due giorni dopo, alla fine del match con il “Combinado Norte” (perso due a uno dal Genoa anche in ragione della stanchezza del viaggio e dell’assenza di De Vecchi per una influenza), “Il pubblico prorompe in applausi e invade il campo. La folla degli italiani si stringe intorno ai calciatori genovesi e solleva in trionfo De Prà che è stato fra i migliori uomini della giornata”.
Viene da chiedersi di quale città fossero originari gli italiani di Buenos Aires che portarono in trionfo De Prà, in quale quartiere della capitale abitassero e per quale squadra di Buenos Aires facessero il tifo.
Ma ecco un’altra testimonianza che, in questo caso, viene dal libro di Pierpaolo Viaggi: “1923-1925. Il Genoa alla Scoperta del Calcio Sudamericano”:
“La visita della squadra italiana, come abbiamo già detto, suscitò l’entusiasmo generale degli appassionati, in particolare della collettività italiana qui residente. Dove però l’entusiasmo ha raggiunto proporzioni realmente straordinarie è nel barrio comunemente noto come la Boca, che abbraccia la popolata zona del sud-est della capitale, sul fiume, dalla Darsena Sud fino al Riachuelo.
Questo barrio è considerato da moltissimi anni come tipicamente genovese, poiché i suoi abitanti furono, all’inizio, originari di Genova e se l’aumento della popolazione ha portato come conseguenza che pure altre famiglie di altre nazionalità vi si installassero, senza dubbio non ha causato la perdita delle sue caratteristiche usanze e affinità.
Ognuno oggi, nel perimetro della parrocchia, parla il dialetto di quella regione italiana e i vicini di altra nazionalità, se non lo parlano lo capiscono comunque come una lingua che suona loro familiare.
Nessuna sorpresa, dunque, che per la Boca l’arrivo della squadra del Genoa Club abbia costituito un evento assoluto e sia stato, sin dall’annuncio della partenza, il tema obbligato di tutte le conversazioni. Lungo il fiume, nei caffè, nelle fabbriche e nelle officine, in ogni luogo si parlava e si discuteva sulla valentia della formazione Campione d’Italia, ma più che per le sue potenzialità tutti attendevano il giorno dell’arrivo per tributare un omaggio di affetto”.
La Prensa, 20 agosto 1923.

Fino a qui, abbiamo parlato dell’accoglienza da parte del popolo di Buenos Aires e della Boca in generale, per ciò che riguarda i rapporti a livello di club e di dirigenze, sempre nel libro di Pierpaolo Viaggi si attesta con documenti originali dell’epoca (in gran parte di fonte argentina: oltre a La Prensa anche El Gráfico) il sostegno che la direzione del Boca garantì al Genoa durante la sua permanenza a Buenos Aires, in particolare nella vendita dei biglietti e nella organizzazione delle partite, elementi che trovano riscontro anche nei libri di Biagio Angrisani, “Il Destino Nelle Mani. Vita e Carriera di Giovanni De Prà”, De Ferrari 2002 e di Amedeo Garibotti, “Genoa. Dietro La Facciata”, Gidielle 1983. In particolare ci sono attestazioni dell’intermediazione dell’Asociaciòn del Fùtbol Argentino e dell’Ambasciata Italiana di Buenos Aires, per agevolare il passaggio delle spettanze dal Boca Juniors, “sponsor” della tournée, al Genoa.
A questo punto, tornando alle dichiarazioni del Consigliere Sessarego, bisognerebbe mettersi d’accordo sul senso delle parole o perlomeno chiarire la personale concezione del significato di espressioni come “rapporto privilegiato” e “fondamento storico”.
Per come la vedo io, essere andati a giocare nell’altra parte del mondo un secolo fa, avere ricevuto sostegno morale e supporto logistico da un sodalizio sportivo di emigrati all’estero che parla la lingua della propria città -in particolare nell’organizzazione delle partite- vuole dire avere beneficiato e beneficiare tuttora di un rapporto privilegiato con quel club e il fatto che queste relazioni siano attestate nella stampa dell’epoca, ma anche in altre pubblicazioni sulla storia del calcio, rappresenta un concreto fondamento storico. Un fondamento storico, tra l’altro, mantenuto vivo ai giorni nostri anche grazie al fatto che un dirigente del Boca ha fondato un Genoa Club nella capitale argentina.
I fondamenti storici del rapporto privilegiato tra Genoa e Boca Juniors pertanto ci sono. Basta prendere dei libri e leggerli oppure basta consultare la sezione dei periodici di una biblioteca come la Biblioteca Civica Berio di Genova. Ma se leggere i libri o sfogliare la stampa dell’epoca costa troppa fatica, anche un’occhiatina su internet può andare bene.
Peccato per loro che esistono quei complessi di fogli stampati della stessa misura, cuciti insieme e forniti di copertina o rilegatura che si chiamano libri. Libri nei quali è scritta una Storia che non si può cancellare.
Belin, gli piacerebbe farsi la Storia a loro uso e consumo. Ma non funziona così, perché purtroppo per loro il Genoa ha una Storia che è stata e continua ad essere tramandata……since 1893 till the end of time.
Massimo Prati

Si ringrazia Urbone Publishing per la gentile concessione di questa parte del volume

Note sull’autore
Laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale. Studi Post-Laurea, nel 2004 e nel 2005, presso il Dipartimento di Linguistica dell’Università di Ginevra, nell’ambito del DEA (Diplôme d’Etudes Approfondies) e, nel 2017, al St Clare’s College di Oxford (Teacher of English Language and Literature).
Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora per il Dipartimento dell’Istruzione Pubblica del Cantone di Ginevra.
Pubblicazioni: “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, Fratelli Frilli Editori, 2004. “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Nuova Editrice Genovese, 2017. “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019. “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020. Seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova” Urbone Publishing, 2020. Coautore di “Imbarco Immediato. Didattica della Lingua Italiana”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021. “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova”, Urbone Publishing, 2021. “Il Calcio Anni ’70. Primo Volume 1969-1974”, Urbone Publishing, 2022. «Les Suisses Pionniers du Football Italien», Mimésis Éditions France, 2022. Terza edizione de “I Racconti del Grifo. Quando Parlare del Genoa è come Parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2022.
Ha scritto anche numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “Pianetagenoa1893.net” e “GliEroidelCalcio”.
I suoi libri fanno parte delle collezioni della Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi, della Biblioteca Nazionale Svizzera di Berna, dell’Università di Friburgo, della Società Dante Alighieri di Basilea, della Biblioteca dello Sport di Ginevra, della Libreria Presses Universitaires di Bruxelles e della Civica Biblioteca Berio di Genova.
Prossime uscite editoriali:
Massimo Prati, «Il Calcio Anni ‘70. Secondo volume, 1975-1977», Urbone Publishing.
Massimo Prati, quarta edizione de «I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova. 1893-2023. 130 Anni di Storia del Calcio in Italia e nel Mondo», Urbone Publishing.
Edizione speciale per i 130 anni del Genoa, con una nuova prefazione, altri tabellini e 60 racconti, di cui 6 inediti.

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