22 luglio 1923: l’invincibile Genoa

Un Grifone da leggenda vinceva il suo ottavo titolo nazionale

I campioni d'Italia del Genoa nella stagione 1922-1923 (foto da Camillo Arcuri e Edilio Pesce, "Genoa and Genova. Una Squadra. Una Città. Cento Anni insieme", Ggallery, 1992)

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Recentemente, a Genova, ci sono state delle strane celebrazioni per il trentennale di uno scudetto all’insegna del “visto, vinto, vissuto”. Viene da chiedersi perché un trentennale sì e un ventennale no e se magari ci sarà un quarantennale ma non un cinquantennale o viceversa. E poi, viene anche da chiedersi il senso di quel “visto, vinto, vissuto”, come se i titoli nazionali del campionato italiano, prima di allora, non fossero stati “visti, vinti, vissuti”.

Un titolo nazionale, di cui oggi cade la ricorrenza e che non ha bisogno di celebrazioni, essendo scolpito nella pietra della storia del calcio italiano, è invece quello vinto dal Genoa nella stagione 1922-1923.

Un campionato che vide la partecipazione di oltre cinquanta club di tutta la penisola: tre gironi da dodici squadre dell’Italia settentrionale e quattro/cinque gironi dell’Italia centro-meridionale, con un totale di venti squadre.

La formula di quel campionato prevedeva un girone finale del nord, sotto forma di triangolare tra le tre vincitrici dei gironi settentrionali, con partite di andata e ritorno, e una finalissima, sempre di andata e ritorno, tra la vincitrice definitiva del girone finale del nord e quella del girone di centro-sud.

Va anche detto che il Genoa quell’anno non aveva semplicemente vinto il campionato ma aveva addirittura finito il torneo imbattuto. Ad essere precisi, lo score rossoblù fu di ventidue vittorie e sei pareggi. E il sostegno dei tifosi genoani a quella mitica squadra non era mancato neanche in trasferta.

Genoa in trasferta a Padova nel 1923 (foto da Camillo Arcuri e Edilio Pesce, “Genoa and Genova. Una Squadra. Una Città. Cento Anni insieme”, Ggallery, 1992)

Durante quella stagione fu addirittura organizzato un treno speciale, per la partita col Padova: partenza da Genova alle sei di domenica e rientro previsto per le tre di mattina del giorno dopo. Ma le cronache narrano anche come quella partita, a Padova, non registrò solo l’arrivo del treno genoano. L’entrata dei rossoblù in campo fu infatti accompagnata dal lancio in aria di centinaia di berretti. Erano quelli dei marinai genovesi delle flotte militari, giunti dalle basi navali dei porti di Venezia e Trieste.

La partita col Padova faceva parte delle fasi conclusive del già citato girone finale del nord. Oltre a Genoa e Padova, quel girone registrava anche la presenza del Pro Vercelli.

Da quel girone il Genoa uscì vittorioso con sette punti: doppia vittoria col Padova e pareggio esterno seguito da una vittoria casalinga col Pro Vercelli.

Restava ancora da affrontare la Lazio, vincitrice del girone del centro-sud. Anche in questo caso la sfida prevedeva un doppio incontro di andata e ritorno da tenersi il 15 e il 22 luglio. Il Genoa vinse in casa all’andata, per quattro a uno e vinse due a zero al ritorno.

Era il 22 luglio del 1923 e il Genoa aveva appena vinto il suo ottavo titolo nazionale. Credo sia giusto sottolineare che dei diciotto genoani campioni d’Italia, ben quindici erano nati a Genova, le uniche eccezioni erano i milanesi De Vecchi e Mariani, e poi c’era Leale, nato a Torino ma arrivato a Genova in giovane età: nello spogliatoio dei campioni d’Italia si parlava Zenéise.

Comunque, sei giorni dopo il Grifo sarebbe partito in tournée per il Sudamerica, accolto da migliaia di emigrati di Genova e della Liguria. Lì, oltre a sfidare la nazionale argentina, il Genoa avrebbe incontrato l’Uruguay, cioè quella che probabilmente era la nazionale più forte al mondo di quel periodo e lo avrebbe fatto nello stadio del Gran Parque Central di Montevideo, futura sede dei primi mondiali nella storia del calcio. In effetti, di lì a poco, l’Uruguay avrebbe iniziato un ciclo segnato dalla vittoria della Coppa America (ottobre 1923), Olimpiadi del 1924 e del 1928 e Mondiali del 1930.

Con quella tournée sudamericana il Genoa entrò dunque nella leggenda del calcio. Ma questa è magari una storia di cui parlerò un’altra volta.

Massimo Prati: classe 1963, genovese e genoano, laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova, con il massimo dei voti. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale.

Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora come insegnante. Autore di un racconto, “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, pubblicata nel 2004 dalla casa editrice Fratelli Frilli; di un libro intitolato “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, edito nel 2017 dalla Nuova Editrice Genovese; di un lavoro sulla storia del calcio intitolato “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019; di una ricerca storica dal titolo “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020; della seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2020. Infine, coautore, con Emmanuel Bonato, del libro di didattica della lingua italiana, “Imbarco Immediato”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021.

È anche autore di numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “Pianetagenoa1893” e “GliEroidelCalcio”.

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